Ecco dieci consigli per capirlo

Ecco dieci consigli per capirlo Fagiolo dell'Arco Ecco dieci consigli per capirlo Abbiamo chiesto al critico Maurilio Fagiolo, studioso di Da Chirico, «coma leggero. oggi l'opera dal grand* pittore. Di Maurizio Fagiolo l'editore De Luca sta per pubblicare In cofanetto Ir* •Studi su De Chirico», che ricostruiscono alcuni del momenti più significativi doila sua ricerca artistica. 1) De Chirico è un pittore antico. Non perché l'abbia rivendicato in quel lontano dopoguerra di ritorni all'ordine («Pietot classtcus sum») ma perché bisogna guardare un suo quadro (e quindi studiar!o)comc si analizza Caravaggio o Botticella Un suo quadro non è oggetto seriale ma un soggetto attivo che si collega ad altri e dal rapporto storico acquista il vero valore. Lo studioso ideale di De Chirico dovrebbe quindi avere quella metodologia scaltrita (occhio del conoscitore, iconologia, psicologia della (orma, coscienza storica) che si richiede a uno storico dell'arte antica. 2) De Chirico è (almeno) 12 pittori Tutti siamo abituati all'artista '900 che mette a punto un suo stile e poi, per tutu la vita, declina quella squisita etichetta in merci perfettibili (al massimo, troviamo un periodo di apprendistato, uno maturo, uno di decadenza). Dall'origine alla morte, De Chirico matura stili diversi (ma con lo stesso metodo): potrà anche verificarsi che uno spettatore (studioso o amatore) ami uno solo dei suoi periodi, ma non per 3uomo dovrà legiferare su morti presunte Esiste ifatti un apprendistato «tedesco» / la scoperta delia metafisica c la sua maturazione (Firenze - Parigi 1910-15) / l'affermazione della metafisica (Ferrara 1915-18) / il periodo classico di «Valori plastici» ( 1918-22) / il perìodo romantico ( 192J-24) / il periodo di crisi dopo la fondazione del Surrealismo ( 1925) / il felicissimo momento di Parigi e le nuove mitologie ( 1926-30) / il periodo renoiriano. classico e monumentale (1930-35) / le nuove visioni (tipo «I bagni misteriosi») / il periodo americano in cui rimescola tutte le carte ( 1935-36) / il periodo barocco ( 1937-48) / il periodo neomctafisico. 3) De Chirico ha prodotto poco. 1 suoi quadri vanno guardati con una certa attenzione perché rappresentano ognuno un punto d'arrivo filosofico (e non solo pittorico). Circa 130 quadri fino al 1918 (come dire uno al mese), circa 100 nel periodo italiano classico e romantico, circa 200 nel periodo di Parigi (fl piò ricco), circa 150 negli Anni 30. Un corpus, pressoché completo, almeno fino al 1935. ci presenterebbe un pittore di 500 quadri Nello stesso so perìodo V ?n Dick ne ha prodotti 1000. tanto per esemplificare, c pensate alle sterminate fatiche di Zervos attorno ai mirabili ventimila capolavori di 4) Bisogna credere a De Chirico. Quando parlava di falsi, quando intentava nel '48 un clamoroso processo agU analfabeti della Biennale di Venezia. 2uando indicava i falsi nei musei di Hannover, di Ilanda e eoe) via, era cosciente che quelle pennellatone di tipo ferrarese non ce le aveva lui sulla coscienza. E' vero, lui intorno al '25 aveva dipinto un gruppetto di quadri antedatati, e altrettanto aveva fatto nel '40, ma quelle tele contro le quali si accaniva erano opera d'un altro. Il fantasma ha og- gì nd mio archivio un nome preciso: Oscar Dottiloguez. E il suo corpus «decnirichiano» tocca i 30 numeri (ma sarà prudente pubblicarlo?!. 5) Non sempre bisogna credere a De Chirico. Molte volte, proprio per la sua fede nell'enigma, ha edito gelosamente le sue invenzioni più affascinanti. Per esempio, nell'introduzione della mostra 1921 parla del quadro Mercurio che rivela ai metafisici i misteri degli dèi come «cosa rara e destinata a pochi, quindi opera di grande destino»; ma soltanto pochi mesi dopo (in un contratto con Broglio) modifica il titolo con l'innocuo La statua che ti e mossa. Oppure, dipinge un quadro fondamentale con il soggetto di Edipo e la Sfinge (nella posa malinconica come il mitico autoritratto *Et quid amabo itisi quod aenigma e:t?»). eppure nello »t --so contratto di pochi mesi dopo lo intitola 17 tempio di Apollo (con quest'ultimo titolo il quadro e ri emerso). Come si vede, per De Chirico il problema metafisico e avere una rivelazione, ma il corollario di quella intuizione nicciana è celarla -ermelià'dmente*. 