In lrpinia, sulle ferite del terremoto

In lrpinia, sulle ferite del terremoto Dall'elicottero, sopra le case con i tetti sfondati, si rivive il dramma di un anno fa In lrpinia, sulle ferite del terremoto Dall'alto si possono osservare i nuovi agglomerati distribuiti con ordine, che stridono con gli edifìci sventrati, i paesi distrutti e abbandonati - L'area del cratere è enorme: ovunque si notano i segni della desolazione - A volte, come a Laviamo, gli insediamenti sono più confortevoli • A Muro Lucano ridotto a un cumulo di macerie i containers sono stati costruiti distante dal vecchio centro abitato DAL N0S1 HO INVIATO SPECIALE NAPOLI — Llrplnla del dopo terremoto mostra via via le sue ferite. Prima, dall'elicottero, si incontrano le case rurali sparse nel grandi spazi di una campagna avara e scoscesa. Molte hanno ancora i tetti sfondati. Quelle travi sospese nel sole, il bianco delle pietre dei calcinacci subito riportano Indietro allo choc di un anno fa. al dramma delle persone che qui rimasero tanto a lungo isolate, strette nel morso della paura e della sofferenza, prima che i soccorsi riuscissero ad arrivare lungo le vie v.•conciarie e oltre 1 luoghi dove 11 disastro era stato più vasto. Alcune di queste case adesso hanno i tetti rappezzati, con toppe di colore più vivace in cima. Davanti a tutte, o quasi, c'è una roulotte o un container, e questo insediamento — proprio sul luogo dove prima si svolgeva la vita e la conquista del necessario per sopravvivere — rende comprensibile la resistenza che gli abitanti delle campagne opposero al piano di Zamberletti il quale, per sottrarli allo sfinimento del gelo e in attesa che in Irpinia la ricostruzione fosse avviata, voleva trasferirli lontano. Adesso tutti capiscono che non era testardaggine ottusa a motivare quel rifiuto. Anche i volontari venuti dal Nord han no capito e imparato a rispettare le ragioni di quel tenace realismo. L'aria e tersa e gelida. Chiazze di neve si mescolano al verde dei boschi e della macchia, man mano che ci si inoltra fra i monti. Il primo paese che si incontra è 8. Michele di Senno. Sorgeva su un cucuzzolo di un colle. Fu distrutto al 75 per cento. Anche le macerie sono state portate via e di quello che era un mondo di affetti, storia, ricordi, cultura, non resta più niente. Fra le colline brune spicca il terriccio bianco di questa splanata. Al centro, come un disegno assurdo tracciato su una cava a cielo aperto, spicca il perimetro di quella che doveva essere la chiesa parrocchiale. Più in basso, sono parcheggiate le roulottes che per dieci mesi hanno ospitato la gente e che ora devono essere restituite. Il nuovo villaggio e una scacchiera di prefabbricati, tutti uguali, disposti l'uno a ridosso dell'altro, raggiungibili da una nuova strada che taglia la montagna. Poco più avanti. S. Mango sul Calore. Anche qui le ruspe hanno abbattuto I resti del paese e cancellalo in una grande spianata 1 segni di storia di una collettività. E' un'Immagine che si moltipllca. Non esiste più 8anlomenna. né Caslelnuovo di Conza. né Rocca S. Felice, né Lavlano. Nei giorni successivi al terremoto qui c'erano le facce attonite dei sopravvissuti. 1 gesti rassegnati e spenti di chi veniva estratto ancora vivo dalle macerie, le facce stravolte del soccorritori, l'impo- enza, la disperazione. I sileni terribili, le grida e le invoazioni. I nomi degli scompari ripetuti ossessivamente daanti a voragini e cumuli di pietre, la ricerca ostinata del propri oggetti travolti dalla atastrofe, la speranza, il doore, la gioia per una vita salata. Sotto le ringhiere spezate dei balconi c'era chi coninuava a mettere a repentaglio la propria Incolumità, per generosità. Gli arredi che afioravano dalle macerie, le acciate lesionate delle case e dddsmd delle chiese facevano da sfondo agli spiazzi dove un tempo doveva ritrovarsi la gente le sera dopo il lavoro. I corpi dei morti si allineavano sulle piazze, ovunque, e