Inquietanti prospettive internazionali del caso polacco di Frane Barbieri
Inquietanti prospettive internazionali del caso polacco Inquietanti prospettive internazionali del caso polacco La Germania di Bonn si dissocia dalle sanzioni di Reagan a Mosca Il portavoce del governo tedesco: «Non riteniamo che l'Urss debba essere considerata I'istigatrice della legge marziale in Polonia» - Ieri quattro ore di colloqui tra il vicepremier di Varsavia Rakowski e il ministro tedesco Genscher - Il 5 gennaio Schmid! alla Casa Bianca - Walesa sta trattando con i militari Oggi questa vocazione rispunta nei confronti di Jaruzelski a causa di una sua vaga bivalenza. Il generale si presenta come il proconsole russo in patria, ma anche come l'unico possibile riformatore della Polonia, spazzati via sia «Solidarietà» che il partito comunista. In ogni caso, resta per tutti l'unico negoziatore rimasto in piedi: per la Chiesa e per quello che resta del sindacato all'interno, e per i benevoli governi europei, frastornati quanto i polacchi, all'esterno. Se Jaruzelski rimarrà solo un proconsole, continuando il regime militare, o se ritornerà ad essere riformatore, riprendendo il dialogo nazionale (dopo aver emarginato gli estremisti anticomunisti e stalinisti, come sta promettendo), dipende da Mosca in primo luogo, ma può dipendere, almeno si spera, anche dagli europei. Jaruzelski può diventare un Kadar polacco, ma può anche ridursi ad un Husak. Sia l'America che l'Europa preferiscono certamente Radar, ma sembrano discordi su come far nascere un Radar a Varsavia: affrontando Mosca, come fa ora Reagan, o cercando di ammansirla, come fa Schmidt. La cosa si fa precaria in quanto non è affatto certo che Breznev preferisca Radar a Husak. O finirà per preferire a tutti e due Jaruzelski, profeta armato dei socialismo reale. Frane Barbieri
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