La fotografia: specchio o finestra?

La fotografia: specchio o finestra? DA SABATO A TORINO UNA MOSTRA CHE HA FATTO DISCUTERE NEW YORK La fotografia: specchio o finestra? «Riflette l'imma^ine dell'artista-autore? O serve a farci vedere un po' meglio il mondo?» - A queste domande cerca di rispondere la rassegna curata da John Szarkowski - Due milioni di spettatori e molte polemiche NEW YORK — Si apre sabato a Torino .Specchi e finestre*, una mostra di fotografie che nell'esule del 1978 è diventata luogo di pellegrinaggio, argomento di discussione, terreno di entusiasmo e dissenso al Museum of Modem Art di New York. Raramente una mostra lascia il suo segno in un decennio. Ed é insolito che una mostra di fotografie raggiunga tanta popolarità e tanta attenzione. Nel dopoguerra americano e la seconda volta che questo accade. Molti ancora ricordano -The family of manda famiglia dell'uomo. I95S) quando per la prima volta il Museum of Modem Art era stalo interamente occupato dalla fotografia. Ma .Family of man. usava la fotografia come raffinalo strumento di una affermazione sociale, di una dici uà razione morale e politica. Per quanto bello, indimenticabile, fosse il materiale di quella mostra, il vero senso di essa era un'affermazione di uguaglianza e tolleranza di ciascuno per ciascun gruppo umano nel mondo. •The family of man* è rimasta nella memoria come la prima mostra fotografica in un grande museo americano. Ma quando nel 1978 John Szarkowski — curatore e organizzatore — ha aperto al pubblico e ai critici le sale di •Specchi e finestre*, subito si è capito che non si slava celebrando un secondo episodio, ma qualcosa di totalmente nuovo. La fotografia entrava al museo non con il fine nobile ma indiretti) di offrire la sua bellezza a un pensiero, ma come pensiero. Idea, creazione, come fatto d'arte. Ccntonovanta autori, cento fotografie, hanno meritalo al Museum of Modem Ari. insieme con 1'eniusiasmo del pubblico, anche l'accusa dei critici di avere ceduto all'impetuosa pressione della nuova forma espressiva. Como distinguere, come orientarsi, in una simile folla di autori e di opere? Per prima cosa il curatore ha proposto un limite temporale. Il sottotitolo della mostra infatti e .Fotografia americana a partire dal I960*. Non e soltanto un confine di comodo, per contenere una massa di materiale che altrimenti sarebbe stata incontrollabile. Szarkowski e credibile quando spiega che 'tutto ciò che è avvenuto prima si é imposto con grandi personalità, autori celebri, ciascuno dei quali ha già avuto la sua mostra E la grande fotografia del periodo anteriore agli Anni Sessanta ha avuto comunque una vetrina permanente in pubblicazioni come Life e Look che proprio nei Sessanta hanno cessato di esistere-. Ma nel tracciare questa linea. Szarkowski propone anche un altro riferimento, non meno importante, per identificare in positivo il periodo cui e dedicata la mostra (e anche per separarla definitivamente da) ricordo dell'altra mo¬ stra. -The family of man*). Dice il curatore: -La generale tendenza della fotografia americana in questi anni mostra un passaggio dallimpegno pubblico alla preoccupazione privata La fotografia e diventata sempre più conscia della sua storia e dei suoi limiti come "medium" Porta in sé un dibattito di se stessa in quanto arte, e invece di essere una raccolta senza problemi di belle immagini, é la manifestazione continua di un processo di revisione e di critica-. Ancora un passo, e con un'intuizione di gran qualità letteraria Szarkowski introduce la felice e popolare definizione che da il titolo alla mostra. .Specchi e finestre*. Nel selezionare il materiale, il curatore ci dice di essersi po¬ sto questa domanda: -La fotografia è uno specchio che riflette l'immagine dell'artista autore?Oè una finestra che ci viene aperta nella speranza di farci vedere un po' meglio il mondo?'. Szarkowski ha voluto trarre conseguenze rigorose da questa sua intuizione. Ha dedicato pareti grigie al fotografi dello 'specchio- e pareti bianche ai fotografi dalla -finestra-. Ila indiwdualo le linee ascendenti nel passalo (Alfred Stieglilz per gli -specchi-, Eugene Atget. per le .finestre*) e i capiscuola del 'ircenino, raccogliendo il gruppo ■ finestre- intorno a Garry Winograd. definito -la figura centrale di una generazione dedicata alla descrizione fotografica., e il gruppo .specchiintorno al surrealismo e ai montaggi di Jerry Uelsmann. Per ricordare due altri grandi nomi. Robert Rausthenberg finisce nel gruppo Uelsmann specchi. Diane Arbus nella sezione Winograd finestre. E qui esplode la |>olemica che ha fallo di questa mostra il grande punlo di attenzione e di attrazione sulla fotografia contemporanea, un diballilo che va al dt là del confine sia temporale (a partire dagli Anni Sessanta) sia geografico e culturale (fotografi americani) del progetto di Szarkowski Dai giornali, dai dibattiti, dalle tavole rotonde, dalle scuole d'arie ma anche da quelle di letteratura, un Ilume di argomentazioni per e contro i criteri di organizzazione di questa mostra ha acceso la vita culturale in America. Domandano i fotografinoli e manipolazione la luce, l'accentuazione o l'appannamento dei contrasti, la definizione di linee e contorni, il taglio drastico di una inquadratura in modo da privilegiare un particolare, l'uso di un obiettivo che avvicina e allontana le superfict creando effetti profondamente diversi, certamente soggettivi e non realistici a seconda dell'intenzione dellauiore? E se e manipolazione, queste immagini pur non toccate, pur fedeli, in apparenza, alla vita. vanno nella sezione finestre o nella sezione specchi? Domandano i critici d'arte: non e improprio, nell'esaminare le opere, cercare un segno dell'intenzione dell'autore al di qua e al di sopra del re|>crlo che et viene mostrato e m dipendenza della tecnica usata? Domandano i critici letterari: in un'opera complessa ci può essere un dato di prevalenza (più realistico, più sognante) ma può anche non esserci. L'ambiguità, il disorientamento sono un effetto grande e accettato dell'opera darle. E' possibile dividere, con la semplicità di un catalogo tecnico? Intorno a queste e a molte altre domande 1 visitatori della mostra (oltre due milioni di liersone a New York) e i recensori dei grandi giornali americani hanno moltiplicato i temi del dibattito. Ora questa mostra viene in Italia, si incontra e si scontra con una sensibilità critica cerio non meno tesa, non meno pronta. La conversazione intorno alla -nuova (olografia* si allarga. Ed e questa la ragione che induce a dichiarare -Specchi e linesire* un fatto unico. Un avvenimento di grande importanza che continuerà a lasciare il suo segno, un .prima, e un -dolio- nella storia della lotogra- Furio Colombo Bill Zulpo-Dane: «Four posteards» (quattro cartoline)

Persone citate: Alfred Stieglilz, Diane Arbus, Eugene Atget, Furio Colombo Bill, Garry Winograd, Jerry Uelsmann, John Szarkowski, Robert Rausthenberg, Winograd

Luoghi citati: America, Como, Italia, New York, Torino