l'urgenza di continuare a vivere rinviava 11 momento dei bilanci. Adesso gli insediamenti dei prefabbricati sono ordinati, rispettano linee geometriche, logiche di geologia e di opportunità. Molti sono ancora chiusi, forse in attesa delle assegnazioni e degli ultimi allacciamenti. Dall'alto non si sa niente delle beghe che hanno accompagnato questi insediamenti e delle difficoltà che Zamberletti ha incontrato nel suo lavoro. Non si sa neppure come le case sono dentro, come la vita qui si svolge, come la collettività ha riorganizzato i ritmi della produzione e della sopravvivenza, quali sacrifici e rinunce sono il prezzo di questi alloggi, che pure sono una realtà e hanno qualcosa di miracoloso. Alcune macchine sono parcheggiale, ma nessuna é in viaggio. Non si vede nessuno. Non un operaio, non un bambino, non un'insegna, non una pianta di fiori, non panni stesi ad asciugare. Non c'é una piazza, non un campanile. Ogni agglomerato ha tetti diversi, neri, rossi, bianchi. Anche le dimensioni e 1 colori delle abitazioni sono uguali, per blocchi di decine o centinaia. A volte, .-lime a Calabrltto, gli insediamenti sono divisi in più nuclei, tre o quattro. E ci si chiede perché la gente ha scelto o accettato l'uno piuttosto che l'altro. Che contatti esistono fra di loro. Quanto incide nella vita di tutti i giorni questa frantumazione. A volte, come a Laviano o a I.inni. gli Insediamenti sono chiaramente più confortevoli e accurati che altrove. Senerchia. Materdomini. S. Angelo dei Lombardi mostrano gli esempi di una struttura • integrata'-, ci sono gli edifici lesionati del centro storico, le pendici dell'abitato che hanno resistito al sisma e. contigui o intramezzati, i containers e I prefabbricati: sono come tre diverse realtà, ciascuna con una propria storia, che hanno appena incominciato a convivere e in cui é racchiuso un progetto di vita che e ancora da conoscere. Muro Lucano invece é rimasto con le bocche spalancate delle sue case antiche affacciate sullo sperone del monte: é una quinta di colori, tetti, finestre, linee viarie, sospesa nel vuoto e addossata alla montagna, ferma al 23 novembre '80. Cosi è di Conza della Campania, rimasto in bilico su un pianoro, con le sue strade, le chiese, gli arredi che gli Interni squarciati lasciano intravedere, la fantasia dei colori e delle linee di un antico abitato. Sia a Muro sia a Conza i nuovi insediamenti sono sorti a parte, più In basso. Qui e previsto un piano di recupero, per il restauro dei monumenti s il ripristino del patrimonio abitativo. A Conza si prevede la creazione di un parco turistico archeologico. A S. Angelo dei Lombardi il progetto pilota é già avviato: lo hanno predisposto la Sovrintendenza e il Comune che per primi hanno accollo -il grido d'allarme- lanciato da - Italia Nostra- quando - nei giorni della disperazione- le ruspe arrivarono ovunque e incominciarono a fare piazza pulita. L'area del cratere é enorme e sembra non avere mai fine. I segni della desolazione lasciati dal terremoto e la tristezza di questo nuovo assetto del territorio tornano di nuovo dopo ogni gola e alla fine di ogni pianoro. L'elicottero si abbassa sull'ala di cemento del santuario di Caposele. che fa ombra a una distesa di macerie. Riprende quota sulle buche appena scavate nell'asfalto intorno a Calabritto. e che dovrebbero essere i pozzi neri per ti nuovo Insediamento. Finalmente, dopo chilometri e chilometri senza vedere mai un segno di vita, ecco un gregge sparso nel cuore di una valle. -Qui — Indica il pilota militare — un anno fa un nostro apparecchio precipitò. Per fortuna i miei colleghi non ne furono troppo danneggiati. Le dimensioni di quella tragedia non si possono dimenticare. Alcuni di noi. che andavano avanti e indietro senza sosta, avevano qui le famiglie e anche i loro morti. La tragedia per tutti noi non è ancora finita-. Liliana Murilo

Persone citate: Liliana Murilo, Rocca S. Felice, Senno, Zamberletti