L'Italia da vicino e da lontano

L'Italia da vicino e da lontano FATTI NOSTRI E FATTI MONDIALI NELL'AMARO DIARIO DI CAVALLARI L'Italia da vicino e da lontano Per più di due anni, dall'inizio del 1979 alla metà del 1081. ogni mercoledì. Alberto Cavallari ha pubblicato sulla seconda pagina del Corriere della Sera una rubrica dal titolo «Vicino e lontano*. Cavallari, ora direttore del Corriere, ne era allora corrispondente da Parigi: ma corrispondente a modo suo. cioè attentissimo, naturalmente, ai fatti e alle persone di Francia e nello slesso tempo con l'occhio e l'orecchio rivolli a captare immagini e voci di fuori, del mondo (come dire?) extra-francese e in primo luogo italiano. Non erano infrequenti neppure le escursioni dirette, viaggi a Pechino o a Mosca: ma soprattutto erano puntuali certe sue presenze a Roma, per verificare, da vicino, giudizi e impressioni formulali da lontano (dunque col distacco di chi non è direttamente coinvolto). Un modo di essere corrispondente dall'estero, che gli era stalo taglialo su misura, fuori dagli schemi professionali consueti: e. prima ancora che al Corriere, alla Slampa, negli anni in cui fu a Parigi (e naturalmente a Pechino, a Mosca, a Roma) per questo giornale. Vicino e lontano, il titolo di quella che fu la rubrica del mercoledì, è ora il (itolo del volume che ne raccoglie le molle puntale, con l'aggiunta di qualche altro scritto (ed. Garzami). E il risultalo è un diario complessivo di due anni di Francia e di mondo, c d'Italia, due anni pieni di lutto ciò che la storia c la cronaca possono infilarci dentro, di questi tempi. In diario in qualche modo dolente, cioè .un.irò. ma senza il compiacimento e msgari la civetteria del disincanto: piuttosto, rassegnato a un viaggio degli uomini rumalo in cicli, risi, trasformazioni ». sapendo bene i-come sia inutile ragionare per decadenze e rinascile-, pensare a una rigida -direzione di marcia, un punto di partenza e un punto di arrivo». F. allora anche ì concciii del vicino e del lontano non si riferiscono solo alla distanza da Parigi e ai movimenti del corrispondente: alludono anche o soprattutto a distanze diverse, filosofiche, storiche o soliamo psicologiche, distanze mutevoli secondo fonica di chi guarda e subisce gli avvenimenti, disianze anche rovesciabili, secondo il personale sentimento del tempo e dello spazio. Dunque un diario insieme pubblico e privalo (in un cerio senso persino intimo), nel quale il giornalista Cavallari, il grande reporter, l'autore d'inchieste famose, si coniuga con lo scrittore, in un impasto non sistematico, cerio, anzi con passaggi a volle bruschi dal dato episodico alla riflessione generale, e viceversa, com'è forse inevitabile in questo genere di scrini: e tuttavia dando una testimonianza sempre sodile, spesso raffinala, dello scorrere del tempo e dei suoi effetti probabili, o anche solo possibili o addirittura dilemmatici. Nel tempo che scorre c'è il tramonto del giscardismo in Francia, con le sue velleità «monarchiche* e i suoi scandali reali, e c'è l'avvento del miticrrandismo. con le sue promesse e le sue incognite (Cavallari lo aveva anticipato con la sua inchiesta di quattro anni fa su La Francia a sinistra). Ci sono gli eventi — spessii, in un certo senso, immaginari — di un'Europa che s'illude, di questo passo, di ridiventare un soggetto di storia e che. a volte, non s'illude nemmeno. Ci sono i fatti dell'Asia, le guerre intercomunisie e la svolta interna cinese. E ci sono le vicende italiane, guardale da vicino e da lontano, con giudizi che si possono condividere o meno, ma con squarci notevoli di descrìzionerìflessione. come la traversala di Roma nel primo anniversario della morie di Moro, da via Fani a Piazza Montecitorio fin su al Quirinale, a raccogliere le impressioni e gli umori di un vecchio Presidente che non si rassegna. Nello scorrere del tempo ci sono anche episodi come una passeggiala al Jardin des Plantes di Parigi, tra le serre dell'Orio botanico e gli edifici dell'Università di scienze, col loro museo dell'evoluzionismo animale, e la statua di Jean-Bapiisie Lamarck. il discusso precursore di Darwin. Era il tempo di accese polemiche in Francia, e non solo in Francia, tra i sostenitori di un revival religioso, per via del papa polacco e dell'ai'uro/Va/i di Teheran, e i tenaci fautori dell'agnosticismo o addirittura dell'ateismo militante, imeni come una «professione di fede negativa». E proprio sotto la statua di lamarck. 'seduti sullo zoccolo, c'erano una donna anziana e un giovane. Erano abbracciali, anzi lei abbracciava lui e gli parlava con la bocca vicinissima alla sua bocca. Da lontano pareva una strana coppia di amanti. Ma passeggiando vicino I...I il giovane era un mongoloide. La donna era forse sua madre, o una sua sorella anziana, una sua zia». La donna cercava di trasmettere al giovane il movimento delle labbra, perché riuscisse ad articolare il nome di un uccello. 1 ontano e vicino. Da vicino, era una diversa e straordinaria scena d'amore. Era anche un alto di rifiuto dell'errore -della creazione divina o dell'evoluzione naturale» (sotto le mura dell'Università di scienze). Un'immagine prepotente, dice Cavallari, di come, alla ime. ciò che conia davvero «è il sopravvivere della speranza». Aldo Kizzo

Persone citate: Alberto Cavallari, Aldo Kizzo, Cavallari, Jardin, Moro