Esplode il «caso Irving» scrittore raffinato da quattro milioni di dollari di Furio Colombo

Esplode il «caso Irving» scrittore raffinato da quattro milioni di dollari Il successo di «Hotel New Hampshire» Esplode il «caso Irving» scrittore raffinato da quattro milioni di dollari NEW YORK — John Irving ha una faccia da attore (interpreta uno dei ruoli nel film tratto dal suo libro), un corpo da atleta (la sua mania per l'esercizio fisico è ossessiva) e un conto in banca da uomo arrivato, un po' al di sopra dei quattro milioni di dollari. John Irving è uno scrittore e tutti sanno che questo genere di professione non indica necessariamente povertà e sacrificio in America. La strada del romanzo commerciale alla Clavel e quella della combinazione libro cinema televisione alla Judith Krantz hanno dato ad alcuni scrittori le ricchezze che in altri tempi spettavano ai sarti e ai «tycoons» di Hollywood. Ma John Irving, che ha appena ricevuto un anticipo di oltre due milioni di dollari per l'edizione economica del suo libro, non è uno scrittore commerciale, è un letterato della qualità più introversa e difficile. Appena quattro anni fa John Irving aveva una buona reputazione, ottime recensioni, un totale di dodicimila copie vendute per tre romanzi e non poteva, permettersi una carta di credito: la banca locale, nel paesino del Vermont in cui vive, Putney, non si sentiva di dare una garanzia. Il suo momento è venuto con Oarp, il quarto libro. L'esplosione del successo è stato Hotel New Hampshire. La data ufficiale di pubblicazione era il 30 settembre. Alla fine di agosto John Irving aveva già venduto 225 mila copie della cosiddetta «pre-edizione». I librai e i critici, coloro che leggono in piedi sulla «subway» e la rivista Time hanno detto insieme «capolavoro». Una consonanza di giudizi, successo, vendita e critica che non si verificava, dicono, dai tempi di Hemingway. Col passare delle settimane il successo di Hotel New Hampshire si è andato allargando, ha passato le centinaia di migliala di copie, si è cominciato a contare in milioni. Questo non vuol dire che il libro sia universalmente acclamato dai letterati. La rivista Harper's lo ha attaccato duramente. molti seri ammiratori propongono cumuli di obiezioni. L'establishment letterario di New York appare più in guardia che in festa a causa di questo successo. Ma il caso resta straordinario. Perché nessun dibattito ha potuto togliere a Irving la legittimità letteraria, la sicura qualità di immaginazione e scrittura che di solito non si accompagnano a mostruosi successi di vendita. Osservando 11 fenomeno dalla parte del pubblico, è impossibile accusare John Irving di avere deliberatamente corteggiato il successo. Il suo mondo è unico, originale e di non facile accesso. Inoltre esso appare, da un libro all'altro, da Garp a Hotel New Hampshire soggetto ad un evolversi di regole (o — come piace dire a John Irving, «di ossessioni») interne al narrare. Non si trovano dunque quegli abili contatti con le condizioni ambientali, i supposti gusti, le probabili attese del pubblico, che spiegano di solito il capolavoro commerciale. C'è senza dubbio un forte marchio generazionale in John Irving. L'uomo assomiglia a Hemingway, nella vita, anche se è un Hemingway in versione post ecologica, molto sport, poco alcool e nessuna voglia di consumarsi. C'è però un evidente esibizionismo fisico, i muscoli, l'esercizio, il far la lotta con i suoi figli, e un compiacimento narcisistico della propria immagine. La linea di raccordo con Hemingway però a questo punto si spezza. Un censimento più preciso dei materiali rivela linee ascendenti diverse. La formula («come la Coca Cola», lui dice nelle rare occasioni di humour) resta segreta. O .almeno un po' misteriosa. Una ascendenza sicura è J. D. Salinger. Come spiegare altrimenti la delicatezza estroversa, vulnerabile, suicida, che compare sia in Garp che in Hotel New Hampshire? A questo legame che scorre quasi invisibile ma continuo, attraverso le vicende dei due romanzi, Irving deve probabilmente molto di quell'onda di emozione che