La protesta delle minoranze sotto il segno della musica di Edoardo Ballone
La protesta delle minoranze sotto il segno della musica Festival popolare ad Aosta fino al prossimo lunedì La protesta delle minoranze sotto il segno della musica DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AOSTA — Il pubblico ha applaudito a lungo Franco Madau. cantautore sardo che porta in giro per l'Italia e per l'Europa degli immigrati i dolori e le frustrazioni della sua isola. Madau ha cantato per oltre un'ora sul palcoscenico del teatro Giacosa di Aosta e il suo successo è significativo. Infatti, il cantautore è stato il primo a cimentarsi una settimana fa nella rassegna «Musica e minoranze... Ieri sempre al Giacosa. è stato il turno degli «Artesin», gruppo di musica popolare delle valli occitane del Piemonte e il prossimo appuntamento sarà la «Chorale à voix mixtes» definita «les soldats de la neige», valdostana. Si concluderà cosi questa trilogia delle minoranze voluta dall'Arci locale e organizzata da un gruppo di giovani che credono nel particolarismo etnico e linguistico. « Vuole essere un confronto fra gente che per secoli ha subito ingiustizie ed è stata relegata in posizioni subalterne di vita» spiega Mauro Suppo, responsabile valdostano dell'Arci. Cosi è nato questo primo confronto in terra valdostana, una specie di festival degli scontenti, ma pure un'occasione per mettere in evidenza la problematica delle minoranze. Il via l'ha dato Franco Madau. uno di quelli che l'uomo tranquillo definisce «personaggio». Emigrato a Milano nel '68 dopo avere lavorato nei magri campi del Campidano. Franco Madau s'è trasformato in operaio meccanico. Ma ben presto s'è stufato. Orario a ritmi precisi, caseggiati affollati e anonimi, freddo e nebbia si sono rivelati nemici per questo piccolo isolano abituato a vivere all'aria aperta, a contatto con i suoni nascosti della sua terra e con un sole già luminosamente africano. Madau diventa cantautore «per esprimere la rabbia e i dolori della sua isola», come egli stesso spiega. Chi meglio di lui poteva aprire la trilogia delle minoranze? Per oltre un'ora ha cantato storie di emigrazione, di ingiustizie baronali, di servitù militari. E. ovviamente, con parole in lingua sarda e con ritmi di cadenza antica proprio come quelli della sua gente. E' poi stato il turno, ieri, degli occitani che hanno cantato nella lingua d'oc, accompagnandosi con strumenti «etnici» tipo la ghironda, il semitun e il pifre. Anche loro hanno raccontato brani di emigrazione e di miseria. Infine, il prossimo lunedi, i valdostani con il loro bagaglio culturale fatto di canzoni in francese e in patois. Storie di paesi abbandonati, di montagne innevate e di pastori che pascolano chiamando le loro pecore con nomi identici a quelli del Vallese e della Sa voia. «Abbiamo preparato questa breve rassegna per parlare della realtà delle minoranze attraverso la musica. Quella, per intenderci, che unisce in chiave universale i popoli- sottolinea Suppo. Il pentagramma, si sa, può essere più utile di un dibattito per far conoscere le aspirazioni di qualcuno. In questo caso, delle minoranze. Edoardo Ballone
Persone citate: Chorale, Franco Madau, Giacosa, Madau, Mauro Suppo, Suppo, Vallese
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