Una offerta di Cabassi a Rizzoli La risposta entro le 12 di domani di Marco Borsa

Una offerta di Cabassi a Rizzoli La risposta entro le 12 di domani La sua quota nel gruppo Corriere (43,4%) è valutata 95 miliardi Una offerta di Cabassi a Rizzoli La risposta entro le 12 di domani Il passaggio delle azioni incontra però troppi scogli e appare quindi troppo difficile MILANO — Angelo Rizzoli ha tempo fino a mezzogiorno di domani per accettare o respingere un'offerta avanzata a nome di Giuseppe Cabassi e di un gruppo di altri imprenditori di cui farebbero parte Giuseppe Bodogna. Vittorio Merloni, presidente della Confindustria, e Raul Cardini, gruppo Perruzzi, per il 40 per cento della Rizzoli-Corriere della Sera. Se accetterà, l'intesa prevede che lo stesso Rizzoli venda un altro 3,5 per cento clie possiede attraverso l'intestazione fiduciaria nella banca Rotschild di Zurigo. Il prezzo per il 43,5 per cento è di 95 miliardi, pari a quasi 80 mila lire per azione. I compratori hanno avanzato un'offerta parallela a Bruno Tassan Din; 25 miliardi circa per il suo 10,2 per cento, ma l'offerta sarebbe già stata rifiutata. Non potendo raggiungere la maggioranza con la quota di Angelo Rizzoli ì rappresentanti dei compratori stanno cercando di assicurarsi dalla Centrale di Roberto Calvi un altro 7 per cento che porterebbe il totale della quota al 50,5 per cento. Calvi si è dichiarato disponibile in linea di massima, ma non ha ancora discusso la cosa né all'interno dell'Ambrosiano né all'interno della Centrale. Il prezzo offerto per il 7 per cento è in pratica quello pagato nella primavera scorsa ma rateizzato in 10 anni al 12 per cento. L'intera operazione, tuttavia, deve superare tre scogli per andare in porto. Il primo è la riluttanza dello stesso Angelo Rizzoli a cedere la propria quota in un momento di scontro particolarmente acceso con le organizzazioni sindacali. Incassare 95 miliardi da una parte e mettere oltre mille persone in cassa integrazione dall'altra potrebbe provocare reazioni violente in sede politica o sindacale tali da compromettere gli stessi vantaggi dell'affare. E' vero che l'operazione avrebbe la copertura della democrazia cristiana e del partito socialista, ma 6 anche vero che proprio un intervento troppo pesante dei partiti potrebbe spingere l'editore milanese a fare marcia indietro per non trovarsi eccessivamente coinvolto in lotte politiche che già in passato lo hanno danneggiato. Il secondo scoglio è rapresentato da Bruno Tassan Din. Proprietario del 10,2 per cento verrebbbe tagliato fuori dalla nuova proprietà e sicuramente perderebbe il proprio ruolo nella gestione. Da mesi impegnato a non farsi escludere dai vertici del gruppo, sembra improbabile che ora si rassegni ad uscire di scena senza neppure riuscire a realizzare ad un buon prezzo la propria quota di proprietà. Le sue armi sono due: invocare il diritto di prelazione sulla quota di Angelo Rizzoli e premere sull'editore affinché non venda abbandonandolo. Se anche non riuscisse a bloccare tutto è possibile che riesca almeno a ritardare gli sviluppi della situazione. Il terzo, e forse più importante scoglio è rappresentato dalla Centrale. Calvi, personalmente, è sicuramente disposto a cedere il 7 per cento della Rizzoli senza badare troppo al prezzo sia perché è convinto che anche i suoi guai giudiziari si risolveranno più facilmente una volta uscito, almeno in parte, dal Corriere, sia perché si creerebbe sicure benemerenze presso il mondo politico. Gli interessi della Centrale e del Banco Ambrosiano (che la controlla) sono invece di altra natura e cioè spingono nella direzione di tutelare al massimo l'investimento di 170 miliardi effettuato nel gruppo Rizzoli-Corriere. Vendere il 7 per cento a rate vuole dire fare un cattivo affare sotto tre profili: un prezzo basso, diminuzione del valore del 33 per cento rimanente (che non interessebbbe più a nessuno dal momento elle non può servire a fare una maggioranza), altri danni all'immagine del gruppo. Calvi non è solo n'é all'Ambrosiano dove recentemente è entrato Carlo De Benedetti né alla Centrale, società quotata in Borsa e con una folta schiera di azionisti di minoranza. Come potrà giustificare una vendita poco vantaggiosa alla prossima assemblea che si terrà in gennaio? Ancora una volta, come già al processo e subito dopo la condanna, gli interessi personali di Roberto Calvi si scontrano con quelli delle società da lui gestite. Marco Borsa

Luoghi citati: Milano, Zurigo