Dostoevskij feroce antisemita in segreto ammirava gli ebrei di Lia Wainstein

Dostoevskij feroce antisemita in segreto ammirava gli ebrei SLAVISTA SVIZZERO RIDIMENSIONA UN LUOGO COMUNE Dostoevskij feroce antisemita in segreto ammirava gli ebrei • Dostoevskij è uno dei più notevoli esponenti dell'antisemitismo russo. Nelle opere letterarie e nella pubblicistica appare sempre un nemico dell'ebraismo, prima sprezzante, quindi colmo d'odio. ...Sin dall'inizio, nel Diario dello scrittore, ogni occasione é buona per segnalare il ruolo funesto degli ebrei, economico prima, politico e ideologico poi. Nelle denunce di Dostoevskij non si trovano né dimostrazioni serie né idee originali; è un antisemitismo banale, che seduce indubbiamente il lettore con l'esaltazione morbosa della convinzione. L'antisemitismo di Dostoevskij fa paura soprattutto per quella sua azione non sul pensiero ma sul sentimento-. L'accusa formulala dall'autorevole Enciclopedia ebraica (San Pietroburgo 1906-1913) nella voce -Dostoevskij, riassume In sostanza i rimproveri tuttora mossi allo scrittore, considerato il creatore dell'antisemitismo moderno e 11 responsabile, almeno indirci tamente. delle persecuzioni antisemite scoppiate in Ru:; sia negli Anni Ottanta e No vanta dell'Ottocento. Vi < perfino chi. come Hans Kohn (1948) afferma che .Cantile mitismo di Dostoevskij assunse dimensioni hitleriane*. Lo slavista svizzero Felix Philipp ingoiti, che Insegna all'università di San Gallo e collabora alla Neue Zùrcher Zeitung, ha ora analizzato in Dostoevskij und das Judentum (Dostoevskij e l'ebraismo. Insci Verlag. Francoforte, pag. 292) l'atteggiamento dello scrittore. Da questo studio, integrafo da un'imponente apparato rrifico-bibliografico, risulta — come la personalità di Dostoevskij lasciava Immaginare — un rapporto nell'insieme più sfumato, contraddittorio e complesso di quello finora conosciuto. Pur assegnando In genere nelle sue opere letterarie dei ruoli periferici agli ebrei, nel 1844 Dostoevskij — lo si apprende dalle lettere al fratello Michail — conchiuse un dramma intitolato Zid Jankel (Il giudeo Jankel) che inten deva far rappresentare e dal quale contava di trarre un guadagno sufficiente per vivere. Il personaggio eponimo di quest'opera scomparsa, desunto in parte dal Jankel di Taras Bulba. il cliché, foggiato da Oogol. di cui si troveranno le tracce in molti autori successivi, influirà poi anche su Isaj Fomlc Bumstejn. l'ebreo detenuto per assassinio nella Casa dei morti. ingoici pone qui in rilievo la profonda ambivalenza di Bumstejn. uno dei pochi ebrei nella narrativa russa dotato di nome, patronimico e cognome: è l'unico ebreo in un ambiente prevalentemente cristiano, e l'uomo di fiducia dei polacchi, ostili ai russi, grazie all'aiuto dei correligionari in libertà e alla sua attività di usuraio, raggiunge nel Lager un certo benessere ma gode però della simpatia generale. Bumstejn inoltre e il rappresentante autentico di un tipo particolare di religiosità, descritto nella scena, senza paralleli nella letteratura russa, della preghiera del sabato, dove appare come un ebreocommediante e insieme come un devoto credente. I tratti comici, tuttavia, nella sottile analisi di Ingold. sono attribuiti non al rito in sé. ma al comportamento di Bumstejn. nel quale Dostoevskij, pur descrivendolo esattamente, non seppe riconoscere 11 caratteristico atteggiamento dei chassidim, 1 membri di una setta mistica dell'Europa Orientale. La stessa comicità di Bumstejn è di una profonda polivalenza: la sua autenticità di