Dal terremoto piscine e alberghi di Ruggero Conteduca

Dal terremoto piscine e alberghi A Castellabate per alcune crepe sui muri hanno chiesto 15 miliardi di danni Dal terremoto piscine e alberghi CASTELLABATE — Di terremoto non è detto che si debba solo morire o soffrire: si può anche sopravvivere e approfittarne per migliorare addirittura la qualità della vita. Forti di questa convinzione, gli amministratori di Castellabate, un paesino arrampicato su una collina che si affaccia sul Golfo di Salerno, non hanno perso tempo: basando la loro richiesta su un mucchietto di calcinacci e su alcune crepe visibili su pochi ruderi di campagna sono riusciti prima ad ottenere il riconoscimento di Comune terremotato e poi. a tempo di record, ad approntare un «piano di ricostruzione» da far invidia a quelli di Lioni e Sant'Angelo dei Lombardi. Alla Regione hanno presentato un conto di ben quindici miliardi: nel programma dei lavori, infatti, sono incluse piscine pubbliche, campi da tennis ed altre attrezzature sportive, una intera zona de stinata ad alberghi, nuove strade panoramiche, otto su per-parcheggi (su una popo¬ lazione di poco più di mille abitanti), e persino tre anfiteatri: uno per ogni agglomerato urbano su cui si articola il Comune che comprende anche le frazioni di Santa Maria di Castellabate e San Marco, distanti fra loro in linea d'aria alcune centinaia di metri. E' prevista anche la costruzione di una pretura (costo 125 milioni) che a Castellabate è stata soppressa da anni e trasferita ad Agropoli. Più di tre dei 15 miliardi richiesti serviranno, cosi almeno si giustifica il sindaco Corrado Grande, socialista, per indennizzare i cittadini espropriati: il piano — sostengono in Comune — ha bisogno di grandi aree per poter essere realizzato. Ma è stata proprio la sua «faraonicità» a costituire la prima seria minaccia al progetto redatto dagli architetti Italo Iannuzzi e Maurizio Forziati. I primi a reagire, difatti, sono stati i cittadini colpiti da esproprio: hanno organizzato una raccolta di firme contro le decisioni della giunta (finora ne sono state raccolte 256) e contemporaneamente hanno inviato una serie di denunce alla Regione Campania, ai ministeri interessati e alla magistratura ordinaria. -Il programma votato dal Consiglio comunale nella seduta del 9 settembre 1981 — sostengono negli esposti — non è un "piano di recupero" come previsto dalla legge 219 n. 81 sui Comuni terremotati ma un vero e proprio piano regolatore. A Castellabate e nelle due frazioni di Santa Maria e San Marco non c'è un solo edificio da ristrutturare o da abbattere perché pericolante». Proprio qui, anzi, nell'ex palazzo dei conti Matarazzo. adibito in passato a orfanotrofio, hanno trovato rifugio nel novembre dello scorso an no più di un centinaio di terremotati veri provenienti dal le zone del cratere. E, durante la scorsa estate, non una stanza è rimasta vuota: persino i box sono stati affittati ai turisti. «Il piano di recupero — continua la denuncia — prevede persino l'esproprio di castelli e di edifici di notevole interesse storico (la Sovrintendenza di Napoli se ne sta interessando per porre alcuni palazzi sotto tutela), nonché la costruzione di uno sproporzionato e deturpante sistema viario e di attrezzature sportive che nulla hanno a che vedere con i danni di irrilevante entità subiti». «E tutto ciò — conclude l'esposto — sottraendo ben quindici miliardi ai veri terremotati, a coloro che ne hanno più bisogno e che ancora non hanno un tetto sotto cui ripararsi». Ma insomma, a Castellabate il terremoto c'è stato o non c'è stato? Questo è divenuto ormai l'argomento di scontro e, sulla risposta, il paese rima-! ne ancora diviso. Per gli am-l ministratori e per 46 «furbi che hanno presentato per tempo la domanda di inden Ruggero Conteduca (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Persone citate: Italo Iannuzzi, Matarazzo, Maurizio Forziati