Israele potrà usare i satelliti spia degli americani in Medio Oriente?

Israele potrà usare i satelliti spia degli americani in Medio Oriente? L'accordo strategico firmato da Weinberger e Sharon a Washington Israele potrà usare i satelliti spia degli americani in Medio Oriente? Immediata reazione dei Paesi arabi - II ministro degli Esteri siriano ad Habib: «La mediazione Usa ora non è più accettabile» -1 Dieci della Cee tornano a chiedere la partecipazione dell'Olp ai negoziati di pace DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — L'accordo strategico firmato l'altro ieri con Israele è il primo concluso dagli Stati Uniti in Medio Oriente all'esplicito scopo di bloccare l'espansione sovietica. Mentre il governo Begin sperava di farne la struttura portante di un'alleanza militare anche contro eventuali attacchi arabi, il governo Reagan ha insistito perché avesse un ambito molto limitato. L'accordo è contro 'la minaccia dell'Urss o di forze sotto il suo controllo provenienti dall'esterno della regione-, e quindi cubani: in casi estremi, potrebbe comportare la difesa di Paesi arabi filoccidentali. Significativamente, i due governi hanno precisato che l'accordo «non si dirige contro Stati o gruppi di Stati mediorientali'. Più che sul Golfo Persico, e quindi sulla funzione di Israele come -ponte, per i giacimenti petroliferi, l'accordo strategico è inoltre collocato sul Mediterraneo. Le manovre militari congiunte, aeree e navali, che esso prevede, si inquadrano in questo mare, non nel Golfo Persico. Questa scelta geografica non è casuale: gli Stati Uniti hanno pensato soprattutto al Libano e alla Siria, su cui si appuntano le mire sovietiche. Per il Golfo Persico, essi contano di fare perno sull'Arabia Saudita, a cui forniranno gli Awacs. nonché sull'Oman e sulla Somalia, con cui hanno raggiunto intese per l'apertura di «punti di appoggio logistico'. Israele ha firmato l'accordo strategico con riluttanza, ma nella consapevolezza di non avere alternative. Tra il governo Begin e quello Reagan esiste il tacito patto che ha sempre legato Tel Aviv a Washington: e cioè che il secondo proteggerebbe il primo se la sua sopravvivenza fosse in pericolo. Israele si era proposto di formalizzare l'impegno. Adesso, può solo sperare di strappare qualche concessione in seno agli organismi che verranno costituiti. Il più importante sarà il •consiglio di coordinamento', che si riunirà per la prima volta a gennaio. Esso stabilirà nei particolari ile attività preparatorie' a eventuali conflitti. I capitoli dell'accordo sono segreti. Si sa che alcuni contemplano progetti di ricerca e sviluppo congiunti in campo militare; collegamenti dei trasporti e dei mezzi di comunicazione: apertura di depositi per armi, munizioni, e medicine (questo punto non è ancora completamente definito). Notizie non confermate parlano di accesso di Israele ai satelliti artificiali spia degli Stati Uniti. Tra i Paesi arabi vi è già stata una ripercussione immediata. A Damasco, il ministro degli Esteri siriano Khaddam ha comunicato al negoziatore Usa Habib che la sua mediazione non è più accettabile mperché l'America si è alleata a Israele'. Con l'accordo strategico, gli Stati Uniti pensano di poter raggiungere tre obiettivi. Il primo è quello di creare i presupposti per accordi analoghi contro l'Urss coi i Paesi arabi amici, innanzitutto l'Arabia Saudita. Il secondo è di spingere Israele ad accettare la partecipazione dell'Italia, della Gran Bretagna, della Francia e dell'Olanda nella Forza di pace del Sinai. Il terzo è di realizzare il passaggio dal trattato di Camp David a negoziati di pace sulla base del piano di Riad. L'impresa diplomatica è molto difficile e richiederà forse anni. Sulla Forza di pace del Sinai hanno ieri conferito il segretario di Stato americano Haig e il ministro della Difesa israeliano Sharon. Haig ha esaminato una controproposta alla proposta da lui avanzata per la presenza europea, e manifestato 'Cauto ottimismo' sulla riuscita delle trattative. Sharon ha detto ai giornalisti che • Tel Aviv e Washington potrebbero diramare un comunicato congiunto entro la fine della settimana'. Le trattative sono state complicate dalla presentazione all'Onu del documento programmatico dei «Dieci» sulla Palestina. La Cee si è pronunciata compatta, con una dichiarazione messa agli atti, a favore dell'inclusione dell'Olp nei negoziati mediorientali. Un incidente ha inoltre profondamente irritato la delegazione israeliana al Palazzo di vetro. L'Olp ha piantato la sua bandiera in un corridoio, e il suo rappresentante. Terzi, spalleggiato da colleghi arabi, ha impedito alle guardie di toglierla. Il segretario generale Waldheim è accorso, ma non è riuscito a dissuadere i dimostranti dalla protesta. Accanto alla bandiera c'era una mappa con Israele cancellato. Ennio Carello

Persone citate: Begin, Ennio Carello, Haig, Reagan, Waldheim, Weinberger