Quel minuscolo «nodo» che s'avverte al seno
Quel minuscolo «nodo» che s'avverte al seno Tumore alla mammella, un problema sociale Quel minuscolo «nodo» che s'avverte al seno In prima linea, di fronte al problema del tumore della mammella, c'è oggi, accanto alla sempre più informata e cosciente «preoccupazione-attenzione» di tutte le donne, il più straordinario potenziale delle conoscenze scientifiche, strategicamente tese verso la soluzione e il rimedio. La malattia è di alta rilevanza sociale e presenta un quasi irripetibile mosaico di problemi epidemiologici, biologici, ormonali, diagnostici, farmacologici, chirurgici, emotivi, psicologici ed estetici. Il bilancio dei risultati è decisamente e continuamente migliorato nel corso degli ultimi anni e le prospettive — visti la più fattiva diagnosi precoce, la più collettiva apertura culturale e il razionale dei moderni protocolli terapeutici — sono enormemente cambiate dai tempi non lontani di 50 anni fa, quando la nonna— per paura, malinteso pudore o ignoranza — teneva a lungo nascosto il segreto della sua subdola lesione al seno. Oggi la donna sa che quanto prima si fa diagnosi di «localizzazione » di «minimal breast cancer» (cioè di un «nodo» al di sotto di 1 cm di diametro) tanto più si può fondatamente sperare di giungere alla guarigione con un intervento limitato e non «compromettente» dal punto di vista psicologico ed estetico-femmineo. La realtà, disgraziatamente, è ancora diversa e non tutti i casi sono cosi precocemente diagnosticati (di qui l'obbligato ricorso a interventi e terapie di maggior sacrificio). Nei giorni scorsi, a Torino, al VII Congresso nazionale di Oncologia su «Attuale strategìa per il controllo del carcinoma mammario» (presidente F. Morino), epidemiologi, oncologi sperimentali e clinici, immunologi, endocrinologi, radiologi, ginecologi, chirurghi e farmacologi di tutta Italia hanno esplorato le più concrete possibilità attuali della «Prevenzione» (presidente L. Caldarola, moderatore M. A. Dina), «Metodiche di diagnosi precoce» (A. Caputo, G. Juliani; G. De Benedictis, P. Gavosto), «Depistages (V. Staudacher, G. C. Maltoni), «Terapia chirurgica» (G. Marcozzi, W. Montorsì; I. Donini, E. Foti), «Radioterapia» (G. Rodolico, G. L. Sannazzari; M. Piazzi, G. Pisani), «Ormonoterapia» (G. Lenti, A. Pellegrini; F. Ceresa, G. Ferraris), «Chemioterapia» (L. Frati), «Terapia del dolore» (L. Babini, F. Mazzeo), «Chirurgia ricostruttiva» (V. Bergonzelli). Quali sono le «variabili» che caratterizzano il «maggior rischio» nella donna, tenuto conto che già il «rischio-base» riguarda 5 donne su 100? 1) l'età (al di sopra dei 35 anni); 2) la «parità* (il rischio è accresciuto nella nullipara e ancor più dalla gravidanza oltre i 30 anni, la gravidanza in età giovane offre invece relativa protezione); 3) il numero e la durata degli allattamenti; 4) forse la familiarità; 5) ì sintomi soggettivi di anormalità alla mammella. Prima buona garanzia di «tempestività» è VA.E.S. (autoesame del seno): nel 70-90% dei casi è la donna a scoprire il «nodo» (specie se l'autoesame le è stato insegnato dal personale medico e paramedico e non dai mass media). Fondamentale, ovviamente, è la minuziosa, «mirata» e periodica visita medica. Test di primo livello per la diagnosi precoce sono la mammografia, la «xero», l'«eco» e poi, forse, anche la «termografia». Quali i fatti nuovi? Gli indirizzi chirurgici — visto che la chirurgia è tappa prima e fondamentale, ma da inserirsi in un programma strategico multidisciplinare — sono sensibilmente cambiati. Gli interventi demolitivi, «allargati» e «superallargati» — ha detto L. Caldarola, presidente della Società italiana di Prevenzione, Diagnosi e Terapia dei Tumori —, sono sostituiti da interventi meno traumatizzanti e più rispettosi del problema estetico-psicologico della donna (interventi più conservativi e settoriali, mastectomie modificate, con conservazione dei muscoli pettorali). Trattamento «tipizzato», quindi — e non standardizzato — soprattutto in obbedienza al «profilo» diagnostico della biochimica ormonale. A comandare la linea della terapia sono i «recettori» (da studiarsi, sempre, sul pezzo operatorio) per la fondamentale alternativa: è (o non è) un tumore «ormono-rispondente»? (nel 67% dei casi i tumori della mammella lo sono). Ezio M inetto
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