Nel Canavese il maglio ha perso colpi

Nel Canavese il maglio ha perso colpi Viaggio in un «pianeta industriale» che si sta emancipando dalla tutela delPOlivetti Nel Canavese il maglio ha perso colpi L'antica attività dello stampaggio subisce la crisi dell'auto - Qualcuno chiude, altri cercano strade nuove DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CASTELLAMONTE — Tra Castellamonte, Forno, Rivara, Busano, Cuorgnè esiste forse il più alto concentrato di industrie di tutto il Piemonte; le fabbriche sono letteralmente una attaccata all'altra. Qui, ai piedi della montagna, è raggruppato l'ottanta per cento dell'industria italiana dello stampaggio a caldo dell'acciaio, con oltre 70 aziende e più di 3000 dipendenti. Da più di cent'anni il tremendo boato dei magli, divenuto per la gente dell'Alto Canavese un rumore familiare e rassicurante, ha accompagnato la formazione di una solida economia industriale, in costante espansione. E' una delle più antiche forme di industrializzazione in Italia. Qui esistono officine che sono nate addirittura nel '700, moltissime sono state fondate nell'800. Qualcuna ha una storia curiosa, come la Benevenuta di Forno Canavese, una cooperativa fondata nel 1891 da 104 operai «lavoranti in ferro e legno» di Forno e Rivara, dotati come unica ricchezza «di onestà e di abilità» e di 10 lire per sottoscrivere la quota sociale. Dalla cooperativa sono usciti molti degli operai che hanno poi fondato decine delle aziende attuali; la stessa cooperativa, .privatizzata» negli Anni 20, dopo varie vicende è passata ai discendenti di Gio- vanni Battista Benevenuta, uno dei fondatori. Le fabbriche più antiche sono ancora aggrappate alla montagna, allo sbocco di una valle da cui precipita un fiume, un torrente. E' stata l'acqua l'elemento decisivo della nascita dell'industria dell'Alto Canavese; l'acqua faceva girare le turbine e queste muovevano i magli «a testa d'asino-, giganteschi martelli con i quali i vecchi operai facevano miracoli modellando il ferro incandescente. Dappri¬ ma producevano falci, zappe, aratri, e quei paioli di rame che adesso bisogna cercare dagli antiquari. Poi la storia dei 'forgiatori' canavesani si intreccia con quella della nascente industria italiana, con quella dell'automobile in particolare. Ma adesso anche i magli stanno perdendo colpi. Gran parte della produzione, infatti, serve all'industria dell'auto, dei veicoli industriali, delle macchine movimento terra, tutti settori in crisi; altri cam¬ pi che davano lavoro agli stampatori dell'Alto Canavese, come ì veicoli ferroviari, i motori marini, l'industria petrolchimica, vanno meglio, ma non bastano. L'industria dello stampaggio a caldo è cresciuta in maniera fin troppo vigorosa nel loom, ha aumentato fortemente la produttività grazie all'innovazione tecnologica, ora cerca una via d'uscita che non sembra facile da 'inventare'. E' un settore su cui sono venuti a gravare contempora¬ neamente molti pesanti handicap. Consuma una quantità enorme di energia, nafta o elettricità, per riscaldare l'acciaio e per muovere le gigantesche macchine, sia i magli che le più moderne presse; ha elevatissimi costi di trasporto mentre il 'Valore aggiunto' è molto basso; l'acquisto dell'acciaio comporta l'immobilizzo di ingenti capitali per un periodo piuttosto lungo, creando assillanti problemi di liquidità alle aziende quando le banche chiudono i cordoni della borsa; l'acciaio è rincarato in ottobre del 20 per cen to e ci si attende un altro rincaro del 15 per cento in gen naio. Il costo degli investimenti è sicuramente tra i più elevati dell'industria: un posto di lavoro costa circa 200 milioni, impoantare un forno e una pressa, cioè creare un'industria 'minima' con una ventina di addetti, costa un paio di miliardi. Insomma, i fattori negativi che hanno determinato la crisi mondiale delle economie avanzate si sono addensati con il massimo della concentrazione e della virulenza su questo antico e minuscolo •universo industriale' minacciandolo nelle fondamenta Qualcuno già teme per l'equilibrio economico e sociale dell'Alto Canavese, e parla di «pericolo di deindustrializza' zione». Vittorio Ravizza

Persone citate: Battista Benevenuta, Benevenuta, Busano, Forno, Vittorio Ravizza

Luoghi citati: Castellamonte, Cuorgnè, Forno Canavese, Italia, Piemonte, Rivara