Forti accenti antisemiti in una trasmissione radio
Forti accenti antisemiti in una trasmissione radioAttacchi ai membri del Kor «accusati» di essere ebrei Forti accenti antisemiti in una trasmissione radio NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PARIGI — Martedì alle 23 il giornale radio di Varsavia ha proposto agli ascoltatori il discorso pronunciato alcune ore prima alla televisione da uno scrittore che risponde al nome di Wojcjech Zukrowski. Con il tono del maestro che spiega ai bambini ritardati come i genitori, severi ma giusti, siano stati costretti a punirli per le loro marachelle, ma per il loro bene, Zukrowski ha fatto il panegirico dell'intervento dell'esercito. I militari, sembra, hanno salvato la Polonia dal bagno di sangue nel quale volevano precipitarla congiurati non meglio identificati. E' stato detto soltanto che le loro trame verranno rese di dominio pubblico quando verranno diffusi i documenti sequestrati dalla polizia. E' stato fatto un solo nome, quello di Jan Joszef Lipski, accusato di voler restituire ai tedeschi i territori polacchi occidentali. Perché questo nome sia saltato fuori si capisce sapendo chi è Lipski, scrittore, storico della letteratura, che durante l'occupazione tedesca fu tra i più giovani partigiani dell'Armata Nazionale, l'Ak, e in quanto tale prese parte all'insurrezione di Varsavia. Nel 1956 era tra i collaboratori di Po Prostu, il giornale studentesco che ebbe un ruolo importante nei fatti di quell'anno. Già a quell'epoca era la bestia nera degli antisemiti ufficiali, che aveva attaccato più volte. Dal 1976 è stato membro del Kor. Alcuni mesi fa, l'editrice clandestina Nowa ha pubblicato un suo libretto intitolato De Patria, nel quale criticava nuovamente l'antisemitismo e lo sciovinismo nelle loro varie forme diffusi, sotto il patronato degli alti responsabili del poup come Olszowski, segretario del Comitato Centrale, e di membri dell'Ufficio Politico, dall'organizzazione «patriottica» Grunwald e dal settimanale Rzeczywistosc (realtà). Torneremo a parlare di questa associazione e di questo settimanale. Ma prima bisogna riassumere la trasmissione di martedì, che, dedicata teoricamente all'opposizione polacca, parlava della «corrente nazionale- e in modo particolare della rivista L'Autodifesa polacca, che ha pubblicato, sembra senza censura. 17 numeri dal 1977. Questa rivista, e con lei la radio di Varsavia, diceva che c'è stata collaborazione fra Gierek e i membri del Kor, il che spiega perché Jaruzelski nel suo discorso abbia fatto di tutti un fascio. I membri del Kor. sempre secondo la rivista e la radio, erano ex stalinisti, spesso di origine ebraica, che facevano di tutto per portare la Polonia alla rovina. Gierek aveva lo stesso obiettivo, come dimostra la legge sull'aborto, della quale la rivi¬ sta chiedeva l'abrogazione. «Solidarietà., movimento spontaneo di rivolta operaia, è finito in mano a quelli del Kor e a «eminenze grigie» come Geremek e Mazowiecki. Secondo la rivista e la radio. Geremek non si chiama cosi: è figlio di un insegnante ebreo adottato da un contadino polacco. Tutte queste persone hanno spinto «Solidarietà» su una via antinazionale, aiutati in questo da «scienziati» che non sanno nulla e da scrittori che non arricchiscono la cultura polacca, anzi fanno del loro meglio per distruggerla aprendola alle influenze occidentali. Tutti istigano la Polonia contro la Russia (la Russia, non l'Unione Sovietica) che è una grande potenza rispettata dal mondo intero, Stati Uniti compresi, e il cui bilancio per la Difesa è 80 vol¬ te superiore a quello della Polonia. Ho riassunto come meglio ho potuto quei 30 minuti di odio, di ignominia, di disprezzo. Antisemitismo, antintellettualismo, apologia di un potere forte: tutti questi ingredienti c'erano già nei volantini dell'Associazione Grunwald e nel settimanale del poup già citato. Questo è il contenuto della propaganda di Radio Varsavia militarizzata, e questo ha un nome: nazionalsocialismo. E il fatto che sia condito con il patriottismo del Patto di Varsavia non ne modifica la sostanza. Dietro gli occhiali neri del generale Jaruzelski si rivela sempre più nitido il volto ben noto di Pinochet. Krzysztof Pomian Storico polacco Copyright «I a' Monde» e per l'Italia «l.a Stampa» Vienna. E' una immagine ormai consueta alla stazione della capitale: profughi polacchi in possesso del doppio passaporto si lasciano alle spalle la Polonia. A chi chiede loro notìzie rispondono con un sorriso e poi fuggono via (Telefoto)
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