L'Università fossile denutrito?

L'Università fossile denutrito? Nei concorsi per professori associati occorre una giusta selezione L'Università fossile denutrito? Il pra/eiua Giuseppe Hit operati. ardi nartn di Stona moderna rimiri la Fai aita di lettere e Flloiofta dell'Vnticruui di Tarma, 11 manda aueita intervento un tannini univeritlari the tolenlieri puh hln htamn In questi ultimi mesi — senza clamore — l'università italiana sta cambiando almeno alcuni dei suoi tratti. La legge 382 ha soprattutto significato una volontà di dare un profilo nuovo, diverso e definitivo, all'incoerente ventaglio di possibilità professionali che la carriera accademica aveva conosciuto dopo i provvedimenti urgenti del 1973. A questo punto c'è un iter più regolare. Si sono cioè individuate — dopo il dottoralo di ricerca — tre ligure: del ricercatore, del professore associalo e infine del professore ordinario. Com'è nolo, sono stati quasi completamente espletati i concorsi a ricercatore, almeno quelli riservati a quanti già lavoravano a titolo precario nell'università. Ma altri concorsi, in qualche misura anche più significativi, stanno iniziando in questi giorni: sono quelli per i professori associati. Decine e decine di commissioni dovranno esaminare ciascuna una sessantina di candidati. Non è retorico dire che il lavoro di queste commissioni sta decidendo quale sarà il futuro di questa nuova figura di docente che. fra l'altro, sostituendo assistenti ordinari e professori incaricati, dovrebbe essere quella che darà la risposta più significativa e massiccia alla didattica universitaria. Si tratta di un compito non facile, che è in qualche misura ingeneroso scaricare stiliamo sui membri delle singole commissioni. Proprio per questo mi par giusto aprire una discussione su alcuni criteri che potrebbero evitare comportamenti clamorosamente ineguali nei risultali. Un primo dato da porre in discussione è se le commissioni debbano fare una sa¬ e sancire scelte precedenti delle I lo se invece abbiano il dovere di snatoria facoltà. controllare quanto quelle talvolta lontane scelte siano conformi ad una nuova figura professionale destinala a realizzare gran parte della didattica e ricerca universitaria. Un secondo punto è quali caratteristiche debba avere questa figura. Per quanto concerne il primo, si può sgomberare preliminarmente il terreno da ogni falso pietismo riguardante il diritto al lavoro, che per esempio ha giocato un ruolo non irrilevante nei concorsi a ricercatore. In questo caso infalli si tratta di un concorso riservato a figure che non perdono il loro posto. Il problema è di valutare se la loro qualità scientifica sia all'altezza di un nuovo ruolo e dei compiti di didattica e di ricerca che la nuova figura impone. Se lutto questo è vcio. pare molto pericoloso porsi nell'ottica di sanzionare quanto semplicemente hanno scelto le facoltà, perche anche cosi si determina un profilo di questa figura, ma al livello r\ù basso e tale da togliergli fin dall'inizio ogni credibilità. E' molto importante che invece le commissioni si pongano il problema di definire preliminarmente questo tipo di insegnante, che dovrebbe avere la dignità scientifica di un libero docente e l'autonomia didattica di un attuale incaricato, olire che essere di ruolo. Basterebbe che le commissioni considerassero f-ivorcvolmente solo quanti fra i candidati sarebbero stali in grado di presentarsi con una qualche probabilità di successo ad un vecchio concorso di libera docenza. In pratica, per discipline come quelle storiche, filosofiche e letterarie, che son quelle che conosco meglio, questo potrebbe essscre compendiato in almeno una monografia scientificamente accettabile e alcuni saggi che mostrino capacità di ricerca non solo su un aspetto partico¬ lsdtgqc lai se larmente ristretto. Naturalmente il discorso della monografia e puramente indicativo. Ci può essere il caso del ricercatore di notevole livello che si misura meglio nell'arco più breve del saggio. In questo caso la qualità e la quantità dei lavori possono sostituire la monografia, che non va assolutamente feticizzata. Sarebbe comunque abbastanza sconfortante, per chi come me ha cercato di essere giudice non corrivo in una commissione per ricercatori, scoprire che possono nascere professori associati <~on un numero di titoli scientifici tale che non sarebbe stato sufficiente in un corretto concorso per ricercatori. Non credo che quanto ho scritto finora sia un invito alla strage. E' l'unico modo per evitare il terno al lotto di quanti si sono presentati solo perche erano nelle condizioni di farlo, come incaricali o come assistenti: per confortare quanti (pochissimi) hanno avuto la dignità di non presentarsi, pur essendo nelle condizioni oggettive di farlo. E" l'unico modo per non sbagliare fin dall'inizio, promuovendo con facilità e snaturando cosi una figura professionale che dovrebbe esscte difesa con giusti e corretti (cioè definiti prima) criteri selettivi. E' anche l'unico modo per difendere gli stessi candidati dalla disparità dei comportamenti, dalla casualità un po' pelosa o dall'umiliante protezione di vecchi e nuovi padrini. E' un'occasione da non mancare, se si crede in un futuro non assistenziale dell'università. L'università può morire di inerzia burocratica, se ci si limita ad una pura e sbagliata difesa di un malinteso diritto al lavoro: se non si è più in grado di valutare il senso della creatività scientifica. O peggio: può sopravvivere, ma come gigantesco, inutile, dispendioso «fossile denutrito». Giuseppe Ricuperati

Persone citate: Giuseppe Ricuperati