Medici in weekend, pochi infermieri Ospedale «tutto chiuso» di domenica di Daniela Daniele

Medici in weekend, pochi infermieri Ospedale «tutto chiuso» di domenica Un giorno alle Molinette tra le corsie deserte e gli ambulatori chiusi Medici in weekend, pochi infermieri Ospedale «tutto chiuso» di domenica Da un mese il personale paramedico è in agita/ione - Organici insufficienti, turni troppo lunghi, si saltano i riposi - Ieri in tre dovevano badare a 48 ricoverati Sabato: l'ospedale va in week-end. Ambulatori chiosi, pochi medici, personale ridotto. I ricoverati, però, rimangono II, ancorati al loroletto, in attesa di assistenza e di core. Abbiamo voluto trascorrere il sabato pomeriggio In un reparto delle Molinette, una «Chirurgia», a fianco di tre Infermieri, per sentirli nel loro lavoro, per capire iloro problemi. Da un mese, ormai, fra que- ste mura c'è lo stato di agitazione: il personale paramedico protesta per (li organici insufficienti, per il contratto degli ospedalieri che sembra più lontano che mai, per I turni troppo lunghi, per I ari-I posi» che si devono saltare. | Seguiamo, dunque, I tre In- [ fermleri, Lucia (professionale), Roberto (generico) e Tina (ausiliaria) alle prese con I 48 ricoverati del loro reparto. Sono le 16.30. «A quest'ora — dice Roberto — di solito c'e calma». JVon ha finito di parlare che alle sue spalle s'avvicina un uomo. £' anziano, ha il volto ridotto ad una ragnatela di venuzze. «Mia moglie... le splace venire un momento? La flebo non funziona». I.'infermiere entra nel camerone (tre letti per parte) e si avvicina alla donna. E' vero, il liquido della fleboclisi non scende. Dopo qualche tentativo di rimettere in funziona l'aggeggio, si deve cercare nel polso della ricoverata, un'altra vena da bucare. Roberto torna nella saletta delle medicazioni. •Vede? Questo lavoro non mi spetterebbe. Dovrebbe essere un "professionale" a farlo, ma la nostra adesso è impegnata in quella stanza con I un'altra... Non possiamo certo lavarcene le mani, no?». Mentre parla mette in una vaschetta di metallo l'occorrente per la piccola operazione: garza, ago. disinfettante. Poi torna al letto della donna. Questa se ne sta tranquilla, quasi sembra non renderti confo di quanto le capita attorno. Il marito racconta che ai primi di marzo ha avuto una trombosi. E adesso per che cosa l'hanno ricoverata? Per un violento attacco di IItero. «Ieri — spiega, mentre le mani gli tremano leggermente — siamo stati dodici ore al pronto soccorso... ci mandavano a fare i raggi, poi ci mandavano da un'altra parte, avanti e indietro, cosi per tutto quel tempo Roberto ha un sobbalzo. «Dodici ore? Ma lei è ricoverata qui perché conosce qualche medico di questo reparto?». Al diniego dell'uomo l'infermiere continua; •Ecco. Una delle belle cose che capitano. Deve sapere che ogni giorno c'è di turno una Chirurgia per il pronto soccorso. Oggi slamo noi. E, a volte, capita che il reparto che sta finendo 11 turno precedente, o perché è saturo o per qualche altro motivo, preferisce "scaricare" al successivo il malato che gli capita dal pronto soccorso. E cosi, magari, il poveretto sta in parcheggio per un po' di ore.. Mentre l'infermiere sta sistemando la fleboclisi suonano altri due o tre campanelli. Lucia e Tina sono già accorse alle chiamate: hanno sistemato cuscini scivolati dietro schiene sofferenti, hanno portato acqua, hanno sostituito le fleboclisi terminate. Egiunta l'ora di cena. •Cerchiamo di servire i pasti più in fretta che possiamo —dice Lucia — perché arrivano già tiepidi dalle cucine e rischiano di giungere freddi