Anche «007» tedeschi a Verona indagano sul rapimento Dozier di Giuliano Marchesini

Anche «007» tedeschi a Verona indagano sul rapimento Dozier Nessuna notizia del generale dopo il falso allarme da Beirut Anche «007» tedeschi a Verona indagano sul rapimento Dozier DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — Era un falso allarme. Il messaggio trasmesse all'ufficio dell'agenzia giornalistica Ansa di Beirut dal sedicente brigatista, che annunciava l'uccisione del generale americano James Lee Dozier, ha tenuto tutti con il fiato sospeso. Gli inquirenti attribuivano scarsa attendibilità a quella comunicazione, secondo la quale il corpo dell'alto ufficiale sarebbe stato trovato dalla polizia dopo le 20 dell'altra sera in un villaggio. Comunque, s'è fatto più ampio lo spiegamento di forze dell'ordine impegnate nelle ricerche, in un clima opprimente. Le innumerevoli bat¬ tute nelle campagne del Veneto e in altre zone non hanno dato alcun esito. Non è questa la sola «segnalazione», nel dramma di James Lee Dozier. Qui e là. in questi giorni di affanno, arrivano telefonate, «rivelazioni» che fanno scattare altre operazioni di carabinieri e polizia, irruzioni in casolari abbandonati e perquisizioni in diverse province. Come è possibile, in un simile groviglio, distinguere con assoluta certezza quel che potrebbe essere autentico da quello che scaturisce dalla fantasia di mitomani? Gli investigatori, naturalmente, non trascurano nulla. Ad esempio, l'altro ieri s'è com- piuta una lunga battuta nella Valle di Non, nel Trentino, in seguito ad uno strampalato messaggio sulla «detenzione» di James Lee Dozier. Ieri pomeriggio un uomo ha telefonato all'ufficio dell'Ansa di Mestre annunciando che a Venezia, in un cestino di rifiuti in piazza San Marco, si sarebbe trovato un comunicato sul rapimento del generale: la ricerca non ha dato risultato. Conclusa l'imponente caccia dell'altra notte, mossa dalla telefonata giunta a Beirut, si continua con decine di pattugliamenti, di posti di blocco. Intanto, si attende ansiosamente quello che dovrebbe essere il «comunicato numero due- dei brigatisti che tengono prigioniero il generale della Nato: finora non c'è stato un cenno dei .brigatisti a quanto sta accadendo all'alto ufficiale del comando dello Ftase, che è anche rimasto ferito nei drammatici momenti del sequestro. Il «rituale» dei brigatisti comporta, qualche giorno dopo il rapimento, l'invio di una fotografia che ritrae l'ostaggio sotto la stella a cinque punte: per James Lee Dozier. fino a questo momento, i terroristi non hanno seguito questa procedura. Qualcuno non esclude che abbiano incontrato qualche difficoltà nel tentativo di far pervenire la foto. E mentre cresce l'ansia, resta l'interrogativo: è possibile che il generale americano sia stato portato fuori dal territorio italiano? C'è anche chi prospetta l'ipotesi che la «prigione del popolo» in cui è rinchiuso il generale possa essere in qualche località della Germania. Ancora soltanto congetture, comunque, sulla drammatica vicenda di James Lee Dozier. Si cerca frattanto di trovare uno spiraglio per l'identificazione dei componenti il commando che ha rapito l'alto ufficiale; si analizzano in particolare gli ultimi sviluppi dell'attività terroristica della colonna veneta intitolata ad Annamaria Ludmann Cecilia, che ha collaborato al sequestro con le colonne milanese, romana e napoletana. Dal gruppo delle Brigate Rosse del Veneto è venuto, il 15 dicembre scorso, un «comunicato», lasciato davanti alla sede di Mestre dell'agenzia Ansa. In quel documento, era riportato anche questo proposito: «Battersi contro due deviazioni, che crescono come parassiti sul terreno della rivoluzione: l'opportunismo e il militarismo». Si aggiungeva: «/ militaristi vedono il processo rivoluzionario a partire da se stessi e dalla controrivoluzione, e perdono di vista il protagonista: la classe e i contenuti positivi della guerra rivoluzionaria, il programma di transizione». E poi: «Per superare i limiti della campagna Taliercio e sviluppare i contenuti positivi, la parte più matura della colonna veneta Annamaria Ludmann Cecilia si riorganizza con il nome di colonna 2 agosto». Da quel comunicato, dovrebbe emergere che una parte della compagine briga tista del Veneto si è dissociata dalla «riorganizzazione». E infatti l'uomo che ha tra smesso il secondo messaggio sul rapimento di James Lee Dozier ha indicato la colonna con la vecchia denominazione «Annamaria Ludmann Cecilia». Ora gli inquirenti stareb bero lavorando per trovare una traccia che conduca a questo gruppo. Ma l'impresa appare molto ardua. Intanto, si insiste anche sui presunti collegamenti internazionali del commando che ha sequestrato il generale. Lo conferma l'arrivo in Italia di investigatori della Germania occidentale, che intendono collaborare con la nostra polizia: i sospetti di una partecipazione al rapimento di Dozier di elementi tedeschi sono sorti, all'ufficio per le indagini criminali di Wiesbaden, da quel messaggio trasmesso a Beirut, in cui si menzionava il gruppo «Baader-Meinhof ». Giuliano Marchesini Verona. L'irruzione dei carabinieri in un cascinale abbandonato alla ricerca del generale Dozier (Telefoto Upi)