Francia: e ora il ministro Lang taglierà la musica anglosassone?

Francia: e ora il ministro Lang taglierà la musica anglosassone? Dopo un rapporto conoscitivo, forse autarchia anche nel mondo della canzone Francia: e ora il ministro Lang taglierà la musica anglosassone? DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — // -cambiamento» che da sei mesi sovverte il panorama francese tocca adesso anche il mondo culturale, dopo quello politico, sociale ed economico. Il nuovo ministro della Cultura, Jack Lang (ex regista teatrale ed ex animatore del festival di Nancy) avanza con impeto sulla via del mutamento collesionando -rapporti» informativi su questo o quel settore, e prospettando poi riforme destinate a incidere sul futuro del cinema (con un neo-protezionismo come forma di difesa contro le -multinazionali» di marca statunitense), del teatro lirico (con la designazione di Massimo Bogianckino alla carica di sovrintendente della prestigiosa Opera parigina, che dovrà però cessare di fungere da fulcro accentratore a spese dei teatri di provincia) e adesso anche della canzone francese. E' di qualche giorno fa, infatti, la consegna al ministro della Cultura di un -rapporto» che Jack Lang aveva richiesto a uno -specialista» come Pascal Sevran, il paroliere preferito di Dalìda. Le conclusioni di questo rapporto, che il ministero sta vagliando, hanno già suscitato un vespaio di reazioni, non sempre positive. Che cosa propone infatti Se- vran per la -resurrezione» della musica leggera francese? Un ventaglio di misure, naturalmente, alcune plausibili altre più discutibili, ma fra tutte spicca la proposta di ridimensionare drasticamente, per forza di decreto, la presenza della musica di provenienza anglosassone. Questo provvedimento s'inquadra naturalmente in quel disegno generale, già adottato dal ministro Lang a proposito del cinema, che afferma di voler -decolonizzare» lo spettacolo francese, inquinato «pesantemente sugli schermi, nei dischi, negli spettacoli», dall'- imperialismo culturale» americano. Per quanto riguarda in particolare la canzone, il rapporto sostiene la necessità di «neutralizzare il complotto dei media contro la canzone francese», stabilendo una -quota» esclusiva per i prodotti made in France sia alla radio che alla televisione. Insomma, anche nel mondo della canzone s'affaccia lo spettro di un -protezionismoche pare assurdo alla maggioranza degli stessi -esperti» francesi. Il -rapporto» sottoposto al ministro Lang crìtica implicitamente i programmatori radio-televisivi, designandoli come responsabili della -colonizzazione» del rock angloamericano e di una politica musicale che penalizza gli autori e i musicisti francesi. Riuniti a Blois in un recente convegno, gli specialisti francesi si sono espressi invece contro questo assurdo protezionismo, dimostrando con i -casi» di Yves Montand, del compianto Brassens, di Serge Lama, di Barbara, della stessa Dalida, di Charles Trenet, di Becaud o di Aznavour, che quando il -prodotto» è buono si vende bene, ovunque, in Francia e all'estero. Inoltre — secondo questi specialisti — le proposte contenute nel-rapporto» sottovalutano un dato obiettivo del -mercato» della musica leggera odierna, quale l'enorme produzione discografica, il potenziale artistico e la supremazia linguistica dei Paesi come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna rispetto alla Francia. Si tratta d'un problema commerciale ma anche artistico, perché non si vede proprio come per decreto governativo milioni di giovani fran¬ cesi dovrebbero preferire un autore o un cantante connazionale ai Beatles o ai Bee Gess. Certo, dieci anni fa il repertorio internazionale corrispondeva solo al dieci per cento del fatturato totale dell'industria fonografica, composta in Francia essenzialmente dalle -multinazionali». E oggi questa proporzione è salita al 40-45 per cento. Ma questo arretramento globale della canzone nazionale s'accompagna a una nuova effervescenza della musica francese dimostrata da questo raffronto. Fino alla metà degli Anni 70 solo poche centinaia di autoricompositori si iscrivevano ogni anno alla Società autori ed editori francesi, mentre oggi la cifra è di quasi tremila nuovi giovani creatori. Questo significa dunque che la canzone francese non è affatto morta, non viene -soffocata» dall'imperialismo musicale anglosassone. Piuttosto che in questi rigurgiti protezionistici, il rimedio va cercato in un'altra direzione, sostengono la maggioranza degli specialisti francesi: riduzione dell'Iva sui prodotti discografici e sugli spettacoli musicali, aiuti ai festival, accresciuti controlli e pene più severe per le -cassette» incise fraudolentemente, realizzazione di strutture di formazione e d'insegnamento dei mestieri del teatro di varietà. p. pat. Yves Montand: i crìtici di Lang dicono che il problema della musica in Francia è non averne tanti bravi come lui

Luoghi citati: Barbara, Francia, Gran Bretagna, Nancy, Parigi, Stati Uniti