Distretti scolastici: moltissime idee però mancano sedi, impiegati e poteri di Clemente Granata

Distretti scolastici: moltissime idee però mancano sedi, impiegati e poteri I decreti delegati stanno per entrare (il 13 dicembre) nell'ottavo anno di vita Distretti scolastici: moltissime idee però mancano sedi, impiegati e poteri DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIRENZE — .Nel quadro del sistema di governo della scuola delineato dai decreti delegati, il Consiglio scolastico distrettuale costituisce l'unità di base per l'impostazione di una politica scolastica organicamente programmata; di qui la sua rilevanza politico-funzionale rispetto ai processi di riqualificazione, di riforma e di sviluppo della nostra scuola. Esso si trova infatti nelle condizioni istituzionali e operative idonee a saldare scuola e territorio, in quanto è in grado di individuare fe esigenze delle singole scuole per comporle in una visione programmata... di pruomuovere l'utilizzazione razionale dei servizi in materia di diritto allo studio... di interpretare la domanda sociale di formazione e di cultura emergente dalla popolazione...» E' il brano di una circolare ministeriale emanata nel marzo di tre anni or sono allo scopo di fornire un'interpretazione corretta delle norme che avevano Istituito i distretti scolastici e gli organi collegiali ad essi collegati: .cellule di base della programmazione, per ciò che riguarda le attività para ed extrascolasliche. i servizi di orientamento scolastico, di medicina scolastica, i corsi di educazione permanente e ricorrente, la sperimentazione, il potenziamento delle attività culturali e sportive destinate agli alunni : una sorta di cerniera tra le singole scuole abituate per lunga tradizione a far vita a se stante, troppo chiuse in se slesse, e le amministrazioni locali i provveditorati e la stessa amministrazione centrale. Se il consiglio di classe e il consiglio d'Istituto si occupano di ciò che accade nella singola scuola, i consigli distrettuali composti di 44-43 membri (presidi, docenti, non docenti, genitori, alunni, imprenditori, sindacalisti, rappresentanti dei lavoratori autonomi, delle associazioni culturali e delle amministrazioni locali) si occupano di tutte le scuole esistenti nell'ambito del distretto e dei pia generali problemi d'ordine culturale dello stesso con una visione dunque più completa. Propositi e intendimenti ottimi quelli indicali dalle norme e (con un po' di enfasi) dalla circolare esplicativa. Ma quando si passa dalle proposizioni di carattere generale all'esame della realta quotidiana, quando, all'avvicinarsi della data delle votazioni per il rinnovo degli organi collegiali della scuola, si chiede ai protagonisti della • partecipazione • un giudizio sull'attività svolta, ecco che appare un grande divario tra i principi enunciati dal legislatore e le realizzazioni concrete. Le • idonee condizioni operative: sembrano proprio un'utopia. Persino a Firenze, città dove In alcuni periodi I distretti, nati quattro anni or sono hanno fatto registrare vivacità d'iniziative e dove si e costituito un coordinamento tra questi organismi allo scopo di renderne più incisiva l'attivi la. Ce da sottolineare innanzi tutto la mancanza di strutture. Non sembra che pretendano grandi cose, sotto questo profilo, i consigli distrettuali: alcuni validi impiegati che sappiano svolgere l'indispensabile lavoro tecnico, una sede decente. .Invece — dice il dottor Francesco Oolzlo. presidente del 18* distretto — abbiamo a disposizione, e per di più in modo saltuario, soltanto un impiegato di segreteria e dobbiamo svolgere le nostre riunioni in sedi di fortuna dove siamo quasi accampati.. Ma ciò che soprattutto preoccupa è il calo della stessa partecipazione. Alla riunione di un consiglio, che, come si è detto, comprende più di 40 membri, si presentano a volte non più di dieci persone e quasi sistematica e l'assenza di quelle componenti (imprenditori, sindacalisti) che avrebbero dovuto facilitare il collegamento tra scuola e mondo del lavoro. Del progressivo disinteresse che riguarda questi e altri organismi collegiali si danno molte spiegazioni. Quella che ricorre con maggiore frequenza chiama in causa le scarse competenze che. alla fine, i consigli distrettuali si sono accorti di poter esercitare. .Noi programmiamo — dice Golzio —, ma né il Proweditorato né le amministrazioni locali sono molto disposti ad attuare le nostre indicazioni, anzi, spesso le disattendono. A nostro arriso all'orlamic'è un vizio fondamentale: la distinzione tra ente che programma ed ente che gestisce la programmazione.. Un documento del coordinamento dei distretti fiorentini e al riguardo molto critico. Vi si legge: .L'ammini strazione centrale ha varato i distretti assegnando loro un ruolo di estrema importanza, ma nello stesso tempo non fornisce nessuno strumento serio per lavorare né fa alcunché per stimolare i quadri della burocrazia amministrativa ad accogliere il "nuovo" che con gli organismi elettivi per volontà e legge dello Stato tenta di entrare nella scuola.. Critiche che. per la verità, a loro volta, suscitano riserve di tipo opposto perche c'e chi le considera poco meditate e afferma che il .nuovo» che alcuni sostengono di voler Introdurre costituirebbe in realtà una sorta di • rivoluzione permanente., molto dannosa per l'equilibrato sviluppo della scuola. E a questo punto le polemiche s'allargano e riguardano il futuro stesso del distretti. Una parte vorrebbe ridurre ulteriormente le loro competenze, un'altra allargarle sino a fare di questi enti organi di decentramento burocratico o addirittura amministrativo (con la prospettiva, dice qualcuno con ironia, di trasformarli in una sorta di .repubbliche autonome- dall'amministrazione centrale). E' argomento di dibattito alla vigilia delle elezioni mentre si infittiscono i progetti di legge sulla nuova disciplina di tali istituti. Clemente Granata

Persone citate: Francesco Oolzlo, Golzio

Luoghi citati: Firenze