L'Eni punta sul gas

L'Eni punta sul gas L'audizione di Grandi alla Camera L'Eni punta sul gas ROMA — A partire dal 1985 l'Italia, per soddisfare le esigenze dettate dal piano energetico nazionale, dovrà reperire all'estero dai 7,5 ai 9,5 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale in più, oltre a quelli assicurati per quella data dai contratti già stipulati. L'Eni intende farvi fronte agendo su due linee: in primo luogo portando a pieno regime l'importazione dall'Algeria; in secondo luogo aprendo altri canali integrativi di approvvigionamento attraverso nuovi contratti». Con queste parole, pronunciate davanti alla Commissione industria della Camera, il presidente dell'Eni, Alberto Grandi, ha sintetizzato il punto di vista dell'ente sulla fornitura di gas algerino all'Italia, e sulla controversa trattativa in corso per la costruzione del gasdotto che dovrebbe collegare il nostro Paese all'Unione Sovietica. Granai ha ricordato ai membri della commissione che alla fine di questo decennio il gas naturale dovrà coprire il 19 per cento dell'intero fabbisogno energetico dell'Italia. Seguendo, quindi, sia l'ottica di diversificare le fonti di approvvigionamento, che quella di attenuare la dipendenza dai Paesi produttori di petrolio, per Grandi «alla base della scelta italiana di accedere alle nuove importazioni di gas dall'Unione Sovietica, che a partire dalla seconda metà del decennio dovrebbero passare dagli attuali 6,4 miliardi a 15-17 miliardi di metri cubi all'anno, vi sono opportunità di rilievo da non trascurare».

Persone citate: Alberto Grandi, Granai

Luoghi citati: Algeria, Italia, Roma, Unione Sovietica