Nuovi compagni per Berlinguer di A. Frane Barbieri

Nuovi compagni per Berlinguer Nuovi compagni per Berlinguer (Segue dalla l'pagina) pei scopre che quelle idee non reggono più: i problemi diventano «insolubili dentro le categorie culturali e i meccanismi sociali ed economici attuali». Il concorso che si chiedeva al pei nel risanamento del sistema produttivo era destinato a renderlo più efficiente. Ma l'efficienza a livelli di alte tecnologie e selezioni produttive ha come conseguenza anche una crescente emarginazione. Bisognava scegliere: rimettere la macchina in moto, nella convinzione che. funzionando, possa assorbire in un secondo tempo gli emarginati, attivandoli, o affrontare subito l'emarginazione Di fronte alla macchina che produce emarginazione Berlinguer ha preferito ora trovarsi dalla parte del prodotto invece che integrarsi alla macchina. Scavalcando i tentennamenti efficientistici presenti nello stesso pei, Berlinguer trasforma l'emarginazione dilagante in preoccupazione centrale e per cosi dire «riserva strategica» del partito. Rinuncia a migliorare il sistema, la fabbrica dell'emarginazione, perché intravede il pericolo di emarginare il proprio partito dalla crescente massa degli emarginati. Identifica nella società moderna un residuo sociale superiore al volume della società stessa, incontra una massa vagante che non trova posto nel quadro ristretto del meccanismo sociale ed economico, e insegue quelle forze nuove per portare anche il pei fuori del quadro tradizionale. Quando già si prospettava un inserimento definitivo del pei nella dialettica democratico-parlamentare di tradizione europea assieme agli altri partiti. Berlinguer rilancia l'idea di un «partito diverso». I partiti sono contestati in quanto tali assieme al sistema, e il segretario comunista conta in questo modo di salvare il proprio staccandolo e differenziandolo dagli altri. Infatti è la prima volta che non prospetta alcuna variante delle alleanze partitiche. Per segnare meglio il distacco, Berlinguer ha trovato necessario bloccare anche un'ulteriore «europeizzazione» e «occidentalizzazione» del pei. Il pei non diventerà né «più occidentale» né «più europeo». Finora si pensava che l'eurocomunismo significasse passa¬ re dai concetti orientali a concetti occidentali. Adesso invece Berlinguer vede trapassati anche i concetti occidentali, quelli che «affondano le radici nella Rivoluzione francese» (Reichlin sviluppa ulteriormente il suo pensiero auspicando anche un «partilo che vada olire la vecchia cultura economicista e statalista che fu sia della Seconda sia della Terza Internazionale»). Inseguendo la sua famosa «terza via», Berlinguer approda non a caso nel Terzo Mondo. La civiltà moderna occidentale oltre all'emarginazione sociale causa anche una crescente emarginazione nazionale, fra Nord e Sud del pianeta. E Berlinguer, con gli ultimi viaggi planetari, anche qui si dissocia dalla «logica» della civiltà occidentale per rivolgere la sua attenzione ai diseredati, ma emergenti popoli del Terzo Mondo. Più che nei partiti, possibili alleati, più che nelle alternative o compromessi più o meno storici. Berlinguer coglie la possibilità di un rilancio del pei sull'ondata degli spontanei movimenti per la pace, Può essere un'utopistica o futuristica fuga in avanti, una risposta velleitaria o lungimirante alla crisi dei partiti e delle ideologie, ma, tenendo presente la conformazione mentale del pei, la svolta di Berlinguer può ridursi anche in una fuga all'indietro. Fuggendo dall'Occidente si può cadere anche in Oriente. Finire emarginati inseguendo l'emarginazione. Incalzato dalle intuizioni di Craxi da una parte e da quelle di Palmella dall'altra. Berlinguer, dopo un anno di ripensamenti, sembra aver preferito adottare e teorizzare le intuizioni di Paniteli a. Frane Barbieri