Scoperto in Abruzzo il covo di Alibrandi Il terrorista voleva tornare in Libano?

Scoperto in Abruzzo il covo di Alibrandi Il terrorista voleva tornare in Libano? Trovati un mitra, una pistola, documenti falsificati e una divisa della Guardia di Finanza Scoperto in Abruzzo il covo di Alibrandi Il terrorista voleva tornare in Libano? ROMA — Uno dei «covi» dei terroristi di destra protagonisti dei conflitti a fuoco avvenuti nei giorni scorsi al Labaro ed all'Aventino, durante i quali sono rimasti uccisi un agente di polizia, un carabiniere ed il neofascista Alessandro Alibrandi, è stato scoperto dalla polizia in Abruzzo, a Casamaina. una frazione nel comune di Lucoli, presso L'Aquila. Nell'appartamento — un solo locale con servizi ed angolo di cottura in grado di ospitare quattro persone — sono state trovate tracce del passaggio recente di due persone. L'appartamento è stato individuato dalla Digos nelle ore immediatamente successive alla sparatoria al quartiere Labaro. Nelle tasche di Alibrandi, infatti erano state trovate tre chiavi. Sul portachiavi (un galleggiante di sughero da rete da pesca) c'era una indicazione precisa, le parole: Casamaina. neve. Gli investigatori sono così riusciti a localizzare facilmente l'appartamento, preso in affitto all'inizio del mese con un con¬ tratto valido fino ad aprile, pagato con unico versamento di un milione e mezzo di lire. Alessandro Alibrandi — gli investigatori ne sono convinti — lo divideva con Pasquale Belsito, altro noto esponente della eversione nera, ricercato anche nell'ambito delle indagini sulla uccisione del «delatore» Luca Perucci. Sarebbe stato anzi proprio Belsito a prendere materialmente in affitto l'appartamento, sotto falso nome. Del «covo», comodo anche per la possibilità di raggiungere facilmente Roma, tramite l'autostrada Roma-L'Aquila ed il raccordo anulare, i due terroristi si sono serviti una sola notte, quella tra il 3 ed il 4 dicembre, trentasei ore prima dello scontro a fuoco di Labaro. Nell'appartamento, in una valigia «samsonite», sono stati trovati anche un mitra M 12, con i numeri di matricola limati, dotato di tre caricatori, una pistola 7,65, numerose false tessere della Guardia di Finanza in bianco ed una divisa da tenente della guardia di finanza. Un opuscolo di una compagnia aerea con segnati gli orari dei voli da e per Beirut ha convinto gli investigatori che Alibrandi avesse intenzione di tornare in Libano, dove era già stato con Belsito. Tra gli altri documenti trovati c'era un passaporto falso con la foto di Alibrandi, a nome di Andrea Biamonti (lo stesso nome era segnato sulla falsa tessera da ufficiale della finanza trovata in tasca al terrorista ucciso), varie carte di identità con nomi diversi e sempre con la foto del giovane terrorista. Gli investigatori, oltre alle chiavi del «covo» abruzzese dei due terroristi, sul luogo della sparatoria hanno raccolto anche altri elementi che consentono di collegare vari recenti episodi del terrorismo «nero». Uno di questi è la pistola Smith and Wesson calibro 38 «Body», a «cane interno», trovata accanto al corpo di Alibrandi: una pistola di questo tipo era stata usata anche per l'omicidio di Perucci, di cui è ritenuto responsabile Belsito. Lo stesso tipo di arma compare inoltre nell'agguato al capitano Straullu ed al suo autista Ciriaco di Roma. Sul luogo del delitto la polizia raccolse infatti una identica rivoltella, abbandonata in una busta portacosmetici color albicocca. Secondo gli investigatori l'arma poteva essere quella di Francesca Mambro. La bustina era stata tagliata in modo da consentire di spaiare e di caricare l'arma Due buste simili sono state trovate a bordo della «Fiat 131» usata dai terroristi al Labaro. Una. marrone, era all'interno di un borsello da uomo, insieme con una bomba a mano: la polizia ritiene che fosse quella che custodiva la pistola impugnata da Alibrandi. L'altra, di colore verdino, anch'essa vuota, nell'abitacolo della vettura. L'arma probabilmente è stata portata via dagli altri terroristi riusciti a fuggire. Secondo la polizia questa seconda busta potrebbe provare la presenza nel gruppo di una donna (non si esclude proprio la Mambro), probabilmente allontanatasi pochi istanti prima della sparatoria, dopo aver lasciato agli altri la sua arma. i/Aquila. Il materiale ritrovato nel covo di Casamaina in Abruzzo: sono visibili, al centro, i numerosi documenti falsi con la foto di Alessandro Alibrandi, trovati dalla Digos (Foto Ansa)