Cerchiamo qualcosa di «inutile» per il lebbrosario di Macapà

Cerchiamo qualcosa di «inutile» per il lebbrosario di Macapà Sorto nel 1967 nello Stato di Lamapà, centro dell'Amazzonia Cerchiamo qualcosa di «inutile» per il lebbrosario di Macapà Fu fondato da Marcello Candia, un ex imprenditore milanese che vendette ogni bene per costruire l'ospedale - Ora è in Italia per raccogliere altri fondi per i suoi ammalati ROMA — «Operazione Macapà»: i manifestini che l'annunciano da qualche tempo appaiono negli androni dei palazzi, dinanzi alle chiese, si trovano infilati sotto i tergicristalli delle auto. Invitano a donare carta straccia, abiti usati, o quanto altro di «inutile» ci si ritrovi in casa per uno scopo nobile: sovvenzionare l'ospedale sorto ormai da quindici anni a Macapà. appunto, capitale dello Stato del Lamapà, al centro dell'Amazzonia, proprio dove passa l'Equatore. Un'iniziativa dovuta a un ex imprenditore milanese che ha venduto le industrie chimiche ereditate dal padre e ha investito ogni lira nella costruzione del lebbrosario brasiliano. E' Marcello Candia. oggi sessantacinquenne. un uomo pacato che in questi giorni si trova in Italia proprio per racimolare altri fondi per i suoi ammalati. — Chi sta organizzando queste raccolte? «Si tratta in genere — risponde Candia — di gruppi spontanei, che poi mi mandano il ricavato, o me lo fanno recapitare attraverso il Pontificio Istituto per le Missioni Estere di Milano. Io sono venuto per altri motivi: ho acquistato materiali e medicine per milioni di lire ed ho approfittato di una nave degli armatori Costa per far portare tutto in Brasile. Lo faranno gratis». — Da quanti anni vive in Brasile? «Da ventiquattro. Da quando cioè vendetti le aziende di Milano e Napoli di mio padre e decisi di costruire l'ospedale. -La prima idea mi venne nel '57. Ero ancora studente universitario. Avevo fatto alcuni viaggi, in Asia, in Africa, nell'America Latina, avevo visto zone in cui occorrevano soprattutto ospedali... Io non sono sposato, prima di partire aiutavo già le missioni da Milano, soprattutto quelle che si trovano alle foci del Rio delle Amazzoni, a Macapà*. — Ha investito tutto in quell'impresa? -Fino all'ultima lira. Compravo materiali da costruzione in Italia e approfittavo di alcune navi che partivano vuote da Genova per andare a caricare, in Brasile, dei minerali. Nel Macapà c'è il più grosso giacimento di manganese esistente al mondo». — Quanti posti-letto ha oggi il suo ospedale? iCentocinquanta. Ma assistiamo i lebbrosi anche attraverso un ambulatorio: ne abbiamo in cura cinquecentoventi. — Quante persone lavorano con lei? «Venticinque medici, sessanta infermieri e duecentoventi persone impiegate per le pulizie e le cucine». — Lavorano gratis? «No, sono tutti stipendiati. Quelli che prestano la loro opera gratuitamente sono le suore e il personale religioso. Perciò abbiamo bisogno di fondi ». «L'ospedale — racconta Candia — ha cominciato a funzionare nel '67, prima con visite ambulatoriali e poi, con il passare dei mesi, anche con visite interne. Oggi non si praticano solo cure successive al¬ l'accertamento delle malattie. Ricorriamo anche alla medicina preventiva. Abbiamo una scuola di infermieri professionali per migliorare il livello professionale del lebbrosario. E' una promozione umana come vede». — Lei si occupa solo di Macapà? «Fino a poco tempo fa si. Adesso, invece, mi interesso anche del lebbrosario di Marituba che è gestito dal governo. In Brasile, aderendo alle decisioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno deciso di chiudere i lebbrosari sulla falsariga di quanto si è fatto con i manicomi in Italia. Ma non si sono create le strutture adeguate: noi cerchiamo di dare un aiuto. — Quanti lebbrosari ci sono in Brasile? «A migliaia. Basti pensare che sei abitanti su mille sono affetti dalla lebbra». — Gli aiuti dei privati da chi e come vengono sollecitati? Chi si interessa in Italia di far conoscere ciò che fate e di organizzare sottoscrizioni? «Abbiamo un gruppo di amici che fanno capo al Pime e che stiamo costituendo in associazione. Se non altro per dare una continuità agli aiuti indispensabili all'ospedale. Io ho ormai sessantacinque anni, net '78 sono stato operato di cuore. Da anni mi sono trasferito in Brasile; ogni tanto, però, torno in Italia per raccogliere aiuti. Adesso mi sto occupando di altri lebbrosari in Amazzonia e abbiamo tanto bisogno». — Se qualcuno vuol mandarvi direttamente un'offerta a chi può scrivere? «Può indirizzare a dottor Marcello Candia, Caixa Postai 615, Belem 66000, Stato del Para Brasile. Oppure Pime, via Mose Bianchi, 94 20149 Milano». Una cosa è certa: ogni lira finirà effettivamente a chi ne ha estremo bisogno. Ruggero (tinte due a

Persone citate: Candia, Marcello Candia