I «sciur Brambilla» del Canavese

I «sciur Brambilla» del Canavese Viaggio in una terra che si emancipa dalla tutela delPOlivetti I «sciur Brambilla» del Canavese Alla Icas nascono «gabbiette» per spumanti vendute in mezzo mondo; la Ombi e la Fasti sono invece leader nella costruzione di macchine per orafi - La famiglia Cinotto guida un piccolo impero specializzato nella meccanica «sofisticata)) IVREA — Un paese di meccanici per vocazione, il Canavese. E non solo perché il 40 per cento dell'industria è meccanica e intorno alle grandi fabbriche come la Olivetti a Ivrea, la Honeywell a Caluso. la Eaton a Rivarolo c'è una miriade di medie e piccole officine, ma perché conta un gran numero di attività originali, molto specializzate, magari uniche. Se stappate una bottiglia di spumante, in qualunque parte del mondo voi siate, ci sono 70 probabilità su cento che la gabbietta che trattiene il tappo sia «made in Ivrea», prodotta dalla Icas. Industria canavesana attrezzature speciali, «inventata» 25 anni fa da Bruno Getto per fare a macchina uri lavoro che allora si faceva tutto a mano. Ora la Icas. producendo gabbiette che pesano appena tre grammi, arriva a consumare qualcosa come 900-1000 tonnellate di filo l'anno. E' l'unica fabbrica del genere in Italia, ha pochi e trascurabili concorrenti in tutto il mondo; è diventata addirittura una piccola multinazionale, con stabiliment* in Spagna e in Germania. Esporta nei cinque continenti, va fortissimo all'Est, specie in Ungheria; in Belgio vende gabbiette per la birra, in Canada per il sidro. Bruno Getto, prima di morire e lasciare il suo piccolo «impero» al figlio Piero, ha fatto in tempo a «inventare» j un'altra azienda: un giorno un amico falegname gli aveva esposto alcuni suoi problemi di lavorazione e Getto gli aveva progettato la macchina adatta: ora la Gemec le produce in serie. Molte di queste industrie sono nate cosi, quasi per caso, da un problema da risolvere, da un'intuizione. Come la Ombi. Giovanni Bertino. classe 1912, che aveva cominciato a lavorare a 13 anni alla Diatto, una grossa industria orafa di Ivrea, quando questa dovette chiudere per la guerra, si mise in proprio a produrre collanine. La sua officina era il ripostiglio di casa. Poiché soldi ne aveva pochi si costruì da solo le macchine (era il '45. e mancavano i materiali: Bertino scopri che poteva procurarseli recuperandoli da un aereo alleato caduto sui monLi intorno a Ivrea e per giorni sali a smontare e a portare a valle i pezzi che gli servivano). Pini che smise di fare catenine per produrre le macchine per gli altri orafi, divenne un leader, cominciò ad esportare in Francia e in Argentina. Ora la Ombi ha un centinaio di dipendenti, realizza all'estero il 70-80 per cento del fatturato. l'Unione Sovietica l'ha scelta come partner privilegiato. «Mio padre — dice Renzo Bertino, 35 anni, che ora guida la società — diceva sempre che bisogna fare le cose che gli altri non fanno. Noi, per esempio, siamo diventati specialisti nella lavorazione del filo; grazie a questo ora abbiamo cominciato a progettare e costruire anche macchine per minuteria metallica e elettronica,,. In tutto il mondo ci sono 7-8 industrie che costruiscono macchine per oreficeria, in Italia sono tre, due sono a Ivrea. L'altra è la Fasti, anch'essa nata quasi per caso e senza nessun rapporto con la Ombi. Appena finita la guerra arriva a Ivrea il rappresentante di un'industria orafa di Bassano, vuol comprare di seconda mano le macchine della Diatto che ha appena chiuso: ma non le trova di suo gusto: trova invece Nino Borga. geometra, che è appena tornato dalla guerra ed ha rilevato un'officina meccanica. Borga dice: «Le macchine gliele faccio io» e continua a farle ancora, a «inventare» apparecchiature sempre più rapide e più complesse. In un settore molto diverso anche la Sinterloi di Castellamonte. creata nel '59 da Augusto Geminiani (alla direzione tecnica c'è il figlio Giuseppe, presidente del Comitato della piccola industria canavesana). è un'azienda leader: opera nel campo dei metalli duri, lavora per l'industria delle macchine utensili, per l'aeronautica, per tutti i set¬ tori di punta in cui occorrono materiali eccezionalmente resistenti; tecnologie molto avanzate, ogni pezzo fatto sulla misura delle esigenze del committente; in un'attività dove dominano tedeschi e americani la Sinterloi dice brillantemente la sua. Tra Cuorgnè e Valperga c'è l'impero dei Cinotto; quattro fratelli, due cognati, uno stuolo di nipoti, tutti impegnati nell'industria, con interessi nell'amministrazione della cosa pubblica e nello sport; Piero, il più anziano, è vicepresidente degli industriali canavesani. Alla famiglia fanno capo la Sata. la Martinelli, la Tecnomeccanica: sono aziende meccaniche che rappresentano l'evoluzione dell'industria dello stampaggio a caldo, tipica della zona. Un fratello. Giuseppe Cinotto. si è staccato ed ha creato la Chs, Cinotto Hidraulic System, 200 dipendenti, 10 miliardi di fatturato, specializzata in apparati idraulici per macchine movimento terra, leader in Italia con l'80 per cento del mercato. Nonostante le difficoltà generali dell'economia il Canavese resta fertile per nuove iniziative; a Caluso alcuni anni fa era sorta una piccola fabbrica di mulini-tritatutto per l'agricoltura; sul suo tronco se ne sono aperte altre: ora un industriale milanese sta per aprire un grosso stabilimento. Vittorio Ravizza