Bisbetica in vena di sadomasochismo con Lia Tanzi e Pambieri mattatori

Bisbetica in vena di sadomasochismo con Lia Tanzi e Pambieri mattatori Air Alfieri la commedia di Shakespeare, regista Marco Parodi Bisbetica in vena di sadomasochismo con Lia Tanzi e Pambieri mattatori TORINO — Festosa serata all'Alfieri dove la Compagnia Pambderi-Tanzi. per la regia di Marco Parodi, ha proposto agli abbonati dello Stabile torinese La bisbetica domata di Shakespeare. Montato alla fine del luglio scorso al f estivali no di Borgio Verezzi (e di là ne riferimmo, in prima istanza), questo allestimento si rivelò, rispetto agli standard estivi, una lieta sorpresa: vi spirava (a parte certi vistosi scompensi nella distribuzione dei ruoli e nella resa di singoli interpreti, malanno questo che affligge l'Intero teatro italiano) un'aria di Intelligente e, perché no. divertito fervore. Quel tanto di rodaggio portato dalle repliche ha. in sostanza, confermato la gradevole impressione d'allora. La bisbetica (1594). d'altronde, non è un capolavoro, ma u n'operi na sperimentale, •aperta» su più versanti: quello tematico, incentrato sul problema comportamentale del rapporto maschlo•femmina: quello d'ambiente, che emerge nella vistosa descrizione di un milieu al!«borghese di provincia: e quello strutturale, giacché si tratta d'un copione da «teatro nel teatro», anche se non circolarmente conci uso. La cornice, in altri termini. Shakespeare la abbozzò, lasciandola tuttavia a metà. Un calderaio ubriacone. Sly, rissa nella radura d'un bosco con un'ostessa, crolla stordito al suolo, viene da un ricco signore condotto a palazzo, gli viene fatto credere, al risveglio, d'essere un gentiluomo guarito dalla follia: e per allietarlo, gli viene recitata, appunto, la Bisbetica. Questo ampio, un po' prolisso prologo non viene quasi mai riproposto dai registi odierni, che puntano dritto alla storia vera e propria. Il I primo merito della regia di Parodi é quello d'averlo, al- ; meno in piccola parte, recu- { perato: Sly e l'ostessa si scon- j tra no. Sly s'addormenta e sogna, lui è Petruccio, lei è Ca- ' ferina, lui la doma, come Sha- | kespeare aveva previsto: ma. al risveglio, sul finale (qui e altrove Parodi ha Innestalo battute falstaff lane dall'Enrico IV) tutto è miserevole tra 1 | due. come la realtà da cui so- ! no inutilmente evasi. Altro merito dell'allestl- I mento è d'aver trovato nelle scene e nel costumi di Giovanni Lichen (un nome nuovo, per noi) un leggiadro equi- I valente «esotico» alla fiabesca vicenda. Un grigio corrai alto, comparto, a semicerchio, in cui Sly e l'ostessa si scontrano, si apre poi in due scomparti, vi occhieggiano finestre e finestrini', vi si stendono drappi variopinti : è la Padova sfarzosa e pacchiana (rivisitata da Shakespeare attraverso la Ferrara dei Supposi ti. una commedia dell'Ariosto), In cui abitano, col vecchio, esitante genitore, la remissiva e bella Bianca, la bella e scorbutica Caterina, col loro corteo di pretendenti, veri e fasulli. Terzo punto all'attivo di Parodi (ma c'é anche da r. scoi tare la sua vigorosa traduzione-riduzione, che non disdegna di compiacersi in raffinate volgarità macaroniche) é d'aver sfruttato al meglio le potenzialità espressive di Giuseppe Pambieri, che non vedevamo cosi in forma dai tempi del suo Edmund, nel Re Lear di Strehler. Qui. nelle rodomontate di Petruccio, in quel suo vltelistico sprecarsi, nelle impennate di atra bile, nelle improvvise, scarne tenerezze, l'attore mette non solo Ìmpeto, ma una intelligente autoironia. Lia Tanzi, com'è nel suo temperamento, innerva la sua Caterina di una nevrosi spasmodica, e riesce a trarre effetti di comico da certi buffi risvolti sadomasochistlci: poi. nella seconda parte (segno che con un personaggio bisogna convivere un po', per renderlo meglio), lascia affiorare quanto di sfibrato c'é nella muliebre rassegnazione alla sconfitta. Ai due giovani mattatori (ma qui. una volta tanto, 1 ruoli lo esigono), ai loro compagni (sulla cui diseguale efficacia ci sarebbero varie postille da fare), un folto pubblico ha tributato vigorosi applausi. Guido Davico Bonino Bisbetica domata» con U Tanzi

Luoghi citati: Borgio Verezzi, Ferrara, Torino