Il rifiuto di Israele di Giorgio Romano

Il rifiuto di Israele OSSERVATORIO Il rifiuto di Israele L'ostilità pressoché unanime degli israeliani al piano di pace saudita nasce solo in parte dal suo contenuto, che non si differenzia sostanzialmente da quelli suggeriti altre volle e da quello proposto da Sadat quando visitò Gerusalemme nel 1977. Forse, se fosse stato presentato in un altro momento, sarebbe stato considerato un interessante punto di partenza. Al piano saudita hanno nuociuto quattro circostanze concomitanti: I) l'esser stato discusso all'indomani della morte di Sadat. un avvenimento traumatizzante per l'assetto mediorientale, che ha rimesso in discussione le intenzioni dell'Egitto: 2) l'essere stato accolto con favore in alcuni Paesi arabi, oltre che dall'Olp e dall'Egitto, ansioso di riconciliarsi con Riad; 3) l'essere stato rilanciato anche da quei Paesi auropei che avevano respinto Camp David: 4) l'esser stato appoggiato dall'America all'indomani del voto del Senato favorevole alla vendita di Awacs all'Arabia Saudita. Ciò ha confermato l'importanza attribuita da Washington a Riad. che ha svolto un ruolo decisivo nel disinnescare la crisi dell'agosto scorso in Libano. Il quarto punto è quello decisivo, anche per le sue implicazioni militari e politiche, tra cui la possibilità che l'Olp partecipi ai negoziati di pace insieme ad altri Paesi sinora contrari: per questo la proposta di Riad appare peggiore del piano Rogers. che i laborìsti avevano respinto nel 1970. Di qui il fermissimo atteggiamento di Israele. Il discorso che Begin ha tenuto a Reagan. pur con tutte le dichiarazioni di amicizia. si può dividere in due parti: una palese e una sottintesa. Quella palese dice: «L'America è stala pane degli accordi di Camp David e deve osservarli nella lettera e nello spirile con lune le conseguenze che ne derivano, e non può nemmeno boicottare le conversazioni sull'autonomia che oggi ne sono la chiave di volta». La parte sottintesa suona: «Noi israeliani manterremo gli impegni lei ritireremo dal Sinai) solo se voi e l'Egitto non cambiereie strada». La situazione è certo più complessa di quanto abbiamo cercato di schematizzare: Israele ha bisogno degli Stati Uniti dal punto di vista economico e militare c non ha una politica estera alternativa, come la Giordania: ma la sua fermezza nel respingere certe •velleità* di Washington, che considera deviazioni da precisi impegni, può imbarazzare l'America. Le ultime dichiarazioni di Reagan c il rinnovato invilo a Sharon di recarsi a Washington per discutere accordi strategici (mentre stanno per cominciare manovre congiunte Usa-Egiito) hanno il carattere di gesti simbolici più che di offerte concrete. Si ha l'impressione che. nei piani americani, ci sia il ritorno a un concetto che già aveva guidato i ministri della Difesa Schlesinger e Rumsfeld e che il capo di stato maggiore, generale Brown. aveva sostenuto intorno al 1975: »Dal punto di vista strategico Israele e più un peso che un vantaggio per gli Siali Uniti». Il che. a lungo andare, potrebbe diventare la massima preoccupazione per Israele. Giorgio Romano

Persone citate: Begin, Brown, Reagan, Rogers, Rumsfeld, Sadat, Schlesinger