Calvi per cinque ore dai giudici parla del caso Sindona-Ambrosoli
Calvi per cinque ore dai giudici parla del caso Sindona-Ambrosoli Il presidente dell*Ambrosiano interrogato come testimone a Milano Calvi per cinque ore dai giudici parla del caso Sindona-Ambrosoli DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, è tornato ieri al palazzo di Giustizia di Milano. Questa volta era nelle vésti di testimone interrogato dai giudici istruttori Giuliano Turone e Gherardo Colombo che indagano sul finto rapimento di Michele Sindona, sull'omicidio di Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana nonché su un tentativo di estorsione contro Enrico Cuccia, presidente della Mediobanca. L'interrogatorio è stato piuttosto lungo, quasi 5 ore tra mattina e pomeriggio. Al termine del colloquio Roberto Calvi non ha voluto dire nulla. Più cordiali, ma ugualmente ligi al segreto istrutto¬ rio, i magistrati. Hanno spiegato che Calvi era stato ascoltato come «teste libero», quale imputato in un procedimento connesso, aggiungendo comunque che la connessione può essere di varia natura. L'interrogatorio di ieri era il proseguimento di uno iniziato il 16 giugno scorso. A quell'epoca Calvi si trovava detenuto, in attesa di giudizio per omesso rientro di capitali dall'estero e esportazione illecita di valuta. Non si sa ovviamente quale sia stato il contenuto degli interrogatori. Si suppone che si sia trattato dei rapporti economici intercorsi tra Calvi e Sindona e della campagna di stampa ricattatoria messa in piedi da Luigi Cavallo per conto, sembra, del finanziere siciliano. I primi rapporti risalgono agli anni '73-74 quando il Banco Ambrosiano condusse alcune operazioni finanziarie in comune con le banche di Sindona. In seguito, quando vi furono le prime avvisaglie del crack. Sindona avrebbe chiesto aiuto a varie persone, tra cui Calvi. Sembra che in un primo tempo quest'aiuto ci sia stato, ma che poi Calvi abbia deciso di disinteressarsi. A questo punto sarebbe intervenuta la «agenzia A» di Luigi Cavallo con una campagna di stampa diffamatoria che investì Calvi, Cuccia e la Banca d'Italia. In particolare, per quanto riguarda il presidente dell'Ambrosiano, erano stati stampati dei manifesti in cui veniva accusato di essere un esportatore di valuta. La campagna di stampa poi cessò. Sembra che all'origine della «tregua» ci sia stato un viaggio di Calvi a New York per incontrare Sniderà e c'è anche chi fa il nome di Lidi Golii come presunto «pa ciere».
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