Frammenti d'eresia

Frammenti d'eresia UN LIBRO SUI VANGELI GNOSTICI Frammenti d'eresia Le domande fondamentali che l'uomo si pone quando giunge all'età della ragione sono sempre le stesse: chi sono, perche sono qui, chi ha creato l'universo e a qual fine, perché esistono il bene e il male? Da che il pensiero ha illuminato la mente umana questi interrogativi hanno provocato risposte registrate dalla storia della filosofia e delle religioni: tracce tortuose del brancolare umano alla ricerca di una certezza che possa soffocare la segreta paura di vivere. Miti, cosmogonie, ipotesi favolose, costruzioni immaginarie elaborate con candore temerario in varii paesi, in varie epoche, contengono spesso elementi affini: il pensiero dipana un filo in un dedalo buio, nei cui meandri altri a loro volta svolgono il proprio. Spesso le spiegazioni del mistero si cristallizzano in dogmi e la condanna d'eresia colpisce chi oppone a quelle ufficiali le proprie. Di quelle proposte dallo gnosticismo per secoli sono stati noti soltanto frammenti, citati con riprovazione dagli autori cristiani, dalle Lettere paoline su su negli scritti degli apologisti — Giustino. Ireneo. Ippolito. Tertulliano — fino al IV secolo, quando all'anatema si aggiunsero le pene del codice. Dall'insistenza dell'opposizione cristiana, dalla veemenza stessa si deduceva che si trattasse d'una deviazione dal credo ortodosso e che fosse diffusa e perdurasse indomita ad onta dell'anatema. Ritrovamenti saltuari e. nel 1945, la scoperta in Alto Egitto d'una giara contenente cinquantadue scritti (vangeli diversi dai Sinottici) forse anteriori-'o ispirati a fonti anteriori:'hanno suggerito una diversa spiegazione della dottrina: probabilmente, essa era affine e derivata dallesette attive nella Giudea — Esseni. Samaritani. Ebioniti ecc. — si estese, con tutte le sue varianti, i suoi complicati simboli, in Italia, in Gallia. in Asia, fino ad accettare — con molte riserve — il cristianesimo e sfociare nel manicheismo, nell'ermetismo. Vi si riconoscono derivazioni iraniche e greche: «Un platonismo, scrive A. Nock. scatenato». L'atteggiamento spirituale che costituisce il presupposto degli gnostici è quello tipico di tutti gli illuminati, che si ritengono in possesso d'una verità suprema: la nostalgìa d'un mondo luminoso e perfetto dal quale si è caduti in un momento d'oblìo, la certezza di ritornarci e quindi farsi pari a Dio con le proprie forze, dopo essersi liberati dal carcere corporeo. Vi sono però esseri di puro spirito, privilegiati, che riusciranno più facilmente a immergersi nell'Unità divina, altri meno: il mondo, come tutto ciò che è materiale, è destinato a dissolversi, poiché non è che la contraffazione perversa di un modello perfetto. Di questa prefigurazione ideale del creato i puri ricevono la conoscenza attraverso una rivelazione interiore, pur essendo ancora invischiati nella materia. Questa si è prodotta per un'aggressione di forze malefiche, un peccato di vanità e di orgoglio da parte d'uno spirito femminile, la Sapienza: gli gnostici dunque considerano il creato una degenerazione, una sozzura, e ciò suscitò la riprovazione non solo dei cristiani ma anche del filosofo neoplatonico Plotino. ★ * La conoscenza perfetta — la Gnosi — si raggiunge nell'estasi della visione, in un tremore sbigottito che si tramuta in certezza; cercando la verità nel proprio io profondo. E' un rapporto diretto con il divino, che prescinde dalla mediazione dei sacerdoti, dalla celebrazione di riti: «Ciò che ci libera non è il battesimo, ma la conoscenza di ciò che eravamo, di ciò eòe siamo diventali, del luogo in cui ci trovavamo, di quello nel quale siamo caduti e di quello nel quale aneliamo a tornare». Appunto su la superba autonomia dello gnostico, su l'aspetto «contestatore» della dottrina si sofferma E. Pagels nel volume edito da Mondadori (a cura di L. Moraldi) dal titolo ingannevole l vangeli gnostici: ingannevole perché non contiene i testi trovati a Nag Hammadi e tuttora sottoposti a esame critico da parte d'una équipe di studiosi di cui Pagels fa parte ma solo alcuni frammenti, scelti in base al conte¬ nuto che più acutamente contrasta con i dettami della Chiesa, negli anni del suo farsi istituzione autoritaria. E' una selezione accorta, dalla quale emerge il pericolo che la Gnosi rappresentò per il cristianesimo nascente: nei principi" basilari di esso, per converso, la Pagels. nella sua interpretazione razionale, ravvisa altrettanti mezzi di coercizione, elaborati per esercitare il dominio: nel monoteismo, la preminente autorità del Pontefice, nella Resurrezione, il privilegio conferito solo agli eredi di coloro che vi assistettero — i sacerdoti — di interpretare le Scritture, impartire i sacramenti, consacrare, condannare, assolvere. Convinti com'erano che la visione interiore è il solo tramite per conoscere Dio. gli gnostici prescindevano da intermediari: con il sorteggio delle cariche non si curavano di sacerdoti consacrati, con la pluralità di esseri soprannaturali — eoni. arconti ecc. — (maschili e femminili) e la facoltà concessa alle donne di accedere alle cariche religiose essi sconvolgevano l'ordine d'un istituto basato su un rigido maschilismo: un complesso di credenze allarmante e sovvertitore e. soprattutto, aristocratico, elitario. Tutta la struttura gerarchica della Chiesa ne risultava incrinata: i suoi valori, istituzionalizzati, dovevano diventare quelli d'una casta dominante, se voleva durare: non poteva accettare interpretazioni individuali, illuminazioni prodigiose avvenute in privato: doveva offrire una risposta univoca a tutti i dubbi, certezze indubitabili alla diffusa istanza di verità che urgeva nelle coscienze, in un'epoca in cui «filosofia» equivaleva a «conoscenza di Dio». L'interpretazione della Pagels sembra correre sulla scia di Foucault: il cristianesimo è visto come un insieme di norme escogitate al solo fine di «sorvegliare e punire»; prescinde dalla necessità in cui si trovarono i primi artefici dei dogmi di appagare, in vasti strati sociali, quell'ansia del divino che preludeva alla conversione. Lidia Storoni

Luoghi citati: Asia, Egitto, Italia, Nag Hammadi