è riuscito a provocare nel pubblico. Salinger è uno dei riferimenti più cari nel romanzo americano del dopoguerra. Eppure la sua letteratura non aveva mai generato un figlio. Una sua influenza la si può ritrovare, anziché nei libri, in certi versi delle canzoni di Bob Dylan (che infatti «ossessiona» John Irving), in certe ballate di Simon e Garfunkel. Ma Irving ha tenuto conto di un'altra esperienza, nella recente immaginazione d'America, che era stata bruscamente tagliata, o evitata, dagli altri letterati della sua generazione (Irving ha 38 anni). E' quella idei .nuovo teatro americano» apparso con febbrile intensità nei primi Anni Sessanta e scomparso subito: il primo Edward Albee, Arthur Kopit. Jack Gelber, Jack Richardson, Arnold Welnstein. C'erano tre radici, in quella stagione teatrale breve e felice, e tutte e tre si trovano UJ Irving e nel suoi libri. C'è molta cultura, ovvero la vita nasce dai libri, più che dall'esistenza picaresca che ha tanta parte nella letteratura d'America. C'era un andare e venire dalle memorie d'Europa, dalle bizzarrie, dalle sofisticazioni e dagli orrori del vecchio mon- do. E c'era una lunga radice che si spingeva in fondo all'America, verso Carson McCullers, per esempio, verso il Sud gentile, febbrile e tragico. Tutto ciò può spiegare perché il mondo di Irving appaia insieme familiare e nuovo, comunque desiderabile a tanta gente. I suol lettori sono forse la vera maggioranza silenziosa d'America, masse di uomini e donne sui quarant'anni che nell'ultimo, decennio sono sempre stati in silenzio, non hanno più ritrovato il fervore cosmopolita di quando erano giovanissimi, con Kennedy e Dylan. John Irving sa che qualche cosa è andato male, ma il mondo resta vivo, intensamente popolato, freneticamente esplorato, buffo e tragico nelle sue contraddizioni continue, più attraente — e anche più terribile — a causa dall'esagerazione con cui sentimenti, passioni e avventure si distorcono nel tentativo di realizzarsi. La vitalità, non l'intenzione, riequilibra e compensa per quel tanto di tragico che ostinatamente ritorna. Sia in Garp che in New Hampshire c'è la struttura di saga, la presenza di una fami¬ glia numerosa, con gradazioni e contrasti fra sentimento e forza, fra dolcezza e aggressione, fra rapace attivismo e languido adattamento, fra donne che sopravvivono per prudenza e uomini che si bruciano in impreviste imboscate. Nell'ultimo libro la famiglia dei protagonisti tenta di sopravvivere, in America, poi in Europa e di nuovo in America, con l'albergo New Hampshire che è insieme la loro avventura d'affari (aprono un albergo con questo nome dovunque vadano), il loro sogno e l'arena di un circo. La analogia fra «famiglia» e «albergo», e anche l'altra, fra «albergo» e «spettacolo» non può non avere toccato milioni di identità truccate, dentro la massa americana. Le identità di coloro che, travestiti da insegnanti e da poliziotti, da bancari e da madri di famiglia, non hanno dimenticato di avere vissuto negli Anni Sessanta un'adolescenza di tragedie e canzoni in uno dei perìodi più contraddittori e più spettacolari della storia d'America. Tutto era «comune», era «albergo» ed era «circo» e in quel circo si rideva fraternamente, ma c'erano poi vero sangue e vera tragedia. Irving ha aggiunto alla memoria il grottesco del gusto europeo, qualcosa che non è tipico e non è tradizionale nella letteratura americana e non solo in quella più recente. In questo modo, sia pure lungo un percorso indiretto e con un gioco di specchi, Irving ha introdotto la «controversia» in un importante romanzo. Slabbrato, dilatato e deforme, ma carico di avventura e di vita, il mondo di Garp e di Hotel New Hampshire - non è resistibile'. John Irving ha detto qualcosa ai suoi milioni di lettori E milioni di lettori stanno passando parola agli editori che fino ad .ora giuravano solo su Judith Krantz, ai critici assolutamente persuasi che la letteratura risiede In qualche luogo tranquillo dove la gente è bianca, di classe media, di buon reddito, incline solo a ricordi privati. Furio Colombo John Irving