Gli europei deplorano Israele «Nessuna interferenza in Polonia» di Mario Ciriello

Gli europei deplorano Israele «Nessuna interferenza in Polonia» Gli europei deplorano Israele «Nessuna interferenza in Polonia» I ministri degli Esteri dei Dieci unanimi sui due problemi internazionali - Giudicate troppo blande le parole rivolte a Varsavia - Irrisolti i problemi agricoli comunitari DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Le nazioni della Comunità europea si sono pronunciate ieri sul dramma polacco e sulla questione del Golan: e. una volta tanto, la voce è stata unanime. Con due dichiarazioni concordate dai ministri degli Esteri, qui riuniti da lunedi sera, i Dieci hanno manifestato le loro ansie per gli eventi in Polonia e hanno «deplorato» fortemente le decisioni del governo israeliano. Non pochi osservatori giudicavano troppo blande le parole dirette a Varsavia e ovviamente a Mosca, ma soltanto diluendo alcune frasi è stato possibile ottenere il consenso di tutti. I ministri erano convenuti a Londra non per valutare la situazione internazionale, ma per trovare il modo di riavviare il negoziato sulla «riforma» comunitaria dopo il fallimento del vertice di fine novembre. Purtroppo, l'unanimità conseguita sulle due repentine crisi, in Polonia e nel Levante, non si è estesa che in modestissima misura alla trattativa intereuropea. Si è fatto qualche minuscolo progresso, la commissione Cee preparerà ora delle nuove proposte e i ministri degli Esteri riaffronteranno il complesso tema a Bruxelles, il 14 e il 15 gennaio. Le dichiarazioni sulla Polonia e sulle alture del Golan sono brevi e meritano di essere riferite per intero. La prima dice: «I ministri degli Esteri dei Paesi della Comunità europea sono turbati e preoccupati degli sviluppi della situazione in Polonia, dall'imposizione della legge marziale e dalla detenzione di sindacalisti. Essi sentono profonda comprensione per il popolo polacco in questo periodo teso e difficile. I ministri auspicano che tutti gli Stati firmatari dell'accordo finale di Helsinki si astengano da qualsiasi interferenza negli affari interni della Repubblica polacca e auspicano che la Polonia risolva questi problemi da sola e senza ricorso alla forza, affinchè « piu^jjso di riforma e di rinnovamento possa prose guire». Perché non si è chiesta la liberazione dei sindacalisti? Perché non si è usato un linguaggio più severo? A quanto sembra, vari ministri hanno insistito che un documento troppo sferzante non avrebbe giovato a nessuno, che era sufficiente condannare la «detenzione» per far comprendere a Varsavia le ansie europee. Alcune informazioni indicano la Grecia tra i Paesi che maggiormente si sarebbero opposti a un tono più duro. I ministri hanno esaminato brevemente anche la questione degli aiuti. Conclusione. Gli aiuti alimentari continuano: per gli aiuti finanziari, si vedrà, vi sono troppe incertezze. L'altra dichiarazione annuncia: «I ministri degli Este¬ ri deplorano fortemente la decisione del governo e della Keneset di Israele di estendere legge, giurisdizione e amministrazione israeliane ai territori siriani occupati nelle alture di Golan. Una simile estensione equivale a un'annessione, è contraria al diritto internazionale, ed è pertanto prova di t>alidità ai nostri occhi. Questo passo pregiudica la possibilità di attuare la risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza ed è destinata a complicare ulteriormente la ricerca per un accordo globale di pace nel Medio Oriente». Infine, la «riforma» comunitaria. Nessun ministro osa essere ottimista: si è notata qualche convergenza sulla questione del latte e su quella delle produzioni agricole mediterranee: ma i contrasti restano profondi sia sul contenimento delle spese agricole sia sul contributo britannico al bilancio comunitario. Mario Ciriello

Persone citate: Golan