Pettini: disoccupazione e terrorismo i due problemi che più mi tormentano di Marzio Fabbri

Pettini: disoccupazione e terrorismo i due problemi che più mi tormentano Il presidente s'incontra a Milano con i lavoratori delle fabbriche in crisi Pettini: disoccupazione e terrorismo i due problemi che più mi tormentano «So quale è il dramma dei senza lavoro, perché quando sono stato operaio ho conosciuto questa tragedia; parlerò a Spadolini della vostra situazione» - I lavoratori della Rizzoli rinunciano a una protesta Non c'è stata contestazione all'apertura della «Scala MILANO — Il presidente Sandro Pertini ha appena terminato il suo incontro con i sindacalisti e lavoratori di alcune fabbriche in crisi nella Sala dell'orologio di Palazzo Marino. Sotto le finestre, affacciate su piazza Meda, comincia a sfilare il serpente luminoso della «fiaccolata per l'occupazione». -Sandro, vai giù in piazza che ti aspettano' dice al presidente Luisa Morgantini della Firn e Pertini le risponde: -Certo, scenderò a stringere loro la mano, ma non come atto formale, sarà un gesto di amicizia vera». In municipio Sandro Pertini è arrivato pochi minuti dopo le 17. Esponenti di alcune delle maggiori realtà industriali in crisi lo hanno incontrato presenti il sindaco Carlo Tognoli. il vice-sindaco Elio Quercioli. l'assessore al Demanio Giulio Polotti. il prefetto Vicari. Su una poltrona di velluto verde, indosso il cappotto doppiopetto blu, fra i denti una pipa inglese. Sandro Pertini ascolta con attenzione. Accetta dal consiglio di fabbrica della Rizzoli-Corriere della Sera una riproduzione in rame della prima pagina del primo numero del quotidiano del 1876. -Ti ringraziamo — dice tra l'altro una lettera di accompagnamento — per l'impegno che hai profuso nel corso della tua vita in difesa dei valori democratici e costituzionali e per quello che continui a profondere nella lotta contro la corruzione-. Il sindacato dei poligrafici aveva preparato anche una contestazione: un lancio di volantini dal loggione nell'interno del Teatro alla Scala: grossi fogli (30 centimetri per quaranta) dovevano scendere in platea. Il testo, sotto un collage di titoli di giornale sul presidente Pertini e sul suo intervento in merito alla P2. diceva: -Le istituzioni vanno difese, i laiioratori sono d'accordo con il loro presidente, la democrazia si difende combattendo tutti i cospiratori». Ma la contestazione non c'è stata in omaggio a Pertini. che ha ringraziato per questo. -Potete immaginare — dice il presidente ai rappresentanti dei lavoratori — quale sia il mio stato d'animo per il problema della disoccupazione che insieme al terrorismo è uno di quelli che maggiormente mi tormenta. Il presidente della Repubblica ha poteri limitatissimi previsti dalla Carta costituzionale e a volte dicono che io vado oltre, come ad esempio è avvenuto per la questione inorale. Ma io sono pronto a ripetere tutto perché su questo sono di una intransigenza assoluta e perché sono consapevole che è quello che pensa il popolo italiano». Affrontando il tema della disoccupazione spiega di avere solo il potere di parlarne con il presidente del Consiglio con cui vado molto d'accordo e che si adopera molto». Pertini ha spiegato che la disoccupazione gli è venuta incontro in tutte le regioni in cui è stato, anche -in maniera ancor più penosa». -So cosa significhi — aggiunge — perché quando sono stato operaio ho conosciuto la tragedia della disoccupazione. Non faccio vane promesse, non voglio mentire prima di tutto a me stesso. Assicuro che parlerò al presidente Spadolini della situazione che Va maturando a Milano e vedrò che solleciti i ministri responsabili. E queste non sono parole di circostanza, ma di amicizia». Interviene un sindacalista: «Non ti chiediamo di più perché non vogliamo una repubblica presidenziale». La risposta di Pertini è immediata: -Nemmeno io». Poi un attimo di riflessione e riprende: -Sono giorni che vado a trovare uomini feriti in ospedale o rendo omaggio a salme. Puoi capire quul è il mio stato d'animo... Non l'i è stata una presidenza della Repubblica più tormentata della mia. Vittime del terrorismo, vittime del terremoto, la disoccupazione e quella forma di terrorismo die èia droga<. -Dicono — prosegue — ch'io varchi i confini posti dalla Carta costituzionale, può darsi, ma non l'ho mai fatto con animo presidenzialista. ma con animo di solidarietà verso gli italiani». Pertini ricorda la sua visita alle zone terremotate poi commenta: -Ho avuto la malinconica idea di dire in tv quel che ho visto sui ritardi nei soccorsi. Mi hanno sbranato, mi sono saltati addosso: ma credo di aver fatto il mio dovere». E ancora sulla P2: -Quelli che hanno visto il film in Parlamento ini hanno detto che è una documentazione agghiacciante, ina allora va bene quel che ho detto io e infatti ha avuto questa risonanza nel popolo italiano». -Errori? — conclude il presidente della Republica — Chi non ne commette, ma non contro l'interesse della nazione. Per troppa passione si può andare oltre i confini». Giunto in mattinata a Milano. Sandro Pertini. dopo una visita dal dentista e un giro in centro (ha comperato regali per le nipotine) ha mangiato al ristorante Bagutta: antipasto di coppa, risotto con ossobuco, grappa di mirtillo. Il tutto accompagnato con birra. Quindi un riposino in prefettura e nel pomeriggio una visita ai restauri del Cenacolo leonardesco e alla fondazione Giangiacomo Feltrinelli per la storia del movimento operaio. Marzio Fabbri I ri Milano. Fiaccolata dei dipendenti delle aziende in crisi

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