«MI non riceveva ordini da Padova» di Vincenzo Tessandori

«MI non riceveva ordini da Padova» «Italicus», una testimone ritratta «MI non riceveva ordini da Padova» Margherita Luddi, aveva parlato in istruttoriadilegainitirafascistW DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLOGNA — Fra le troppe «verità» finora raccontate, le mille amnesie, le incredibili incertezze, in questo processo per la strage sull'Italicus, affiora di tanto in tanto qualche indizio che sembra dover portare lontano. Cosi, ieri mattina (sedicesima udienza) da un verbale che qualcuno forse pensava dimenticato salta fuori il nome di Padova e con esso tutti i sospetti sugli intrighi e i progetti neri di colpi di Stato. S'interroga per la quarta volta Margherita Luddi accusata di aver trasportato a Firenze la bomba che provocò la carneficina sul treno, di detenzione d'arma e di partecipazione ad associazione sovversiva. Si ottengono mezze risposte e per ora invano il pubblico ministero Luigi Persico cerca di farle capire che soltanto per una particolare benevolenza dell'accusa lei non si trova in gabbia con Mario Tuti, Luciano Franci e Pietro Malentacchi. Le mezze risposte della ragazza finiscono per provocare irritazione nella Corte e negli avvocati della parte civile. Un foglio stretto in mano e l'avvocato Roberto Montorzi legge: -Franci era sempre privo di denaro, anche 10 spesso l'ho aiutato. Penso che ricevesse direttive e forse aiuti economici da Tuti Mario 11 quale, credo, a sua volta ricevesse direttive da Padova. Infatti Franci mi ha detto che la prossima settimana sarebbe dovuto andare a Padova-. E' un interrogatorio del 26 gennaio 1975, la «banda Tuti» è stata appena individuata. Franci e Malentacchi sono finiti in carcere da quattro giorni. Assassinati due poliziotti il «geometra della morte» è fuggito da casa a Empoli ventiquattr'ore avanti. Margherita Luddi fa un racconto che sembra spontaneo al sostituto procuratore di Arezzo. Mario Marsili genero di Licio Gelli capo della P2. E' un punto importante, questo, e ora è il pubblico ministero Persico a insistere: -Perché diceva che Tuti riceveva direttive da Padova? E a Padova chi dava gli ordini? Forse Massimiliano Facchi¬ ni?'. E' il nome di un camerata che conta, conosciuto da anni come uomo assai vicino al professor Franco Freda, finito anche nelle indagini sulle trame dei fasci nate dall'inchiesta per la strage alla stazione nell'agosto '80. La risposta della ragazza è precisa: •Non ho mai detto niente di simile*. Quella volta Margherita Luddi aveva anche aggiunto: -Le armi trovate nella mia abitazione me le ha date Franci Luciano. Sapevo che si trattava di armi e di munizioni. Anche i passaporti trovati nella mia abitazione li avevo avuti in custodia da Franci Luciano. Quanto agli esplosivi trovati a Ortignano ReggioIo, ammetto che sapevo che si trovavano nella casa di mia nonna; li aveva portati il Franci con altre due persone che non conosco*. Ma più tardi, quando venne interrogato dal giudice istruttore Chimenti, la ragazza ritrattò e ieri ha confermato che nella prima deposizione aveva detto soltanto menzogne. Perché? Non intende spiegarlo. Ripete ogni momento: «Ora basta, è cosi. Me ne vado, se si continua con queste domande». E' mezzogiorno e mezzo, due ore prima si era presentata facendo credere di essere disponibile ad «aiutare la giustizia», ma sedendosi aveva mormorato: -Tanto io non so niente». In un sussurro, tanto che la cosa non è stata verbalizzata, più tardi aveva detto: -Sono stata anche minacciata». Da lei non si riesce a sapere altro. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Arezzo, Bologna, Empoli, Firenze, Padova