Reagan e Pertini telefonano a Papa Wojtyla La Chiesa cerca di mediare la difficile crisi di Marco Tosatti

Reagan e Pertini telefonano a Papa Wojtyla La Chiesa cerca di mediare la difficile crisi Il Pontefice ha seguito minuto per minuto l'evolversi della situazione a Varsavia Reagan e Pertini telefonano a Papa Wojtyla La Chiesa cerca di mediare la difficile crisi CITTA' DEL VATICANO — Il Vaticano ha gravi difficoltà nel mettersi in contatto con Varsavia. Per tutta la giornata di ieri — la seconda dal colpo di Stato militare, compiuto all'alba di domenica — fra le mura pontificie si è vissuta un'attesa angosciosa. Un'attesa ed un'angoscia che la difficoltà estrema nelle comunicazioni, e la mancanza di informazioni dirette hanno reso più acute e dolorose. Di ciò si è reso conto Pertini che ha avuto ieri pomeriggio una lunga conversazione telefonica col Pontefice. Anche il presidente degli Stati Uniti Reagan ha telefonato al Papa, per esternargli la sua partecipazione al dramma polacco. -Santità — ha detto tra l'altro il capo di Stato americano — vogliamo che Lei sappia con quanta passione osserviamo la situazione nel suo Paese-. Riferendo la sostanza del colloquio, il portavoce del dipartimento di Stato Romberg ha aggiunto che la situazione per ora appare calma. Nell'impossibilità di stabili¬ re una linea di comunicazione con l'arcivescovado di Varsavia, e di avere perciò il «polso» della situazione, gli uffici della diplomazia vaticana hanno dovuto affidarsi ai canali indiretti delle ambasciate di altri Paesi, oltre che alle notizie frammentarie, e di necessità parziali, che riescono a filtrare attraverso le barriere erette dal silenzio uff iciale. -Piena attenzione e contatto: ci sono tante possibilità di contatto». Cosi ci è stato descritto l'atteggiamento con cui il governo di Oltretevere sta seguendo l'evolversi della situazione nel Paese natale del Papa. Giovanni Paolo II è stato tenuto al corrente, minuziosamente, di ogni notizia o segnale che giungesse da Varsavia. Varie volte, nel corso della giornata, gli alti prelati della segreteria di Stato (la «presidenza del Consiglio» vaticana) e i più stretti collaboratori del «ministro degli esteri», mons. Silvestrini. sono stati ammessi nel suo studio. E' stato praticamente impossibile, dall'esterno, entrare in contatto con gli esperti in problemi dell'Europa orientale: un segno evidente dell'impegno profuso, e della difficoltà da loro incontrata nel decifrare e valutare gli avvenimenti polacchi. -E' una situazione provvisoria, vediamo che cosa potrà succedere»: questo il senso delle poche frasi rivolte, domenica pomeriggio a Roma dal Pontefice al ministro degli Esteri. Colombo, che era andato a incontrarlo nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria. E la calma forzata di ieri non è servita a sciogliere i nodi e gli interrogativi drammatici. Anche per questo, in Vaticano, a chi chiede una valutazione, rimandano all'omelia del Primate di Polonia. L'appello a «non versare sangue» è rivolto a entrambe le parti — si fa rilevare — e si sottolineano i punti in cui si protesta contro i diritti negati. E' una realtà che si deve subire — quella attuale — solo per evitare il male maggiore. Moderazione, e. proiettata verso il futuro, concordia, nella chiara coscienza dei propri diritti, sono il messaggio che è possibile «leggere» dai commenti degli addetti ai lavori pontifici. E' certo che la -particolare trepidazione» del Santo Padre è pienamente condivisa. Il cardinale Balestrerò, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha inviato a Giovanni Paolo II un telegramma, per esprimergli -i sentimenti dei confratelli in questo momento-. La Cei ha emesso poi una nota di commento: -Il Signore voglia risparmiare alla Polonia nuove sofferenze-, è l'augurio della Conferenza, preceduto da una valutazione politica molto chiara: -Sono avvenimenti che non possono non pesare sull'Europa e sull'intera famiglia umana». Non è difficile leggere in queste parole un riferimento alla distensione fra i blocchi, e al ruolo particolare che l'Europa ha svolto negli ultimi mesi in questa direzione. E sicuramente anche di questo si parlerà nel colloquio fra il presidente Reagan e il cardinale segretario di Stato, Agostino Casaroli, in «visita privata» a Washington. Una sosta (Casaroli proveniva da Guadalupe) prevista prima ancora dei drammatici sviluppi polacchi, ma resa nota alla stampa solamente ieri mattina. La sensazione, al di là del silenzio ufficiale, è che già si stiano cercando mezzi e strade per disinnescare, nei limiti del possibile, le potenzialità esplosive della crisi. E' forse questo il senso della dichiarazione del prefetto della Sacra Congregazione delle chiese orientali, il polacco cardinale Wladislaw Rubin, amico fraterno del pontefice. -La Chiesa in Polonia — ha detto — si è molto adoperata fino ad oggi per favorire il dialogo e cercare di superare le divergenze. La sua forza di mediazione e di proposta è stata indispensabile, e lo è ancora di più adesso, in questa drammatica ora per la nostra patria». La centralità del ruolo della Chiesa nella realtà polacca non è diminuita: anzi, ha ribadito Rubin «è un ruolo che la Chiesa porterà avanti ora più che mai-. Marco Tosatti

Persone citate: Agostino Casaroli, Casaroli, Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla, Pertini, Reagan, Silvestrini, Wladislaw Rubin