Dure critiche a Begin

Dure critiche a Begin Dure critiche a Begin NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Non era ancora asciutto l'inchiostro delle firme apposte dai ministri della Difesa Usa Weinberger e israeliano Sharon all'accordo per la cooperazione strategica tra Stati Uniti e Israele e già si davano interpretazioni opposte su di esso. Secondo Washington si tratta di una vittoria americana perché l'accordo non si discosta quasi dalle proposte Usa originali; Gerusalemme sostiene che il successo è suo perché ha ottenuto quasi tutto ciò che aveva chiesto. Ma in Israele tanto i laboristi quanto i comunisti hanno proposto mozioni di sfiducia al governo, (che la Camera discuterà oggi) considerando l'accordo pericoloso per la sicurezza del Paese. Frutto di un compromesso tra le posizioni israeliane e quelle americane, l'intesa è composta di un preambolo e di sei articoli formulati in termini vaghi. Essa prevede una cooperazione strategica destinata ad affrontare qualsiasi minaccia alla sicurezza e alla pace nella regione da parte dell'Unione Sovietica o di altre forze da essa dipendenti, «esterne al Medio Oriente e che potrebbero esservi introdotte». Questa collaborazione si manifesterà anche attraverso manovre militari congiunte aeree e marittime, manovre d'emergenza e altre forme che le due parti giudicheranno opportune. Una commissione mista dovrà precisare questi punti e terrà una prima riunione in Isrraele nel mese di gennaio, alla quale dovrebbe partecipare Weinberger. Sharon ha sottolineato in un'intervista alla radio i lati positivi dell'accordo, facendo notare anzitutto che è stato firmato tra i due governi e non tra i due ministri della Difesa, che si parla espressamente di assistenza reciproca tra i due Paesi, e infine che nessuna delle parti può denunciarlo senza preavviso di sei mesi. Ha aggiunto che esso «risponde alla maggior parte delle richieste israeliane». Analoghi commenti dell'ufficio del premier Begin, che parla ottimisticamente di possibili sviluppi e intese future, senza tener conto delle voci che giungono da Washington, secondo cui è prevalsa la tesi americana di una cooperazione limitata e della rinuncia da parte degli israeliani alla maggior parte delle loro rivendicazioni. Negli ambienti dell'opposizione si è convinti che Israele, rinunciando alle manovre terrestri congiunte e al deposito di armi americane sul suo territorio, ha abbandonato le sue due principali richieste. I gruppi parlamentari del Maarach (laboristi e Mapam) e dei comunisti hanno già depositato una mozione di censura contro il governo, affermando che l'accordo è pericoloso perché potrebbe trascinare il Paese in una guerra al di fuori dei suoi confini e al di là dei suoi interessi. L'ex premier Rabin ha dichiarato: «C'è il rischio che l'esercito d'Israele debba battersi per interessi che non sono quelli essenziali dello Stato ebraico» I comunisti sono andati oltre affermando che «questo accordo trascinerà Israele in una guerra che minaccia di essere catastrofica». Il dibattito odierno alla Camera si presenta tempestoso: tutti i deputati che si trovano all'estero sono stati richiamati: anche il ministro Sharon Ita abbreviato la permanenza a Washington Giorgio Romano

Persone citate: Begin, Rabin, Washington Giorgio Romano, Weinberger