Vertice (informale) dei Patto a Mosca di Fabio Galvano
Vertice (informale) dei Patto a Mosca Vertice (informale) dei Patto a Mosca DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — L'..uomo forte» della Polonia, il generale Jaruzelski. ieri non era ancora arrivato a Mosca, dove i leaders dell'Est europeo danno vita a un vertice informale del Patto di Varsavia. L'ungherese Kadar, il cecoslovacco Husak. il bulgaro Zhivkov. il tedesco orientale Honecker e il romeno Ceausescu erano presenti al Cremlino, riuniti per la cerimonia solenne in occasione dei 75 anni di Breznev (li compie oggi). Nel clima delia grande festa, tuttavia, è impensabile che essi non abbiano affrontato il tema più scottante nel mondo socialista, gli sviluppi polacchi. Quando e in quale forma non è per ora dato sapere. Al di là dei dispacci Tass sulla cerimonia nella quale Breznev è stato insignito di altre onorificenze da aggiungere al suo già ricco medagliere (il quinto ordine di Lenin e la quarta stella d'oro di eroe dell'Unione Sovietica), nulla si sa degli incontri politici: se si siano svolti nel pomeriggio o in serata, se altri siano in programma stamane prima che i capi dell'Est europeo, ai quali si è aggregato per i festeggiamenti il mongolo Tsedenbal, tornino a casa. Il silenzio è totale. Se è inimmaginabile un raduno di notabili del blocco comunista senza una discussione del problema polacco, è certo invece che la Mosca ufficiale tratterà quel vertice, tale di fatto se non di nome, con estrema cautela. Due sono le considerazioni preminenti: la prima è che nulla deve offuscare la gioia e l'esultanza per il compleanno di Breznev, e questo fu già dimostrato dal silenzio sotto cui fu passata l'anno scorso la morte di Kossighin, annunciata soltanto a festeggiamenti conclusi; la seconda è che, per il Cremlino, quelle polacche restano questioni interne. La soddisfazione di Mosca per le energiche misure adottate dal generale Jaruzelski sta trasformandosi in esplicita approvazione, con la graduale rinuncia alla cautela dei primi giorni nel valutare gli avvenimenti di Varsavia. Ed è comprensibile se è vero — come affermano fonti diplomatiche — che non solo il maresciallo Kulikov, comandante in capo delle forze del Patto di Varsavia, era stato la scorsa settimana in Polonia per coordinare l'azione dei militari, ma che anche due membri del politburo sovietico — il «numero tre» del Cremlino Andrej Kirilenko e il capo del Kgb Jurij Andropov — erano stati da Jaruzelski con una lettera del vertice sovietico (la terza in sei mesi) nella quale si sarebbe espresso un chiaro ultimatum. Nella girandola di voci è difficile, qui a Mosca, stabilire quale sia stato il concreto ruolo sovietico dietro la prova di forza di Jaruzelski. al di là delle pressioni che il Cremlino esercitava da oltre un anno affinché le autorità di Varsavia adottassero una linea dura nei confronti di Solidarietà e dei «controrivoluzionari». I contemporanei vertici ministeriali all'inizio del mese (esteri a Bucarest e difesa a Mosca) avevano probabilmente fornito le necessarie spiegazioni; oggi il Cremlino deve cercare di coordinare il futuro atteggiamento del blocco verso la Polonia. E' presumibile, quindi, che negli incontri di questi due giorni i temi in discussione riguardino le opzioni future — la spada di Damocle di un intervento militare che i sovietici indicano di volere a ogni costo evitare per non compromettere le speranze di distensione Est-Ovest — ma soprattutto le questioni pratiche, come gli aiuti economici e alimentari che tutti i Paesi del Patto di Varsavia saranno chiamati a fornire. In ogni caso, di tutto ciò Breznev non ha parlato nel suo discorso di ieri al Cremlino. Ringraziando gli ospiti per i loro auguri, il capo del Cremlino si è limitato a generiche considerazioni sulla pace nel mondo E' stato il primo, insomma, a non voler guastare i propri festeggiamenti. E' apparso sereno e disteso, fisicamente in buona salute, ben disposto a sopportare l'adulazione di cui è fatto segno in questi giorni, come quando la Tass lo celebra fra i maggiori letterati sovietici o il presidente dell'Unione scrittori Georgi] Markov loda le sue opere per la loro «enorme carica di energia spirituale» e per le loro «profonde riflessioni filosofiche». «Architetto della distensione», «maresciallo della pace» sono altri attributi che la stampa ufficiale in questi giorni non gli lesina. Breznev può certamente valutare con soddisfazione questi suoi 75 anni. Dopo gli scossoni dati da Kruscev alle alte gerarchie, egli ha ricreato una solidità di vertice davvero granitica, con i vantaggi e gli svantaggi che ne conseguono; ha rafforzato la sua posizione di «primus inter pares» promuovendo i suoi collaboratori più fedeli (da Chernenko a Tichonov), col risultato che il consenso è più immediato ma anche che le nuove leve sono state per ora escluse dalla «stanza dei bottoni». L'età media del Politburo è ora di 70 anni, i membri più importanti sono attorno ai 75. Fabio Galvano
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