antieroe spezza l'ufficialità del contesto suscitando un ri so liberatore per gli altri e per sé: -La simpatia generale di cui gode nel Lager sembra una conseguenza diretta della sua ridicolaggine — in altri termini, della sua umanità — con la quale egli (simile in questo all'"Idiota" e "Princi pe" Uyskin, di cui i un paren te letterario) spicca nella mas sa beffarda, distrutta e sinl afra*. E' Invece sommariamente schizzato Ljomsin, l'ebreo dei Demoni, un personaggio dal passato losco, imbroglione usuralo. Fa il buffone al pia' notorie in vari salotti, poi. da .piccolo ebreo, si trasforma in una grande canaglia: sarà lui a tradire la banda di terroristi rivoluzionari cui appartiene. A differenza dei pubblicisti conservatori degli Anni Settanta. Dostoevskij perù conferisce il ruolo di anarchici sovversivi solo a dei russi, mentre a LjamsLi spetta condurre ad absurdum, al livello parodistico, il processo rivoluzionario. Il confronto tra Bumstejn e LJamsln rivela come a Dostoevskij non dispiaccia l'ebreo nella sua peculiarità, mentre contesta l'è- — e i l a a à i ù , o a a è- breo assimilato che rinnega se stesso. Il tema ebraico, ancora sfiorato nel Giocatore, iw\YAdolescente e nel Fratelli Karamazov, é approfondito nella pubblicistica. Qui però l'analisi é spesso ostacolata dagli interventi della censura sovietica. Nella corrispondenza di Dostoevskij con la moglie (1876) per esempio, sono omessi i brani in cui e usato il dispregiativo -zid- (giudeo) invece di •evrej* (ebreo), mancano gli studi sovietici su Dostoev sklj e il problema ebraico e sugli ebrei che figurano nelle sue opere, né sono mai stati inclusi nelle edizioni sovietiche dei testi in cui Dostoev skij contrappone la sete di dominio ebraica ad un'esaltazione sciovinistica dei russi. Ingold esamina il rapporto di Dostoevskij con l'ebraismo sia confrontandolo con le teorie slavofile di quegli anni e con 11 libro dell'ebreo apostata Jakov Brafman su di una presunta congiura per l'istituzione di un governo mondiale, retto dall'AUlance Israelite unlverselle di Parigi, sia giudicando questo rapporto sullo sfondo delle riforme, miranti ad una parziale liberalizzazione della condizione ebraica, varate da Alessandro II. Ne risulta un quadro di una complessità affascinante, soprattutto se si tiene presente il saggio di Dostoevskij sulla Questione ebraica (Diario dello scrittore, marzo 1877) considerato finora esclusivamente come un monologo antiebraico. E' un'interpretazione Inesatta, secondo Ingold. che nel testo vede un discorso non univoco né definitivo, in cui si manifesta piuttosto il conflitto .fra la parola dell'autore e la parola estranea- Cosi anche gli attacchi di Dostoevskij allo .status in statum ebraico, lungi dall'essere dettati da un banale antisemitismo, vanno considerati nella loro contraddittorietà .rome l'espressione di un incantamento fatale, quello dell'innamorato che per non perdere se stesso respinge da sé. prò forma, l'oggetto della sua ammirazione e tuttavia, ex negativo, pur sempre vi torna In Dostoevskij, tale ambivalenza si esprime nella necessità di sostituire, verso l'esterno — eppure più per sé che per il suo pubblico —. alla sua inconfessata ammirazione per il genio religioso dell'ebraismo un odio degli ebrei, fondato in primo luogo su motivi sociali, al fine di giustificare segretamente questa sua ammirazione*. Lia Wainstein vCpndnCnoId Dostoevskij visto da Iterine lOopynKht N V UrvH-wol »<K>ks Olwru Mundi cprr IlIaU* «La Stampa.l

Luoghi citati: Europa Orientale, Francoforte, Parigi, San Pietroburgo