Un Otello con le carte in regola di Massimo Mila

Un Otello con le carte in regola Buon successo al Regio dell'opera che ha aperto la stagione con Gavazzeni direttore Un Otello con le carte in regola I/orchestra penetra nelle pieghe più segrete della partitura - La sapiente interpretazione di Cossutta e la tracotanza di Jago - Leila Cuberli è una grande Desdemona - Una regia di puro mestiere TORINO — In seguito all'incauta svalutazione operala dal nemici di Boito e dell'ultimo Verdi, e alla conseguente rivendicazione eseguita da altri studiosi, la penultima opera di Verdi è ritornata quasi nel fuoco dell'attualità, sicché — fosse caso o consapevolezza — inaugurare la stagione lirica del Regio con quest'opera è stalo un colpo opportuno, onde offrire alle parti contendenti la materia stessa della discussione. Naturalmente perché questo contributo sia utile, occorre che si tratti di esecuzione valida, e questa del Regie dal punto di vista musicale ha le carte in regola, grazie alla tuona qualità di tutte le voci e alla concertazione e direzione di Oavazzeni. che penetra nelle pieghe più segrete della ricca e complessa partitura (ottenendo tra l'altro un risultato lusinghiero da quest'orchestra che con certi direttori suona benissimo e con certi altri fa cascare le braccia) e aiutando i cantanti nella loro fatica, improba in al<,,'.r.ì Clil, soprattutto per il protagonista, grazie a una naturale comprensionr delle esigenze vocali, sviluppata e collaudata da cosi lungn esperienza. Il tenore Cario Cossutla é ormai l'Otello pt- antonomasia, v: un artista che passa la sua vita interpretandolo in tutti I teatri e dev'essere pervenuto a un grado di identificazione quasi automatica col personaggio. E' artista di ammirevole serietà e coscienza professionale. Al ruolo, che ormai gli é naturale, si era accostato attraverso una preparazione accurata e puntigliosa e adesso lo possiede come una seconda natura, non si corre pericolo con lui di cedimenti, sbandamenti, giornate di cattiva vena. L'abbiamo sentito ormai fare Otello Infinite volle, in America come in Europa: è sempre uguale a se stesso, una sicurezza, un eie mento su cui si può fare tran quillo affidamento. La qualità della voce non è bellissima, ma l'Impiego che ne fa é sapiente e. di conseguenza, la voce non denuncia segni di usura, nonostante il buon numero di anni, ormai, occupati a cantare questa parte. Intorno a cui aleggia una fama sinistra di scassavoci. Purtroppo non sa stare in scena molto bene: è un artista che ti toglie all'occhio qualcosa del molto che dà all'orecchio, ma se capitasse in mano ad un grande regista questo difetto si potrebbe facilmente rimediare. Nella parte di Jago il baritono Silvano Carroll fa mostra di mezzi vocali copiosi e perfino esuberanti. «La parte di Jago — scriveva Verdi a Boito — salvo qualche éclals si potrebbe cantare tutta a mezza voce*. Di questi relais. invece. Carroli cosparge abbondantemente quasi tutta la parte, e le conferisce una tracotanza che culmina in un'esecuzione del satanico «Credo- fatta apposta per giustificare le accuse di truculenza melodrammatica che a questo famoso pezzo vengono mosse dai nemici di Otello. stdicmrnCmn sempre pronti a giustificare tutte le più selvagge cabalette del Verdi giovane, e di gusto invece difficilissimo e aristocratico nei riguardi del Verdi maturo. La luce più serena e inalterata di questo spettacolo viene dalla Desdemona di Leila Cuberli: quest'artista è l'immagine stessa della soavità: non ha problemi di voce, l'e¬ missione è facile e spontanea, la parte le sta in gola perfettamente, e in lei si disposano felicemente le doti vocali e quelle sceniche. Nessun calo di qualità nel resto della compagnia: Mario Ferrara, come Cassio. Franco Ricciardi. Carlo De Bortolì Teodoro Rovella. Alberto Carusi e Anna Di Stasio sono tutti all'altezza della situazio< ne e concorrono alla bontà dell'esecuzione musicale. Allora perché, tenuto conto che anche ti coro fornisce una buona prestazione e le scene di Lorenzo Ohiglia sono appropriate, salvo l'ultima (una camera da letto con tre enormi f inestroni ad arco, da cui il chiaro di luna fa un'illuminazione a giorno!), perché lo spettacolo non é stato entusiasmante ed ha avuto solo quel successo un po' freddo e misurato che del resto é prerogativa delle •prime- al Regio? Per la mediocrità d'una regia di puro mestiere, occupata principalmente a muovere le masse in scena con ondeggiamenti fastidiosi (e le coreografie dei balletti non concorrono certo a migliorare la situazione), invece di modellare la recitazione dei cantanti, di smuovere quelli che stanno impalali, di temperare l'esuberanza di Carroll e passarne un poco a Cossutla. realizzando il dramma dei personaggi e non solo l'esteriorità dello spettacolo. Che é avvenuto con il consueto taglio nel macchinoso concertalo del terz'atto: Oavazzeni avrebbe voluto aprirlo, cioè ripristinare l'originale nella sua integrità, ma le note vicende che hanno messo in forse fino a poco tempo fa la partecipazione del coro non hanno permesso la realizzazione di questo scrupolo filologico. Massimo Mila Una scena dell'Otello al Regio con Isella Cuberli (Desdemona) e Carlo Cossutla (Otello)

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