NELLA VECCHIA CRACOVIA SI VEDE GIÀ' LA POLONIA DI DOMANI di Bernardo Valli

NELLA VECCHIA CRACOVIA SI VEDE GIÀ' LA POLONIA DI DOMANI NELLA VECCHIA CRACOVIA SI VEDE GIÀ' LA POLONIA DI DOMANI Fantasmi nella città del Papa Il grande compromesso Chiesa-Solidarietà-comunisti non è stato ancora realizzato - Qui il sindacato addirittura ignora i funzionari del regime - Ma gli scioperi sono pochi, il partito sembra più che altrove disponibile a concessioni - E Giovanni Paolo II, decidendo di ritornare nell'agosto prossimo, ha fissato una scadenza per quell'accordo: prima che sia troppo tardi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CRACOVIA — Nella .città del Papa- il gran compromesso è già stato realizzato, spiegano a VarsaiHa. Là. nella vecchia, saggia Cracovia, a quattro ore di treno da qui, si può intravedere la Polonia di domani, dicono nella capitale. La tentazione di scoprire l'intesa pretl-sindacalisti-comunisti. di cui si parla tanto, auspicandola o condannandola, diventa irresistibile. Ma. appena arrivati nella città del Papa, la delusione è immediata. Subito si scopre, infatti, che la trinità del potere fChiesa-SoHdarietà-partito) non e stata realizzata nemmeno qui tra le pietre antiche che inducono al buonsenso. Neppure in questa capitale decaduta, che ha ereditato dalla storia la moderazione degli occupanti austriaci, ben più indulgenti dei russi zaristi o sovietici e dei tedeschi dei vari reich. che conserva ancora appeso alle pareti qualche ritratto di Francesco Giuseppe, l'imperatore buono della Cacania Mustroungherial moribonda, che conta molti intellettuali ragionevoli e un cospicuo numero di nobili cosmopoliti e decaduti, insomma neppure in questa città accomodante la volontà di Giovanni Paolo II. lontano re di Polonia, è stata rispettata. Non ancora. Mi spiega il ritardo, con toni melliflui, con autentica mestizia curialesca, il capo del partito Krystyn Dabrowa: un liberale, mi dicono, un apparatchik aperto alle innovazioni, un funzionario diverso dai suoi compagni della : nomenklatura varsaviese. | Indossa un vestito color avana, tiene le dita incrociate sulla pancia, le gambe un po corte penzolano dal divano, sfiorano la moquette del sobrio ufficio, in cui vedo pochi mobili e molti telefoni. Dabrowa assomiglia più al prototipo del polacco impietosamente descritto dai grandi romanzieri russi che a quello dei nostri ricordi oleografici: non robusto, non irmento, al contrario piuttosto piccolo e furbo. L'esatto opposto di Papa Wojtyla. Dice comunque con franchezza Dabrowa che l'errata idea captata a Varsavia circa il compromesso già realizzato a Cracoina è nata dal fatto che qui lo scontro tra il regime e la società è stato modesto, mai drammatico. Di scioperi ce ne sono stati pochi. • Ma da gennaio, spiega, ci siamo allontanati dall'auspicata cooperazione nazionale, poiché i capi locali di Solida* rteta mi ignorano, e con me ignorano il partilo-. Dabrowa racconta con amarezza con un po' di vittimismo, che i responsabili del sindacato non rispondono alle sue lettere, ai suoi inviti. Fanno come se non esistesse. Trattano cogli amministratori municipali per risolvere i problemi concreti, ma a lui non rivolgono la parola. Neanche uno sguardo. Non polemizzano neppure. La situazione è bizzarra. Nella Polonia operaia e contadina il confronto tra il sindacato, rappresentante della società, e quel che resta del regime è spesso duro, aperto, qui invece tra le antiche mura della civile, sofisticata Cracovia a rinvi,- nel silenzio, culi esibita indifferenza degli uni e l'imbarazzo degli altri, di quelli del partito che vorrebbero non essere ignorati, preferirebbero non essere considerati dei fantasmi. Proprio cosi: dei fantasmi del potere ufficiale. Krystyn Dabrowa ha incontrato più volte il cardinale Francisek Macharski. successore di Wojtyla in questa archidiocesi. ha contatti puntuali se non frequenti con la curia, ma non con i responsabili di Solidarietà. La Chiesa