aletti dei malati.. Ti carrellocon minestrina, semolino, purè di patate, spezzatino di caine. formaggio e mele cottecompare al fondo del corridoto. Tina s'affretta a portar-10 accan to alla prima stanza. E' Lucia, in qualità d'infermiera professionale, a decidere che cosa devono mangiare ricoverati, secondo l'intervento che hanno subito Alcundevono saltare la cena, altrpossono accostarsi soltanto asemolino, altri, invece, fanno11 pasto completo. Intanto Roberto non sta fermo un attimo e l campanelli (suono lungo eforte) dicono che qualcuno ha bisogno di assistenza. Subito. L'infermiere esce da una camera dove ha aspirato le sondine naso-gastriche a due padenti, permettendo loro di respirare meglio e subito entra in un'altra. Intanto la distribarione posti continua. Al 25 minestrina e formaggio. al 27 semolino e carne.•Scusi, mi da ancora un po' dsemolino?». La voce è di una vecchietta, minuscola, curvama piuttosto vivace. Si affaccia al carrello delle vivandcon aria speranzosa. -Ecco semolino» risponde Lucia sorridendo e porgendo il piattoAl 28 minestrina, carne e melcotta... »8cusl?» sempre lvecchietta affamata «mi darebbe un po' di pane. Sa, nol'ho mal preso». Una pagnottella passa dalle mani bianchissime di Tina a quelle grinzose della donna che si ritirsoddisfatta. Lucia, c'è tempo, qui, di accorgersi dell'umanità che soffre? »A volte no. A volte dventano, per forza di cose, numeri di letto e basta. Slampochi, dobbiamo badare tante persone. Sarebbe bellpoter lavorare In un altro mo: : | : j\ do. Quasi non riusciamo a parlare con 1 ricoverati e loro lo desiderano tanto*. /( carrello è giunto all'ultima stanza: una corsia con molti letti. Ad ogni ricoverato il 'tuo- pasto. Esce dallo stari zone una donna anziana che con pipilo deciso dice: «Ieri non avete dato la mela cotta a mio figlio*. La mela è pronta mente offerta sul piattino. Arriva Roberto, sorride e spiega: «Lo chiama il suo bambino, ha sessant'anni e lei ne ha ottanta. Dapprima li credevamo marito e moglie, poi lei ci ha detto che quello è 11 figlio. Ci vuole, mi creda tanta pazienza. Le chiamate inutili sono tante, ma ci accorgiamo che sono inutili solo quando slamo vicini al Ietto». Per un'oro, circa, c'è un so di calmo. / tre infermieri si rifugiano nello stanzino della caposala. «Ola. la caposala — dice Lucia — è andata qualche tempo fa al pronto soccorso, perché ne avevano bisogno e cosi noi non l'abbiamo più». E' il momento degli sfoghi. Si narra la storia di questo reparto che. come tutte le chirurgie, possiede una sala operatoria. Questa, però, vie- ne utilizzata dal prunto soccorso perché le sale di quest'ultimo sono in via di ristrutturazione. Cosi il chirurgo chiede a prestito la sala del piano di sopra, dove opera un famoso medico detto «11 principe del bisturi». Afa non tutto fila liscio. -Perche — spiega Roberto — a volte, dopo aver preparato i malati per l'intervento, dopo averli tenuti a digiuno e aver fatto loro le altre cose necessarie, il "principe" decide che non può prestare la sala. E l'operazione si rimanda». La pausa è finita. I piatti della cena sono ritirati. E' ora di fare 'le terapie'. Chi deve prendere le pillole, chi deve fare l'iniezione, chi deve essere preparato per la notte. I tre escono dalla stanza e il corridoio risuona sotto i loro passi veloci. Un medico, camice aperto e aria stanca, attraversa quasi sovrappensiero il lungo corridoio. Un sindacalista sussurra: «E' il medico di guardia. Deve badare a tre reparti». Che ci sia qualcosa di sbagliato nel nostro sistema ospedaliero? Daniela Daniele

Persone citate: Ietto