Le imprese italiane puntano sull'Iraq(e la guerra non raffredda la fiducia)▼ di Eugenio Palmieri

Le imprese italiane puntano sull'Iraq(e la guerra non raffredda la fiducia)▼ Baghdad guarda al nostro Paese come ad un partner privilegiato Le imprese italiane puntano sull'Iraq(e la guerra non raffredda la fiducia)▼ (g▼DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BAOHDAD — L'Italia ha le carte In regola per restare un partner privilegialo dell'Iraq. La missione del ministro del Commercio con l'estero Caprla si è conclusa senza risultati eclatanti ma e servita ugualmente a verificare le intenzioni del governo Iracheno. E sia a livello politico che tra gli imprenditori italiani co la convinzione che le possibilità di concludere affari sono ancora elevate. Un mercato dove saranno messi in circolazione 19 miliardi di dollari all'anno è un boccone ghiotto per qualsiasi Paese industrializzato, soprattutto oggi che l'Occidente è colpito da una recessione generalizzata. E gli operatori seno disposti anche a correre qualche rischio nell'allacclare il rapporto con un Paese ancora In guerra. L'Iraq è In una posizione delicata: non può frenare il decollo economico senza provocare pericolosi contraccolpi all'interno, ma nello stesso tempo deve fronteggiare 11 conflitto con l'Iran. Una guerra dispendiosissima. La manodopera si assottiglia di giorno in giorno, si estende l'Impiego di filippini, thailandesi, turchi; le spese militari corrono insieme con l'attuazione del plano quinquennale. La soluzione sarebbe di arrivare al più presto ad una pace ma nell'attesa lo sforzo paral- r lelo é tutto teso a non modificare 1 programmi. Nella capitale si lavora giorno e notte per dare alla citta un volto diverso, accogliente e più efficiente, in vista del vertice dei Paesi non allineati in programma a Baghdad per il prossimo anno e che dovrebbe rappresentare una vetrina mondiale per Saddam Hussein. I segni più appariscenti della guerra sono spariti: niente pia allarmi né black-out. i generi alimentari sono tornati nelle vie affollale, lo spazio alle notizie dal fronte trasmesse da radio e televisione si è ridotto a poche battute, è ripreso 11 pellegrinaggio di commissioni politiche e uomini d'affari. Ma la normalità è ancora lontana. Difficili le comunicazioni, quasi impossìbili quelle telefoniche. Per salire su un aereo bisogna fare file di 5 ote: dei 30 voli giornalieri prima del conflitto sono rimasti soltanto quelli gestiti dalla Iraq Airways e dalla compagnia giordana. La scommessa sul decollo economico Iracheno rimane valida. Le cospicue riserve valutarle e in oro (stimate in 20-25 miliardi di dollari) e i favorevoli rapporti con 1 Paesi • fratelli-, in prima fila l'Arabia Saudita, sono una garanzia. -Solvibilità e puntualità nei pagamenti — ci dice un di-, rlgente del Conaco. un consorzio della Lega delle cooperative — sono fuori discussione. Per ogni grande contratto viene riconosciuto un versamento anticipato del 10 per cento e cosi agli stati di avanzamento dei lavori-. Ogni negoziato si sviluppa con organismi di Stato e il più delle volte si tratta di personale qualificato che ha studiato negli Stati Uniti o in Europa. •/ nostri interlocutori sono molto esigenti — sostiene un rappresentante del gruppo Fiat Trattori che quest'anno si é aggiudicato una fornitura di 3000 macchine — e la concorrenza è spietata-. Le trattative possono anche a allungarsi di mesi e spesso l'apporto dell'ambasciata italiana e dell'Ice è marginale: si preferisce utilizzare canali propri o estremamente qualificati come 11 Consorzio dove si ritrovano le più grandi imprese italiane. Lo sviluppo cui punta l'Iraq si fonda sulla valorizzazione delle risorse naturali attraverso i grandi impianti per 11 petrolio e il gas. sulle grandi infrastrutture, dighe e centrali elettriche, strade e ferrovie, sulle comunicazioni e sull'addestramento professionale. L'agricoltura ha trovato Alle 55 grandi aziende Italiane presenti in Iraq e che hanno In corso opere per oltre 3 miliardi di dollari si è affiancata una infinita di sub-contrattori per realizzare dieci stazioni di compressione gas (Nuovo Pignone), fabbrica di mattoni a Samarra (Fiat Engineering), albergo Sheraton a Baghdad (Italiana Lavori), diga sul Tigri (Impregilo con Italstrade e Cogefar). fabbrica di candele per auto (Magneti Marcili), centrale termoelettrica da 1200 megavvatt (Ole), impianto di gassificazione a Kirkuk (Tecnipetrol). ecc. Una presenza massiccia che potrebbe trasformarsi in un legame ancora più stretto se l'Iraq riuscirà a riportarsi al secondo posto fra i produttori di petrolio dell'Opec e quindi godere di maggiori entrale di dollari. La guerra resta la chiave di volta: si tratta di un conflitto, oggi insopportabile per due Paesi. Iran e Iraq, afflitti da mille problemi di sottosviluppo. Eugenio Palmieri Il ii Crì s.ubi.un Hussein Il ministro Caprìa

Persone citate: Saddam Hussein