a Cracovia non e riuscita a far sedere allo stesso tavolo il partito e il sindacato. Non ancora. Il gruppo dirigente di Solidarietà è cambiato in gennaio, proviene dal movimento studentesco e sembra riluttante ai compromessi: u•dgrtcncvgtslcgrsvtvm ufficialmente non nega il •ruolo dirigente del panno.. dogma irrinunciabile del regime, ma nella pratica non lo riconosce. Come accade in altri centri della Polonia, ci si comporta come se il partito non esistesse. Dabrowa sostiene che il cardinale è •dispiaciuto», che vorrebbe un'intesa, un dialogo, soprattutto dopo l'incontro di Varsavia tra l'arcivescovo Glemp. primate di Polonia, il generale Jaruzelski. capo del governo e segretario generale del partito, e Lech Walesa, presidente di Solidarietà. Un incontro che non sarebbe avvenuto senza la volontà di Giovanni Paolo II. Eppure a Cracovia il partito è più disponibile che altrove a far concessioni. Non i come a Katowice dove si scon- e o i i a , i a e a, a e o. frano due intransigenze, quella dei comunisti .duri., che inviano periodiche dichiarazioni di fedeltà a Mosca, e quella dei sindacalisti simpatizzanti del Kpn (Confederazione tfrVs ?olor.'.n indipendente), movimento nazionalista che per le sue posizioni estreme guadagna terreno all'interno di Solidarietà. A Cracovia il partito pubblica persino il quotidiano -più onesto- della Polonia, la Gazeta Krakowska, venduta al mercato nero a Varsavia, dove ne arrivano poche copie, e recapitata per via aerea a Papa Wojtyla in Vaticano. Il segreto della Gazeta Krakowska. mi dicono i suoi redattori con semplicità, è quello di pubblicare le notizie e quando è possibile di andarle a controllare, senza fidarsi troppo dell'agenzia ufficiale iPap*. che talvolta le deforma o addirittura non le diffonde. La Gazeta Krakowska è un fiore all'occhiello del regime: dà la parola ai sindacati, manda nelle fabbriche i suoi cronisti quando ci sono scioperi o polemiche e registra con obiettività e spregiudicatezza tutte le opinioni. Non quelle tuttavia che contestano il ruolo dirigente del partito. Maciej Szumowski. il direttore, un ex giornalista della televisione, conosce bene il mestiere. La Gazzetta di Cracovia segna però anche i limiti della libertà di stampa, o della libertà nel suo significato più ampio, in questa indefinibile Polonia '81. dove i confini del lecito e dell'illecito non sono ancora stati tracciati e tantomeno istituzionalizzati. E' il regime che stabilisce il dosaggio di quella libertà, con criteri variabili di città in città, con risultati diversi secondo le capacità professionali e le posizioni politiche di chi redige i giornali. Solidarietà pubblica dei settimanali, almeno finora. Ma i quotidiani e la televisione, principali mezzi di comunicazione di massa, sono sotto il controllo del regime, che non intende rinunciarvi. Nella società il partito ha perduto molti dei suoi poteri, ha perduto soprattutto la fiducia della gente, talvolta viene addirittura ignorato, come si è visto. La Chiesa, e con essa la presidenza di Solidarietà sensibile ai richiami dell'episcopato, sente che la situazione diventa sempre più incontrollabile, che la decomposizione dello Stato sta conducendo il Paese verso un'anarchia esplosiva: i numerosi gruppi o partiti che germogliano all'interno del sindacato-società, stanno diventando forze centrifughe che la Chiesa, il sindacato e ancor meno lo Stato comunista riusciranno a contenere. A sinistra il .Club per la Repubblica, raccoglie molti .laici., a destra il Kpn raccoglie i supernazionalisti: entrambi sono in nuce due partiti destinati a non restare nello spazio politico e sociale tracciato dagli insegnamenti del clero, quindi di Gioì anni Paolo //. Da qui la fretta di raggiungere un compromesso. A Cracovia, più che altrove in Polonia, si capisce il grande disegno del Papa polacco: qui vivono i suoi amici, i suoi colludenti, gli uomini che gli parlano periodicamente e che sanno interpretare il suo pensiero, che