Christiane Ensslìn: cerco la verità sul dramma di Stammheim

Christiane Ensslìn: cerco la verità sul dramma di Stammheim Incontro con la sorella della terrorista tedesca Christiane Ensslìn: cerco la verità sul dramma di Stammheim COLONIA — Christiane Ensslìn. giornalista, modello vivo d'una delle protagoniste del film di Marnai et he Von Trotta Anni di piombo, sorella della terrorista Cucirmi Ensslìn trovala cadavere la mattina del 18 ottobre 1977 nel supercarcere tedesco di Stammheim, sta scrivendo un libro. L'unica stanza del suo appartamento, alto su un viale d'alberi a Colonia, e Invasa da fascicoli gonfi di documenti, ritagli, fotocopie: se ne possono contare ollantré. accatastali in ordine tremendo. Alla parete c'è Max Ernst, poi la fotografia della ragazza con la frangia che mori nella sua cella contemporaneamente al compagni Andreas Baader e Jan-Cari Raspe della Rote Armee Fraktion: morti per suicidio collettivo, dissero le autorità: morti ammazzali dalle autorità, sospettarono I loro compagni. I parenti, tanti altri nel mondo. Alla parete c'e la fotografia del padre che pure non credette alla versione ufficiale, un uomo non giovane, serio: il pastore protestante e teologo Ensslìn. genitore prepotente e onesto d'una grande affettuosa famiglia. Selle figli: uno se impiccalo per ragioni sue. Gudrun e finita cosi, gli altri vivono un'altra vita in Svevia. Da quattro anni Christiane si dedica totalmente a cercare prove della verità sulla morie della sorella, ad allinearle nel dattiloscritto del suo libro. Ha quarantadue anni, un'estrema magrezza febbrile, capelli corti, sorriso dolce, voce pacala Insistente e irriducibile: abita con uno biondo e bello che si chiama Malie in onore dei Quaderni di Malte Laurids Brigge di Rilke. Malte Vorbeck. il suo compagno che contrariamente a quanto narrato nel film non l'ha lasciala ma le vuole bene, lavora con lei. e accanilo quanto lei nell'indagine. Alla parete, una piccola vecchia fotografia mostra Christiane Ensslìn bambina con le trecce: esitante e ridente, a braccia spalancate, in bilico sull'asse d'equilibrio. —Com'è, «netto libro? • // titillo è Stammheim: non un libro di ricordi personali su mia sorella, ma un'inchiesta giornalista sugli avvenimenti tedeixhi del 1977 Molto dettagliata ed esatta, divisa in Ire parti condizionamento politico di un suicidio, il modo in cui i media nonno trattato il terrorismoe presentato i terroristi come mostri, belve: contestazione strettamente tecnica delle risultanze della polizia criminale sui morti nel carcere; rapporto sugli assassina politici compiuti in questi anni in Europa da diversi servizi segreti. Un mosaico di informazioni, connessioni, documenti, che disegnano il contesto politico c/e.'/«T'enfi) le conclusioni vengono lasciale al lettore. Non so quanto tempo ci vorrà per terminare il libro: ci sono processi incompiuti nei quali deve ancora deporre il testimone-chiave VotkerSpeitel». — Chi è? • Uno del gruppo che sequestrò Schleyer Era a Stammheim in attesa di processo, e la mattina in cui gli altri vennero trovati morti, mentre tutte le radio e televisioni ripetevano "si sono uccisi", dichiarò subito d'aver dato lui tre pistole agli avvocati difensori dei detenuti, perché le nascondessero nelle loro borse legali e le portassero nelle celle agli aspiranti suicidi Adesso Speitelè libero, non si sa dove So che a Città del Messico i stato interrogato dal console italiano come testimone d'una faccenda riguardante l'avvocato Spazzali Nell'agosto scorso ha concesso al settimanale Stern li )i di ferri s fa dice daver ricevuto dopo la sua testimonianza, oltre la libertà, "alcune decine di migliaia di marchi, circa 50 000". — Lei vuol dimostrare che sua sorella e gli altri sono stali uccisi? Alcuni pensano che siano stali indotti a uccidersi. • A pensare che siano stati condizionati al suicidio chimicamente, sotto l'effetto di droghe, o nella sindrome dell'isolamento, è un'infima minoranza Almeno in Germania, la maggioranza della gente non arriva neppure a concepire un assassinio di Stato, non può ammettere qualcosa che sconvolgerebbe tutto il suo ordine privato, che rappresenterebbe una minacciosa evocazione di altri tempi, lo affronto l'inchiesta da giornalista, e come tale non escludo che possano essersi uccisi La mia convinzione t che li abbiano