Ultimo treno da Varsavia

Ultimo treno da Varsavia Ultimo treno da Varsavia Un industriale torinese: «Nella notte ho capito che era successo qualcosa di grave: ho visto le colonne di militari per le strade» - «Il mio albergo era presidiato» - A Vienna, un testimone arrivato da Katowice: «La gente piangeva in stazione, non poteva più partire» VIENNA — Con il treno -Chopin» che arriva nella capitale austriaca da Varsavia sono giunti ieri mattina nella capitale austriaca 52 passeggeri provenienti dalla Polonia. In gran parte austriaci, ma anche polacchi che risiedono all'estero e hanno potuto lasciare il Paese. Sembrava il tempo di guerra» ha detto uno dei polacchi. Si era svegliato l'altro ieri mattina a Varsavia e aveva cercato di telefonare a un amico. Il telefono era muto, uno sguardo alla finestra e alla strada sottostante: pattuglie di militari, carri armati, militari che chiedevano documenti e perquisivano i passanti. -Non ho sentito colpi di arma da fuoco- ha detto. Doveva partire in ogni modo per Vienna in aereo, ma all'aeroporto una voce dall'altoparlante ha avvisato che tutti i voli erano sospesi. E' tornato in centro e si è recato alla stazione ferroviaria: -Alla biglietteria mi hanno detto che non vendevano più nulla-. Come residente all'estero ha però ottenuto di poter partire. ..Com'erano i controlli al confine?». « Meticolosissimi, ma cortesi...». Crede a un intervento sovietico?». -Mai più, del resto i russi sono già in Polonia con due divisioni». -E' possibile che nel 1981 si debbano intervistare i viaggiatori per sapere che succede in un Paese?», ha chiesto ai giornalisti un altro polacco. Veniva da Katowice. -La situazione è tranquilla, ma ho l'impressione che non tutti siano andati al lavoro stamane» ha aggiunto. C'è pericolo di una guerra civile? -Il pericolo c'è. ma io credo che la Polonia ce la farà da sola a superare questa crisi». Ha visto gente piangere? -Sì, alcuni vecchi, alla stazione quando hanno saputo che non potevano partire». Ci sono stati disordini? -No». Più drammatiche sono le impressioni raccolte dal corrispondente della radio austriaca a Stoccolma all'arrivo di due traghetti che da Danzica portano in Svezia. La Svezia è l'unico Paese che non ha abrogato la disposizione dell'ingresso libero (senza visto) ai polacchi. Comunque con i traghetti sono giunti molti cittadini svedesi che erano a Danzica. Almeno 1500 soldati avrebbero fatto irruzione negli alberghi di Danzica — ha detto uno svedese — e hanno arrestato i sindacalisti di -Solidarietà». Un altro reduce da Danzica ha affermato che ci sono stati scontri a fuoco e che vi sarebbero dei morti. TORINO — -L'aeroporto era completamente deserto, ma alla stazione ferroviaria di Varsavia c'era moltissima gente davanti agli sportelli della biglietteria. Ho avuto la sensazione che volessero lasciare la città in fretta, che volessero ricongiungersi con le famiglie appena possibile. C'era indifferenza nei loro folti, parlavano sommessamente. Sono riuscito a prendere il treno per Berlino Ovest e ieri mattina ero in Occidente. Forse sono stato uno dei primi stranieri a lasciare il Paese». Cosi comincia il racconto di un industriale torinese, testimone nella notte fra sabato e domenica dei drammatici avvenimenti polacchi. Ci prega di non fare il suo nome (-perché — spiega ho numerose commesse in corso con industrie polacche») e di evitare tutti quei riferimenti che potrebbero farlo riconoscere. -Sabato — comincia — ero a cena in un sobborgo di Varsavia con un gruppo di amici e nessuno si è accorto di nulla. Non ci ha insospettito neanche l'improvvisa interruzione della linea telefonica (cercavamo di metterci in contatto con dei conoscenti) e verso luna abbiamo deciso di ritornare in albergo. Strada facendo abbiamo incrociato le prime colonne di militari e quando siamo arrivati ho cominciato ad avere i primi sospetti. La hall era presidiata all'esterno, gli addetti alla reception, solitamente cordiali, aspetto terreo, erano impacciati. Avevano appena saputo, non so co¬ me. che l'esercito aveva preso in mano la situazione, che avevano arrestato sindacalisti di Solidarietà. Ma — mi hanno spiegato — la radio non ha detto nulla. Vediamo solo molti soldati». C'era gente nelle strade di Varsavia? -Erano circa le 2 e ho visto pochi passanti. Ho raggiunto l'amico in tassi. Lui non sapeva nulla e ci siamo messi vicino alla radio. Le trasmissioni occidentali erano disturbate e verso le 3 abbiamo ascoltato il radiogiornale polacco. Non una parola su quanto stava accadendo, solo notiziario estero. Alle 6 (non ho dormito tutta la notte) la dichiarazione di Jaruzelski». Come ha fatto a lasciare la Polonia? -Verso le 7, con l'auto guidata dall'amico sono ritornato in albergo. Ho rivisto i militari, le autoblindo e i posti di blocco. La gente camminava in fretta e sembrava indifferente di fronte ai soldati armati». Ha visto stranieri? -No. neanche all'aeroporto che immaginavo affollato. E' stato il funzionario di una compagnia aerea occidentale a dirmi che l'unico mezzo per lasciare la Polonia era il treno. Sempre con l'amico sono ritornato precipitosamente indietro, incrociando ovunque camion carichi di militari. Mai nessuno mi ha controllato e alla stazione non hanno fatto difficoltà a rilasciarmi il biglietto per Berlino. Alle 13, circa, ero sul treno. Unici compagni di viaggio un americano e un inglese, nessun controllo alla dogana dove non ho visto militari. Ho contato invece decine di camion di soldati nei pressi di Potznam». Lei ha parlato con qualcuno? -Più che parlare ho ascoltato i loro discorsi. Nessuno mi è sembrato sorpreso dell'improvvisa svolta, ma neanche preoccupato. Sapevano degli arresti? -Allevano sentito il discorso alla radio e parlavano di internamento. Forse per loro ha un diverso significato».

Persone citate: Chopin, Jaruzelski