«La mafia va combattuta» dice papa Woytjla ai 21 vescovi siciliani

«La mafia va combattuta» dice papa Woytjla ai 21 vescovi siciliani Per il buon nome della Sicilia «La mafia va combattuta» dice papa Woytjla ai 21 vescovi siciliani CITTA' DEL VATICANO — Il Papa ha condannato la mafia, annoverandola tra i «fenomeni aberranti» della Sicilia, che moltiplica violenza ed è «deleteria» per il buon nome dell'isola, affermando che -occorre reagire e non bisogna assolutamente rassegnarsi-. Lo ha detto ai ventuno vescovi siciliani, da lui ricevuti in udienza in Vaticano. Il Papa ha parlato anzitutto della -nativa bontà del popolo siciliano- e della sua -forza indominabile nell'affrontare le avversità » accanto alla sua -dedizione verso i deboli-, ricordando anche che nell'isola si conserva -il senso della sacralità del nucleo famigliare e la gioia per la presenza dei bambini, salutati sempre come un prezioso dono-. Quindi è passato alle -ombre-, le quali -debbono far riflettere tutti gli uomini pensosi dell'autentica promozione umana della regione-. •Esistono purtroppo — ha affermato — fenomeni aberranti, ormai secolari. Si tratta di quella mentalità o struttu- ra cosidetta mafiosa, che crea, a vari livelli e con diverse manifestazioni, misfatti deleteri per il buon nome stesso della Sicilia e della sua gente: tale mentalità, deviata e deviante, pretende di fare a meno della legge e dì poterla impunemente violare: di qui il moltiplicarsi della violenza e degli omicidi, i cui mandanti ed esecutori sono protetti dall'omertà, purtroppo generalizzata per il timore di ritorsioni e di vendette. Una non bene intesa concezione dell'onore si associa a questo atteggiamento. Tali fenomeni provocano una lacerazione nel tessuto etico della società-. Il pontefice ha poi ricordato che la Chiesa ha sempre fortemente reagito contro tale tipo di violenza e ha citato, in particolare, la recente esortazione del Cardinale Pappalardo, arcivescovo di Palermo, rivolta al popolo e alle autorità per -resistere fermissimamente- ad essa, indicata tra le -piaghe morali e sociali- maggiori, nonché una nota dell'episcopato siciliano dell'ottobre 1974. -Sì, carissimi fratelli nell'episcopato — ha quindi esclamato — occorre reagire, non bisogna assulutamente rassegnarsi. Dinanzi a queste aberrazioni bisogna aiutare i fedeli a formarsi ed a maturare una retta coscienza etica; occorre fare in modo, e qui mi rivolgo in particolare alle competenti autorità, che a tutti sia dato un lavoro dignitoso, un 'opportuna istruzione e che tutti si sentano, e siano, veramente uguali di fronte alla legge. Né si può passare sotto silenzio il grave problema della disoccupazione giovanile, che conduce a facili sbocchi nella delinquenza, nella violenza, nella droga, e che pone i giovani nell'impossibilità concreta di formarsi una famiglia: come pure quello dell'emigrazione, che tante lacerazioni provoca nel campo affettivo e familiare-. L'ultima parte del discorso è stato dedicato ai problemi della chiesa locale che -deve fare ogni sforzo per dare il proprio contributo specifico, originale, concreto ed efficace- per rispondere alle -legittime attese- del popolo. La Sicilia, in specie, ha bisogno di sacerdoti -numerosi, zelanti, culturalmente preparati-.

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Sicilia