sanno leggere le sue encicliche nella -traduzione polacca-, avendo vissuto go¬ BbcpLegcdg mito a gomito con lui per molti anni, condividendo le sue ansie e le sue speranze. Spesso ci si riferisce alle encicliche, in particolare alla terza tLaborem exercens/, in cui il Papa ha difeso i sindacati in quanto -indispensabili... nella lotta per la giustizia sociale-. Ed era un evidente appoggio a Solidarietà, al quale Wojtyla ha tuttavia poi imposto un limite quando, nella stessa enciclica, ha scritto che il sindacato non deve abusare dello sciopero •specialmente a (ini politici-. Tradotte in polacco, quelle parole equivalevano a un int'ito, a un ordine: frenare il movimento scaturito dagli scioperi sul Baltico, un anno e mezzo fa, assestarlo sulle posizioni conquistate. Attraverso il movimento formatosi nella Polonia natale, dopo la sua visita pontificale del 1979. il Papa slavo intravede la salvezza, non solo spirituale, dell'intera Europa, quella orientale e quella occidentale. La salvezza, in scstanza. del mondo intero, spinto verso la catastrofe. Nel corso di questa ardua, ambiziosissima missione, che Giovanni Paolo // si sarebbe, proposto di compiere, si devono evitare gli eccessi che potrebbero compromettere il grande progetto, dettato dallo Spirito Santo e ostacolato dagli imperi temporali, insediati al Cremlino e alla Casa Bianca, e nelle cancellerie subalterne. Evitare soprattutto che la minaccia permanente, presente a Est. si concretizzi. La mischia politica e la crisi economica costituiscono gravi pericoli, potrebbero spingere verso la violenza la rivoluzione polacca finora incruenta. Annunciando il suo secondo viaggio a Cracovia per l'agosto prossimo. Papa Wojtyla ha fissato una scadenza per raggiungere il compromesso, e al tempo stesso ha lanciato un nuovo messaggio ai sovietici, ribadendo che il suo sguardo è sempre rivolto alla Polonia, dove il Vaticano dispone di una grande arma¬ ta Inerme, ma forte di trenta milioni di esseri umani. Quella visita ad agosto, già programmata, sarà l'occasione per dare il crisma della legittimità alla stabilizzazione. Padre Jozef Tischner e uno dei più noti predicatori polacchi ed è uno dei migliori amici del Papa. E' il prete meno prete di Cracovia. Il capo del partito. Krystyn Dabrowa. assomiglia molto più di lui a un uomo di curia. Jozef Tischner ha un linguaggio diretto, si muove come un giocatore di rugby. Ne ha del resto il fisico. Nel pensionato religioso in cui riceve chiunque bussa alla sua porta, anche senza essersi annunciato, non indossa la tonaca, ma una giacca alla Mao. Dice l'amico di Papa Wojtyla che la Chiesa polacca i pronta a far politica, se questo significa battersi per il bene comune, ma non se significa partecipare al potere. Più chiaramente: la Chiesa non si lascerà coinvolgere, non accetterà cariche ufficiali, anche se opererà in favore del compromesso necessario per dar fiato al Paese esausto. Ma il sacerdote sintetizza soprattutto i problemi, le incognite iella situazione. Il terreno per il compromesso sembra già pronto, ma bisogna inventarne le basi, poiché non esistono modelli cui riferirsi. Cosi come non esistono esempi da copiare per creare una Polonia democratica e indipendente. Cosa significa indipendente nel Ventesimo Secolo /quando si è collocati, aggiungo io. tra due imperi nucleari)? Cos'i la democrazia in uno Stato in cui un partito minoritario ino» più del quattro per cento dei voti virtuali) deve conservare per volontà superiore •un ruolo dirigente-? Finché si trattava di battersi per ridimensionare il potere ufficiale, tutti erano d'accordo. Ma adesso gli obiettivi si sono moltiplicati, sembrano contusi, si stagliano sull'orizzonte politico come ombre, mentre un tempo sembravano chiari, netti. Bernardo Valli Varsavia. Dopo aver celebrato la messa, il vescovo Jerzy Modzeiewski percorre a bordo di un camioncino il più lungo ponte che nella capitale attraversa il fiume Vistola, inaugurato ieri