Morto dopo 2 giorni di agonia l'agente ferito dai neofascisti

Morto dopo 2 giorni di agonia l'agente ferito dai neofascisti Mentre a Roma si svolgevano i funerali del carabiniere ucciso domenica Morto dopo 2 giorni di agonia l'agente ferito dai neofascisti Ciro Capobianco pochi giorni fa aveva telefonato a casa: «Se mi capita qualcosa state attenti alla mamma» - Spadolini e Darida ai funerali del milite colpito mentre si avvicinava a due sospetti, forse gli stessi che avevano sparato alla polizia - La salma di Alibrandi riconosciuta dal padre DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Non si erano ancora conclusi i funerali del carabiniere Romano Radici, quando, nel primo pomeriggio di ieri, spirava al reparto rianimazione del Policlinico Gemelli l'agente di polizia Ciro Capobianco. rimasto gravemente ferito sabato scorso durante il conflitto a fuoco nel quale perse la vita il terrò- rista di destra Alessandro Alibrandi. Nonostante ì numerosi interventi e le continue trasfusioni di sangue, per l'agente non c'è stato nulla da fare: tre proiettili gli avevano irrimediabilmente leso l'intestino, un polmone e la colonna vertebrale. Capobianco. già da alcune ore era stato dichiarato «clinicamente» morto, ma il suo cuore ha cessato di battere alle 15 in punto. A quella stessa ora alcuni squilli di tromba salutavano il feretro di Romano Radici, avvolto in una bandiera tricolore, ai piedi dell'altare della cappella dell'ospedale militare del Celio. Attorno alla bara, sin dal mattino, si erano raccolti in lacrime la moglie Anna e i figli Laura di 16 e Paolo di 11 anni. Accanto a loro un picchetto formato dai colleghi del Nucleo radiomobile ed un altro costituito da carabinieri in alta uniforme. Alla cerimonia funebre hanno preso parte per il governo, il presidente del Consiglio Spadolini ed il ministro Darida. Il Parlamento era rappresentato dal presidente del Senato Fanfani e dall'ori. Bartolo Ciccardini. il comune di Roma dal sindaco Ugo Vetere. In prima fila erano anche il capo di Stato maggiore dell'Esercito gen. Cappuzzo. il comandante generale dell'Arma. Valditara. ed il capo della polizia Coronas. Dopo la cerimonia officiata dall'ordinario militare, mons. Gaetano Bonicelli. la salma è stata trasportata, in forma privata, al cimitero del Verano. Dall'autopsia svolta nella prima mattinata, il prof. Meriggi ha stabilito che Romano Radici è morto sul colpo: una pallottola lo ha raggiunto al collo spezzandogli la colonna cervicale e l'altra lo ha colpito alla regione ascellare destra. Per Romano Radici non c'è stato scampo. I due killer per non sbagliare avevano atteso che si avvicinasse prima di aprire il fuoco. Un semplice sospetto e il tentativo di effettuare un controllo si è tramutato cosi in una nuova tragedia, a meno di ventiquattr'ore di distanza dall'altra in cui erano rimasti coinvolti l'agente Ciro Capobianco e il neofascista Alibrandi. Il terrorista è stato ucciso — secondo il medico legale — da una sola pallottola che è entrata dalla fronte ed è uscita dalla zona occipitale causando lesioni irreparabili al cer¬ vello. La salma del giovane (i cui funerali si svolgerano domani a Civitavecchia) è stata riconosciuta ufficialmente ieri mattina dal padre, il consigliere di cassazione Antonio Alibrandi che attualmente svolge le funzioni di presidente di sezione al tribunale civile dopo aver condotto in qualità di giudice istruttore numerose inchieste di carattere economico. A rendere omaggio alla salma dell'agente si è recato, subito dopo i funerali di Radici, il presidente del Consiglio Spadolini. La salma di Ciro Capobianco sarà esposta stamane nella camera ardente allestita presso l'accademia degli agenti di polizia. Ventuno anni, da poco più di due nella polizia. Capobianco era stato inserito negli equipaggi della squadra volante della Questura da solo dieci giorni. Secondo di cinque figli, napoletano, l'agente aveva avuto recentemente, secondo il raccondo fatto dal padre, un presentimento. Giorni fa aveva telefonato a casa e parlando con il genitore gli aveva detto: -Papà, se a casa nostra l'iene un ufficiale della polizia vuol dire che mi è successo qualcosa. Mi raccomando, sta attento a mammà, che non le prenda un colpo*. Intanto, dalle indagini non emerge nessuna novità di rilievo. A parte una mega-battuta in atto nella zona di Pescasseroli. in Abruzzo, dove pare i terroristi abbiano goduto in passato di appoggi e protezioni, per il resto, alla Digos. si avanzano solo ipotesi. Quella prevalente è che i due terroristi responsabili dell'assassinio del carabiniere, avvenuto domenica mattina nei pressi della Piramide Cestia. siano gli stessi del gruppo di Alibrandi che. il giorno prima, sulla Flaminia, ingaggiarono il conflitto a fuoco con la volante della polizia. Molta attenzione, per cercare una pista utile, gli inquirenti stanno rivolgendo ai documenti falsi trovati nelle tasche di Alessandro Alibrandi e fra i quali c'è un tesserino da finanziere. Nel borsello del terrorista è stata trovata anche una bomba a mano. Questo particolare unito al fatto che Alibrandi si accompagnasse a Vale. Cavallini e Soerini. detti «i sanguinari» fa supporre che il commando stesse per preparare qualche attentato. Il pianto della vedova e dei figli ai funerali dell'appuntato

Luoghi citati: Abruzzo, Civitavecchia, Pescasseroli, Roma