6) E* prudente conoscere i documenti. Certo resterà impossibile accumularli tutti ma credo che anni di ricerca in questo senso possano stroncare le gratuite illazioni di studiosi nuovi-nuovi Fino a un anno fa, due capolavori giovanili recavano i titoli Paesaggio amalfitano e Marina con scogli (indicati dall'artista, si badi). Ebbene, alla luce di un catalogo dd '30 (Mostra del Novecento. Buenos Aires) ho ristabilito i titoli Prometeo e La Sfinge. Eppure, si stenta a crederlo, il soggetto è visibile a tutti, anche secciaio nell'enigma della «doppia immagine» (che diventerà legge per il figlioletto Dalli. Quindi, un archivio sufficiente permette non solo di evitare errori ma di arrivare al cuore di molte opere. 7) Il vero teaìiraone e il quadro. Tutti i documenti del mondo, tutte le dichiarazioni dell'artista, ogni documentazione, ogni sentenza penale verrà comunque a scontrarsi con la realtà (vitale) dell'opera. Un bel quadro metafisico datato 1912 (anch'io l'ho pubblicato, ma con l'interrogativo) non può essere di quella data, se la tela e a trama larga e di qualità italiana (ma nonostante rutto resta un buon quadro), hpoi, ogni dettaglio e importante, a cominciare dal retro dd quadro (grazie a etichette o strane scritture, ho potuto ricostruire storie invi spettabili). 8) De Chirico e mister Hyde. Non e possibile comprendere De Chirico senza studiare il suo doppio, la sua ombra, il suo dter-ego: Andrea De Chirico, ovvero Alberto Savinio. Da una lunghissima analisi del suo lavoro ho ricavato più notizie su De Chirico di quante ne abbia rivelate il grande metafisico. La lettura deve naturalmente essere scientifica (ahi. improvvisazioni fiesolanc. dove si parla di un «barbuto personaggio» che e papi Evaristo! ) La lettura corretta di Savinio può essere l'esca di una scoperta o la sua conferma: è il caso dell'interesse antico per il Risorgimento e la guerra di Libia («mistero mirabile») che significa per i due fratelli una ricerca di radici e per l'iconografia dcchlrichian.i 1913 l'apparizione della piazza gialla e grumosa come il deserta oltre che di esotici banane e ananas. 9) Bisogna conoscere molte opere. E per farlo, non possiamo rivolgerci ai musei (neanche le cantine lo hanno ospitalo), ma girare il mondo (gli Usa. la Germania, la Francia) e le case dei privati Quelli che. al tempo in cui De Chirico veniva espulso dalla Biennale di Venezia o qualificato ebreo, al tempo in cui era visto di malocchio come fascista o falsario, compravano quelle straordinarie tde detestate dai sedicenti crina. Attenzione però: per guadagnare la fiducia di un collezionista ho impiegato a volte tre anni; so che per perderla basterebbe una parola. Potremo vedere un periodo completo (alludo alla primaverile mostra di New York, alla quale collaboro per l'epoca metafisica). Ma. vista l'aria punitiva che assume lo Stato (mentre i «sinistri» francesi liberalizzano il possesso dell'opera d'arte) apparteniamo all'ultima generazione che ha visto almeno la meta di qud 500 capolavori. l'ii De Chirico è morto nel 1978. Fino all'ultimo, ogni opera contiene trasalimcnd metafisici c spesso chiavi segrete (quelle che De Chirico non forniva a voce) per sciogliere antichi enigmi. C'è chi lo ha dato per disperso nella Grande Guerra, c'è chi l'ha perso di vista in qualche sala degli Uffizi al tempo di «Valori plastici», c'è chi l'ha ritenuto morto sotto gii zoccoli d'un cavallo o ucciso da qualche gladiatore nell'epoca Rosenberg, e c'è perfino chi giunge a ritenerlo affogato nei «Bagni misteriosi». Attenzione alle dichiarazioni di morte presunta: ogni generazione si sceglie il suo De Chirico. PS. De Chirico è uno scrittore. E grande. Non solo come inventore (Hebdomeros) ma come critico (che in realti parlava sistematicamente dd fatti suoi). La saggia ironia dd suoi scritti (che sto raccogliendo) è sintetizzata in una delle ultime dichiarazioni pubbliche, il discorso aU'«Acadcmic de Francc» per l'accettazione dell'abito verde e della feluca. 'Essere arditi quando si ha un pattato da compromettere è il tegno più grande della forza-. Una epigrafe, per questo decalogo laico per Comprendere il più enigmatico e inquietante pittore del nostro tempo. Maurizio Fagiolo dell'Arco De Chirico: «La mélancolio» (pari)