Lama: Paese non socialista dove il sindacato è al bando di Liliana Madeo

Lama: Paese non socialista dove il sindacato è al bando Lama: Paese non socialista dove il sindacato è al bando Imponente manifestazione Cgil-Cisl-Uil ieri sera a Roma - Benvenuto: «Ci battiamo peché Solidarnosc sia ancora la Polonia di domani» - Camiti: «Non si deve ripetere la tragedia e la vergogna dell'Ungheria e di Praga» ROMA — «Noi concepiamo iil socialismo come un regime nel quale l'eliminazione dello sfruttamento e dell'oppressione di classe si accompagna alla libertà e alla liberazione umana. Come può chiamarsi socialista un Paese nel quale nove milioni e mezzo di lavoratori, praticamente tutti gli operai, gli impiegati, i tecnici, più di un quarto della popolazione, sta in un sindacato oggi messo fuori legge? Che socialismo è mai questo?»: Luciano Lama rilancia i temi della libertà e dei diritti dell'uomo in una società socialista, nel suo intervento dal palco eretto davanti al Colosseo dove si svolge la manifestazione di solidarietà con il popolo polacco indetta dalla Federazione unitaria. E' un intervento appassionato e breve. I riflettori illuminano alcune decine di migliaia di persone, le bandiere rosse, gli striscioni dei partiti e dei Consigli di fabbrica. Ci sono gruppi di lavoratori, ma anche tante persone sparse, che ascoltano, parlano fra loro, commentano. Il clima è di disponibilità e di dialettica. Gli applausi sono contenuti. La preoccupazione per i fatti di Polonia è viva, ma il giudizio sulla svolta degli avvenimenti risente di incertezze. -Il movimento operaio deve levare una voce più chiara e ferma di quanto sia stato possibile fare questa sera» dice Lama. Le sue parole sono secche. Aggiunge: «Anche Solidarnosc ha commesso i suoi errori. Ma le posizioni sbagliate si combattono con la lotta politica, non con le manette. Non c'è nessun rappoito fra i presunti errori di Solidarnosc e quanto avviene in Polonia. Ciò che è buono e giusto in Italia non può essere considerato cattivo e sbagliato in Polonia o in nessun Paese del mondo». Lama prosegue, come se replicasse a una serie di obiezioni: -C'è aria di speculazione intorno a noi. Questo non deve impedirci di riflettere. Mi rivolgo in particolare ai compagni del mio partito, ai comunisti. Dai fatti di Polonia noi siamo colpiti rudemente due volte. Insieme con i lavoratori italiani noi conosciamo quanto insopprimibile sia il valore della libertà e dell'autonomia sindacale. Anche in Italia vogliamo costruire una società socialista, in cui la lotta contro lo sfruttamento di classe e il capitalismo sia un punto fermo al pari dei valori della libertà e della democrazia: un regime che instaura un potere militare e si inette contro un'organizzazione dei lavoratori, non può essere considerato il regime che vogliamo». La lezione che Lama trae dalla vicenda polacca e la riflessione che egli propone al vasto uditorio e ai compagni del suo partito, avranno probabilmente un'eco ulteriore nel dibattito politico in corso. In piazza del Colosseo le sue parole cadono come un monito sofferto e severo, a conclusione, di un breve intervento, in chiusura della manifestazione. In fretta, mentre gli altoparlanti trasmettono le note dell'Internazionale, la folla si disperde. In apertura avevano parlato Benvenuto e Camiti. Il segretario generale della Uil. Benvenuto, aveva esordito: «Di fronte a fatti che mettono in discussione i diritti inviolabili dell'individuo, la libertà sindacale, la distensione internazionale, il primo sostegno inequivocabile da dare a Solidarnosc è la nostra unità, la nostra volontà di batterci perché Solidarnosc sia ancora la Polonia di domani». Dopo aver ricordato la lotta dei democratici del Sudafrica e del Salvador, dell'Afganistan e della Palestina. Benvenuto ha affermato: «Quando si imprigionano dei sindacalisti, in Polonia come in Turchia, in Uruguay come in Sudafrica, si attacca la nostra stessa ragione di essere». -La svolta polacca — ha detto a sua volta Camiti — rende più tesa la situazione internazionale già compromessa negli ultimi mesi dalla corsa al riarmo nucleare in Europa. Liliana Madeo

Persone citate: Lama, Luciano Lama