Damasco: il colpo di mano sul Golan è come una dichiarazione di guerra di Giorgio Romano

Damasco: il colpo di mano sul Golan è come una dichiarazione di guerra Damasco: il colpo di mano sul Golan è come una dichiarazione di guerra Dopo l'improvviso voto del Parlamento, preoccupazione anche in Israele - Divisa l'opposizione - Il fronte con la Siria potrebbe riaprirsi - Richiamato dall'Egitto il generale Eitan-Shamir: «Siamo pronti alla trattativa» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — La legge che estende la legislazione israeliana alle alture del Golan è stata approvata prima di mezzanotte dopo una maratona legislativa che non ha precedenti nella storia del parlamento israeliano. Basti pensare che 12 ore prima la maggior parte dei ministri, convocati nell'abitazione del premier, non sapevano nemmeno le ragioni della seduta straordinaria. La legge è stata approvata in terza lettura con 63 voti favorevoli contro 21 contrari e numerose assenze non soltanto di deputati dell'opposizione laborista ma anche di alcuni dei partiti del governo. L'aspetto più significativo dal punto di vista parlamentare sta nel fatto che il maarach non è riuscito a mostrarsi compatto, a boicottare la votazione (oltre che il dibattito) come aveva proposto il capo della fazione parlamentare Moshe Shahal. Cosi ci sono stati 8 deputati che hanno votato a favore del progetto di legge, 10 contro e gli altri che si sono assentati. L'incapacità di costituire un fronte unitario è un segno di debolezza da parte del Pronte del lavoro, anche se non si può dire che costituisca il preludio di una scissione interna come sperano i partiti del governo e il primo ministro. Ancora una volta l'Aventino ha fallito e sebbene ci siano diverse spiegazioni al suo atteggiamento (la maggior parte dei 35 insediamenti costituiti nel Golan dopo il 1967 appartengono ai movimenti laboristi) è certo che si è perduta un'occasione per far blocco, tanto più che la maniera con cui è stata presentata la legge e la procedi! ra seguita sono una testimo nianza di sovrana indifferen za per i diritti del Parla mento. Come ha dichiarato il deputato laborista Mordehai Gur, già capo di Stato maggiore dell'esercito: -Siamo stati richiesti di dar legittimità alla pazzia di Arik Sharon, che vuole la guerra contro la Siria a Qualunque costo. Il governo cerca di infiammare il fronte Nord per distrarre l'attenzione dalle sommosse di Yamit e dalla presenza dei missili in Siria». Tutti si rendono conto che esiste una effettiva possibilità che il fronte del Golan diventi «caldo» e ciò non solo perché ieri mattina il ministro della Difesa si è recato a ispezionare le truppe in quella zona, ma anche perché lo stesso capo di Stato maggiore dell'esercito, generale Eitan, che si trovava in Egitto, ha interrotto la visita ed è tornato in Israele. Del resto le dichiarazioni di Damasco — che ha chiesto la convocazione del Consiglio di Sicurezza per sollecitare sanzioni contro Israele — non sono rassicuranti. La dichiarazione del governo è esplicita: «La decisione israeliana annulla la tregua tra Israele e la Siria firmata all'indomani della guerra del Kippur perché la sua legge significa l'annessione di territori siriani e costituisce una dichiarazione di guerra contro la Siria... Il governo di Damasco si riserva il diritto di prendere tutte le misure necessarie contro questa flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite». La dichiarazione conclude con un invito ai Paesi arabi ad unirsi alla Siria per fronteggiare tutti i possibili sviluppi della situazione. E' vero che il presidente egiziano Hosni Mubarak, pur deprecando la decisione israeliana che definisce illegale, ha dichiarato ieri che in caso di guerra della Siria contro Israele, l'Egitto non interverrà (perché alla vigilia della riconsegna del Sinai vuole evitare tutto quello che può far procrastinare la restituzione), ma non c'è dubbio che il dicastero degli Esteri sia preoccupato dell'unanimità delle reazioni e dei possibili sviluppi. Shamir ha dichiarato di esser pronto ad intavolare trattative con la Siria senza pregiudiziali, aggiungendo che Damasco potrà presentare tutte le richieste che vuole e ha aggiunto che Gerusalemme non intende estendere anche alla Cisgiordania la legge israeliana -perché è fedele agli accordi di Camp David di stabilire su questi territori l'autonomia». Più deboli le sue argomentazioni circa il diritto d'Israele di estendere la sua legge al Golan perché anche gli internazionalisti israeliani, con a capo il professor Distein dell'Università di Tel Aviv, hanno ricordato che «Israele come potenza belligerante e occupante non ha il potere, secondo il diritto internazionale, di estendere la propria legge su aree che si trovano sotto occupazione militare». Giorgio Romano Gerusalemme. Il Parlamento vota il progetto con cui Israele si annette le alture del Golan