Scongiurare il suicidio con la legge di A. Galante Garrone
Scongiurare il suicidio con la legge Scongiurare il suicidio con la legge Non ci si può sottrarre all'angoscia per la sorte di due dei tre giovani digiunatori cosi vicini alla soglia della morte. Qualcosa si deve pur fare, per salvarli; ma senza aggrapparsi ad appigli artificiosi, e senza violare la legge. Oggi come oggi, nel precipitare della situazione, la prima e forse la sola via da battere è l'alimentazione coatta. Il rimpallo delle responsabilità fra autorità sanitarie, ministeriali, carcerarie è già durato troppo a lungo. La recente riforma sanitaria (con i poteri discutibilmente conferiti ai sindaci) non può avere menomato quelli che sono i fondamentali poteri-doveri di tutti i preposti alla custodia dei detenuti, dalla guardia carceraria su su fino al ministro di Grazia e Giustizia. La responsabilità di sopraintendere alla vita e alla salute e alla sicurezza fisica dei carcerati include, oggi come sempre, anche l'adozione di tutte le misure atte a prevenire il suicidio e ogni altra forma di violenza contro la propria persona. (E tutti sanno che a tale finalità si ispirano meticolose norme regolamentari in vigore da secoli). Questa perdurante responsabilità non può non indurre gli istituti di prevenzione e di pena, facenti capo al ministero, d'intesa con le autorità sanitarie, a impedire, senza più un'ora sola di indugio, anche con l'alimentazione forzata, l'irreparabile. Si vincano dunque le perplessità e i dubbi, assumendosi con tranquilla coscienza il compito di un intervento radicale che assicuri la sopravvivenza di queste persone. Per il resto, il dovere del momento è di affidarsi alla legge, senza demagogiche istanze. Facciano i giudici tutto quello che possono, valendosi dei poteri discrezionali a loro concessi (e magari battendosi, nelle debite sedi, perché questi poteri siano ampliati, come qualcuno in questi giorni ha già proposto); ma non gli si chieda di fare quel che la legge non permette di fare. Non si aprano brecce pericolose, non si introduca il principio che basta la seria, anche tragica minaccia di darsi la morte per infrangere il necessario rigore dell'azione penale. Se il nostro discorso si fermasse qui, potrebbe apparire arido e astratto. Abbiamo il dovere di chiederci perché questi tre giovani si siano decisi a un atteggiamento cosi disperato. Ebbene, credo che non si possa negare che a ciò essi sono stati spinti dalla situazione vergognosa e terribile in cui sono ridotte molte delle A. Galante Garrone (Continua a pagina 2 In quarta colonna)
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