Una spaccatura nell'Opec può far saltare l'accordo dei 34 dollari per barile

Una spaccatura nell'Opec può far saltare l'accordo dei 34 dollari per barile Momenti difficili a Abu Dhabi Una spaccatura nell'Opec può far saltare l'accordo dei 34 dollari per barile Libia e Algeria vogliono aumenti di prezzo ABU DHABI — La Libia ha confermato le previsioni della vigilia. Con il veto posto, sembra per una ripicca alla vertenza sulla estensione delle acque territoriali, all'ingresso della Tunisia nell'Oapec (l'Opec dei soli Paesi arabi) ha clamorosamente riaffermato l'intransigenza delle proprie posizioni, che potrebbe riemergere nel corso della conferenza Opec in programma per oggi. I ministri dei 13 Paesi esportatori di petrolio sono giunti in Abu Dhabi per fissare i sovrapprezzi differenziali da applicare per greggi più pregiati (Libia. Algeria, Nigeria! al prezzo base di 34 dollari stabilito in occasione dell'ultima conferenza straordinaria di Ginevra. La Libia e l'Algeria, in particolare, chiedono differenziali di 3,5-4 dollari per vendere il loro petrolio a 37,5-38 dollari al barile. Ma il mercato petrolifero è saturo, ed in più la recessione nei Paesi industrializzati ha fatto scendere la domanda ed i prezzi massimi registrati nelle ultime settimane sui 36,50 dollari. Quotazione alla quale la Nigeria sta fornendo crescenti quantitativi. Anche la produzione del Mare del Nord è venduta in questi giorni agli Stati Uniti a 36,70 dollari e questo toglie spazio alle vendi te dell 'Opec. II mercato non sembra quindi in condizione di accettare aumenti di prezzo come vorrebbe, oltre alla Libia, anche l'Algeria, Paese che sta cercando di realizzare il massimo dalle vendite di gas e petrolio in questi anni, dato che prima della fine degli Anni 80 dovrà ridurre fortemente le esportazioni poiché la forte crescita dei consumi interni assorbirà quasi tutta la produzione. Per quanto riguarda la Libia, la sua posizione è resa ancor più difficile dalla notizia, giunta ieri, delle sanzioni economiche che gli Usa intendono adottare contro questo Paese accusato di aver cercato di organizzare attentati contro esponenti del governo statunitense e contro lo stesso presidente Reagan. Perché Libia e Algeria possano ritrovare in tempi brevi spazio sul mercato petrolifero sarebbe necessaria una riduzione della produzione Opec ed in particolare di quella saudita. Il ministro per l'Energia algerino, Belkacem Nabi, ha chiesto che l'Arabia riduca la produzione a 7 milioni di barili al giorno, ma lo sceicco Ahmed Zaki Yamani ha confermato il livello attuale di 8,5 milioni di barili. Queste premesse, dalle quali parte oggi la conferenza di Abu Dhabi, fanno ritenere probabili forti contrasti all'interno dell'Opec, contrasti che però non dovrebbero provocare conseguenze negative per i Paesi consumatori.

Persone citate: Ahmed Zaki Yamani, Belkacem Nabi