A Mosca carte segrete Usa dell'ambasciata di Teheran

A Mosca carte segrete Usa dell'ambasciata di Teheran Sottratte dagli studenti islamici durante l'occupazione A Mosca carte segrete Usa dell'ambasciata di Teheran DALLA REDAZIONE DI NEW YORK NEW YORK — Il 4 novembre del '79. quando invasero l'ambasciata americana a Teheran, gli studenti iraniani si impadronirono di documenti «top secret» che misero e mettono tuttora in pericolo una parte dei sistemi di sicurezza degli Usa. Tra i colpi più grossi da loro compiuti ci fu il sequestro di una macchina per leggere i codici cifrati, con cui riuscirono a scoprire l'identità dei collaboratori degli agenti statunitensi nel loro Paese e all'estero. Uno degli ostaggi dell'ambasciata, Joseph Subic, un giovane funzionario del ministero della Difesa, li aiutò a decifrare i dossier. Subic fu l'unico a non ricevere una decorazione al rientro negli Stati Uniti. Costretto a dimettersi, studia ora diritto internazionale alla Georgetown University. Queste rivelazioni sono state fatte dal settimanale Newsweek, che ha intervistato Subic e lo ha sottoposto alla prova del siero della verità. Secondo Subic, la perdita dei documenti dell'ambasciata americana a Teheran fu ancora più grave di quella dei documenti dell'ambasciata americana a Saigon nel 75. A Saigon, infatti, i diplomatici americani riuscirono a distruggere i dossier più importanti. A Teheran, solo i pochi dossier in mano al responsabile della Cia, Ahern, vennero eliminati. Per gli altri mancò il tempo. L'incaricato d'affari che dirigeva l'ambasciata, Bruce Lainglen. si trovava inoltre al ministero degli Esteri iraniano e aveva chiuso il suo ufficio a chiave lasciandovi tutto dentro. Newsweek elenca le conseguenze del disastro: 1) finirono in mano agli studenti le copie di tutte le informazioni segrete inviate a Washington negli ultimi due anni, compresa una che prevedeva, ironicamente, il crollo del governo Bazargan e l'occupazione dell'ambasciata: 2) tramite la macchina dei codici vennero alla luce le generalità dei collaboratori Dia e dei servizi segreti militari, in tutto l'Iran, fossero cittadini iraniani o ospiti stranieri. La rivista osserva che più di uno perdette la vita in seguito a questo incidente: 3) Khomeini venne a conoscenza delle attività antisovietiche condotte dagli Stati Uniti dall'Iran all'Estremo Oriente. Si ebbero conseguenze anche più vaste, perché gli studenti si appropriarono di un prontuario della Dia concernente i «punti caldi» del mondo, e di uno della Cia sui rapporti tra la polizia politica dello Scià, o Savak, e i servizi segreti israeliani. Anche per gli ostaggi fu una tragedia. Vennero individuati gli addetti alla sicurezza, i militari, quelli con incarichi clandestini e via di seguito. Emerse tutto il carteggio sulla protezione accordata allo Scià negli Stati Uniti. Di qui la minaccia di Khomeini di processare gli ostaggi come spie e farli fucilare. I diplomatici cosi additati all'attenzione degli studenti vennero o torturati o rinchiusi in celle di isola- mento. Subic si è difeso dalle accuse di tradimento rivoltegli spiegando che comunque i suoi catturatori avrebbero scoperto il contenuto dei documenti, e raccontando le sevizie a cui fu sottoposto. Secondo Newsweek, buona parte dell'azione destabilizzatrice di Khomeini nel Medio Oriente si basa su informazioni fornite dai documenti dell'ambasciata: e lo stesso è accaduto per certe iniziative rivoluzionarie dell'Urss in Africa e in America Latina. Dal 4 novembre '79. sia la Cia sia la Dia si sono sforzate di cambiare sistemi, alcuni uomini, reti di collegamento. Ma è un processo che richiede molto tempo e molta fatica. La rivista sostiene che solo tra cinque anni la superpotenza sarà riuscita a neutralizzare le conseguenze del dramma di Teheran.

Persone citate: Ahern, Bruce Lainglen, Joseph Subic, Khomeini