Un uomo di fumo in guerra con l'umanità

Un uomo di fumo in guerra con l'umanità Giornale di bordo dell'aeronauta Giannozzo Un uomo di fumo in guerra con l'umanità GLI anni a cavallo di due secoli appaiono particolarmente tempestosi e agitati. Quelli tra '800 e '900 hanno partorito per intero il fenomeno delle avanguardie storiche, su cui ormai sappiamo quasi tutto. Quelli che ci attendono, e che ci avviano addirittura a un terzo millennio, danno già segni di una intensa virulenza, se non altro attraverso il dibattito del postmoderno. Ma forse le acque più agitate si ebbero al cambio tra 700 e '800. un frangente su cui. come si sa, è stata stesa una pezza che ormai non vale più nulla, la coperta troppo stretta del Romanticismo, stiracchiata in qua e in là, e quindi ridotta a una lacera tela di ragno. Tra gli Argonauti in quel mare in tempesta, un posto di particolare rilievo spettò al tedesco Jean-Paul Richter ( 1763-1825). un umorista, ci dicono le storie letterarie, ma a quel tempo adottare il linguaggio diviso e antinomico dell'umorismo, o dell'ironia, o del «Witz» era un po' di rigore, così come scrivere dei testi senza capo né coda, mandando al diavolo le sacre regole classiciste. E Jean-Paul, con le sue opere più note sul tipo di Espero e Titano, ci diede dentro con inusitata violenza. Ora Adelphi ci propone, nella bella traduzione e postfazione di Eugenio Bernardi, il Giornale di bordo dell'aeronauta Giannozzo, un libello dove forse l'Autore dà il meglio di sé. E già il titolo è estremamente eloquente, a cominciare dal «Giornale di bordo», che contrassegna un genere quanto mai aperto e frammentario. Si continua con l'immagine dell'aeronauta, che poi non è tanto simbolica, ma ambisce ad essere anche letterale. Infatti il protagonista, in lotta con la vile umanità che tiene i piedi per terra, elegge il suo domicilio su una mongolfiera, cui dà il nome anch'esso emblematico di «pestilenziario», dove l'etichetta vale sia in senso soggettivo che oggettivo: si tratta infatti di un luogo dove i «sani» recludono un malato, ma dal quale il malato stesso pretende poi di ritornare per appestarli. E del resto, sempre il nostro eroe non dichiara forse di considerarsi come un «revenant»? Eccolo dunque rimbalzare dall'alto al basso, concedendosi le ascensioni mozzafiato, e le connesse esperienze del sublime, libero come i pesci negli oceani (in alcune bellissime pagine è celebrata la loro lode), oppure le discese a picco per sconvolgere le idee, le abitudini, gli usi e costumi degli ipocriti mortali. Da qui il nome assunto di Giannozzo, peggiorativo del nome proprio Jean, forse un omaggio a quell'Italia ingegnosa e machiavellica, terra di avventurieri e di giramondo, che faceva le delizie di ogni buon romantico tedesco. Infatti il nostro protagonista non sceglie per sé la parte bella dell'eroe alto e sublime, ma quella del rollet- • to diabolico e perverso che appunto vuole inquietare, profanare, oggi diremmo demistificare. Cosi ogni capitolo del suo Giornale, anzi ogni «viaggio» corrisponde a una calata fulminea per colpire qualche obiettivo filisteo: qua un corteo di benpensanti, là i pacifici cerimoniali di una folla intenta alle cure termali, in altra occasione un'assemblea di dotti universitari. Ma forse il momento più caratteristico è nell'incontro con un prozio, tipico rappresentante della grassa borghesia, il quale vuole ricondurre a tutti i costi le follie del giovane congiunto a qualche ragione pratica, e per esempio appiccicargli il ruolo di astuto agente dello spionaggio internazionale. Al che Giannozzo risponde: «Io?... Non ho nessuno scopo, voglio soltanto divertirmi». Le conosciamo, queste parole, dato che rimbalzano da un secolo all'altro per ritrovarsi in bocca di Palazzeschi. E infatti Giannozzo è un perfetto antenato dell'Uomo di fumo, forse appena un po' più consistente. Ma ancor prima, il suo pestilenziario anticipa il «Bateau ivre» rimbaudiano: o più in genere, le sue calcolate provocazioni e sregolatezze preannunciano un clima Dada. C'è poco da fare, tutti questi periodi che cavalcano i marosi del cambio dei secoli si rassomigliano tra loro, emanano un'aria di famiglia, si trasmettono giochi, astuzie, stratagemmi. Giannozzo alla fine, travolto da uno scontro di nubi, precipita al suolo, dove ne prende le spoglie un suo «doppio», Graul (forse, ci spiega Bernardi, deformazione del nome dell'autore Paul). Ma le sue scorribande non cessano lì, da quelle ceneri rinasceranno altri folletti ancor più perversi e deliranti. Renato Barili. Jean-Paul Richter: Giornale di bordo dell'aeronauta Giannozzo, Adelphi, 176 pagine, 6000 lire.

Persone citate: Bernardi, Eugenio Bernardi, Jean-paul, Palazzeschi, Paul Richter, Renato Barili

Luoghi citati: Italia