Quel cattivo asino capitalista

Quel cattivo asino capitalista Quel cattivo asino capitalista Ineliminabili automatismi di buona educazione ci fanno simpatizzare con chiunque, comunisti italiani compresi, si trovi in una situazione imbarazzante; e in queste luttuose circostanze polacche, col cadavere del «socialismo reale» ancora caldo, ci sembra il colmo della cafoneria stargli a chiedere rumorosamente sconfessioni e rinnegamenti, rotture e apostasie. Già da anni, del resto, essi lasciano capire tra le righe che la loro famosa «dipendenza» da Mosca è un fatto tutt'al più sentimentale, che dal punto di vista della pratica e della dottrina il Cremlino gli fa ormai l'effetto di una grossolana anticaglia per turisti, una specie di Moulin Rouge della sinistra, di cui ci si vergogna un po'. D loro problema (dei dirigenti, s'intende) è piuttosto: come dirlo ai bambini? Non altro significano i loro propositi di «analisi approfondita», di «serio e spregiudicato ripensamento», di «rinnovati sforzi di elaborazione» e altri simili eufemismi. Come nella nota fiaba nazional-popolare, essi hanno finora raccontato ai loro iscritti che l'asino capitalista, bizzoso, scalciante, cattivissimo, si doveva e poteva domare, ridurre alla ragione, trascinare a casa con le buone o con le cattive; e qui, nellesagge mani dello Stato, la bestiaccia avrebbe continuato e emettere di sotto la coda quelle lucenti e abbondanti monete d'oro, per il bene di tutti. Senonchè. come nella fiaba, l'asino (che non per niente è un asino magico) si rifiuta ostinatamente di arricchire i nuovi padroni. Che è che non è, nella stalla marxista-leninista riesce a emettere soltanto lunghe file per il burro e gli attaccapanni, coabitazione, povertà generalizzata, talvolta vera miseria, vera fame. Sono più di sessant'anni che lo coprono di bastonate, gli alzano la coda, e stanno lì ad aspettare: e lui duro. Che ci sia malocchio, sabotaggio, tradimento? Che niente niente qualcuno lo nutra di fieno controrivoluzionario, lo disseti con acqua borghese? Di qui, controlli, censu¬ re, polizia politica, repressioni, processi, gulag; di qui indebitamenti con l'estero, crisi di produzione, acquisti di grano e tecnologia in America; di qui malcontento popolare, scioperi, sommosse, rivolte, carri armati, generali, ecc. C'è, della fiaba, una variante ungherese, una variante cecoslovacca, e ora una variante polacca; ma lo schema resta lo stesso. Il terribile asino, che tanti guai produce in Occidente col suo anarchico getto di monete d'oro, produce guai peggiori in Oriente, e senza neppure le monete d'oro. Finisce sempre che gli dobbiamo mandare noi i pacchi-dono, a quei disgraziati. Si può dire a milioni di millanti: va bene, allora teniamoci l'asino capitalista, con tutti i suoi difetti? E' a questo che il pei vuole arrivare al terminedel «sofferto e travagliato processo» di cui parlano i suoi favolisti in capo? La cosa è poco probabile. Già si vede, anzi, che essi hanno tutt'altra idea del problema. Dove hanno falli- '< altri — esortano — amo riuscire noi; se il «modello sovietico» non funziona, diamoci da fare, escogitiamo qualcosa di originale, chissà che coi nostri designer* e i nostri uylists non venga fuori, dai e dai, un comunismo italiano d'esportazione che poi si affermerà in tutto il mondo, come le «creazioni» di Gucci e Roberta di Camerino. No; decidersi infine ad accettare il quadrupede come un male minore, dopo che per un secolo e mezzo lo si è proclamato il Male Assoluto, è un passo ben più grave, ben più drastico, che mandare una letteraccia a Breznev o chiedere «con fermezza» il ripristino dei diritti civili in Polonia. La fiaba continuerà, continuerà la lotta quotidiana, accanita, contro l'intramontabile animale, nè verrà meno la speranza (l'illusione) di averlo prima o poi a completa disposizione senza per questo che le monete cessino di schizzare da quella capricciosa apertura. Carlo Frutterò Franco Lucenùni

Persone citate: Breznev, Carlo Frutterò Franco Lucenùni, Gucci, Moulin, Roberta Di Camerino

Luoghi citati: America, Mosca, Polonia