ammazzati. Se risultasse smentita accetterei le prore chiunque fosse incarcerato in quelle condizioni atroci avrebbe diritto al suicidio, ma tutto i ancora aperto alla ricerca- — Perche (a questo lavoro? • Magari prendendolo o prendendomi troppo sul serio, lo sento come un dovere morale: verso mia sorella e i suoi compagni morti, verso il mio Paese che si dice democratico, vano i miei concittadini che non debbono poter dimenticare Neppure Anni di piombo ha riaperto in Germania fa discussione su Stammheim: rimozione, silenzio Tutti hanno parlato del film, nessuno della sua materia: il giornalismo tedesco non prende In ma fi re controcorrente. Appena una storia diventa scottante e mette in pericolo il suo rap- porto con le autorità, lascia perdere Indagini autonome non ne fa. lo voglio essere più giornalista E poi... Le ultime volte che l'ho vista, mia sorella era cosi torte Nonostante le sue condizioni di vita in carcere, era molto, molto, incredibilmente forte Mi diceva: "Tu fai troppo poco". Moralmente aveva ragione lei. ora lo so lo che lenirò da fuori, dal sole, dal cento che mi muoveva i capelli, ero al confronto infinitamente più debole Uscivo dal carcere con il sentimento di avere una colpa, d'essere in torto: perché ero Ubera. Da questo trauma non ho più potuto uscire Sono contro il terrorismo ma sono per il dialogo con l terroristi, le mie discussioni politiche con Gudrun erano polemiche, rabbiose: ciascuna cercava appassionatamente di convincere l'altra, e sempre invano Ora penso che in parte avesse ragione lei. Le loro tesi e analisi erano in parte giuste: erano sbagliate la prassi, le conseguenze di solitudine e di sangue. — Chi lavora a questa inchiesta? • Un gruppo di persone*. — Chi? Lei e Malte Vorbeck? • Un gruppo E' un lavoro infinitamente complicato, lungo, di grande attenzione e pazienza: gli atti processuali non sono i soli mezzi d'indagine, ci vogliono viaggi, contatti.colloqui...'. — Chi f inanità la ricerca? Una casa editrice, del compagni? . .Von esistono compagni, in questo caso. Trovo molto grave, molto amaro, che soltanto Margarethe Von Trotta m'abbia aiutato'. — Alla fine di -Anni di piombo- Jullane, il personaggio che è lei, risulta immersa in una sorta di lucida ossessione della verità. E' cosi? . Quel film mi piace completamente: il grande coraggio e la sensibilità con cut Margarethe l'ha fatto mi hanno molto legato a lei. e per la prima volta nella vita mi capita che una profonda amicizia direnft anche una forza politica. Rispetto all'immagine finale di Anni di piombo, oggi ho preso maggiore distanza: ma porterò questo lavoro sino alla fine» — Com'è adesso la sua viU? ■ E Slammheim. il libro. Sopravvivo facendo la correttrice di bozze per la casa editrice Franz Greno. Sono sempre sotto controllo: telefono intercettato. sorveglianza, .r.iimti fastidi ogni volta che passiamo una frontiera, arresti repentini e immotivati in mezzo alla strada... Per la polizia il nome Ensslin é ancora come il panno rosso per il foro*. — Va lavoro politico? • Itammhetm. E' molto più importante che fare giornali o giornaletti, che militare in gruppi o gruppuscoli. Naturalmente ero a Bonn, alla grande manifestazione pacifista d'ottobre. Ma poi accadono altre cose, strane e terribili, che mi riafferrano —Quali cose? • Mi chiama la polizia giorni fa. mi consegna tre lettere Vecchie lettere smarrite, disperse chissà come. Gudrun le aveva scritte nel 197Z. appena arrestata: la presero il 7 giugno 1972. era il giorno del mio compleanno, quel giorno maledetto. Cosi, nove anni dopo, quattro anni dopo la sua morte, per la crudeltà d'un capriccio burocratico mi ritrovo in mano questi foglietti, la sua calligrafia, parole sue gentili mai tentile prima, guardi, ecco, legga: "Cara Christiane, fa tanto bene avere davanti agli occhi una parola buona..."». Lietta Tornabuoni Da quattro anni la donna si dedica alla raccolta di materiale per un libro sulla tragedia del carcere dove morirono Gudrun e due compagni. «Sono convinta che li hanno ammazzati; se risultassi smentita, accetterei le prove». «Le loro tesi erano in parte giuste; erano sbagliate la prassi, le conseguenze di solitudine e di sangue» Andreas Baader e Gudrun Knsslin durante il processo I ( lirisli.inc lussili)

Luoghi citati: Bonn, Città Del Messico, Colonia, Europa, Germania