Hitler disse: voglio l'arca di Mosè di Nico Orengo

Hitler disse: voglio l'arca di Mosè Nel film di Spielberg e Lucas un Hitler disse: voglio l'arca di Mosè IL film di George Lucas e Steven Spielberg «I predatori dell'arca perduta» è il successo di questa annata '81. Ha raccolto milioni di spettatori, ha diviso i critici, ha dato fiato ad un nuovo genere televisivo e fumettaro, quello della fantarcheologia. Da noi, appena presentato fra Cannes e Venezia, ha subito trovato i suol entusiastici spettatori: Alberto Arbasino, Italo Calvino, Oreste del Buono, e smaliziati e scanzonati detrattori come Tullio Kezich e Giovanni Grazeini. I primi si sono lasciati andare al divertimento avventuroso e meraviglioso del racconto degli autori di «Guerre stellari», «Lo squalo», «Incontri ravvicinati del terzo tipo*; i secondi si sono impennati sulla prevedibilità dell'avventura cinematografica, sul suo voler essere a tutti i costi una torta troppo candita e stucchevole, sul suo giocare tutto verso la regressione dello spettatore. E' probabile che ognuno dei due partiti contendenti abbia, salomonicamente, una parte di ragione. Per coloro che ancora non hanno visto il film esce in questi giorni anche il libro, «I predatori dell'arca perduta» di Campbell Black, pubblicato dalla Sperling <& Kupfer (pagine 269, lire 6500). Vedere prima il film o leggere prima il libro? Bisogna solo decidere se si Intende compiere ambedue le imprese. Se si, allora, come in qualunque altro caso del genere, è meglio partire dal libro. Anche l'autore, Campbell Black, ha sicuramente fatto cosi: ha letto la sceneggiatura e poi è andato a vedere il film con un bel quaderno e una penna e il è messo a scrivere «I predatori dell'arca». E il film gli deve essere pia, ciuto molto, qualche acer, na di-più, qualche scena ' di meno. Ma nel complesso si, perché lo racconta bene, con quell'ansia che prende chi vuol sapere cosa succederà nel fotogramma successivo. E di cose, nel film, Lucas e Spielberg ne fanno succedere senza economia. Siamo nel '36. Il bieco Hitler, che ama avvolgersi fra indovini, amuleti e chiromanti, vuole entrare in possesso di un talismano che potrebbe dargli una superiorità indiscu tibile: l'Arca dell'Alleanza. Lo scrigno sacro nel quale vennero riposte le tavole che Mose ricevette e infranse, perché non riteneva degne del suo popolo, sul monte Horeb. L'Arca che era stata depositata nel tempio di re Salomone, poi trafugata da un faraone egizio. Da secoli se ne sono perdute le tracce, ma Hitler vuole che la si ritrovi. Per questo difficile incarico viene assoldato un archeologo francese, un farabutto senza scrupoli, Belloq. L'America che non sta mai con le mani in mano viene a sapere del perfido disegno di Hitler e cerca il proprio paladino. E'anche lui un archeologo, si chiama Indiana Jones, insegna nel Connecticut, bello, buono, giovane e avventuroso. Cosi il bene e il male entrano in campo e il conflitto sarà senza esclusione di colpi. Indiana Jones sa chi è il suo antagonista, il viscido Belloq. Hanno studiato insieme, Belloq gli copiava sempre i compiti, gli fregava sempre le sue scoperte archeologiche. Ma questa volta Indiana sa dove cercare, sa a chi chiedere indicazioni. C'è in un angolo del Nepal un suo vecchio professore che conosce molte cose sull'Arca. Purtroppo lui si è comportato maluccio con la figlia quindicenne e i loro rapporti si sono bruscamente interrotti. Indiana spera di ricomporre la cosa, ritrovare la ragazza Marion, e l'Arca. Dal Nepal comincerà la sua grande avventura, sempre inseguito dai perfidi sicari di Hitler e dall'orrendo Belloq. Agguati, trappole coglieranno lui e la bellissima Marion (ritrovata) fra taverne di sperduti villaggi, i bazar del Cairo, le sabbie dèi deserto, i templi sotterranei. Bombe, pallottole, veleni, serpenti, balzeranno contro i due eroi a gran velocità. Un colpo di scena ad ogni pagina, di quelli che mentre si legge fan stringere con le dita le pagine che rimangono, per il piacere che ce ne siano ancora. Per questo motivo è meglio leggere per prima cosa ciò che ha visto Campbell Black, cosi poi rimangono da vedere le immagini di Lucas e Spielberg. Per la curiosità di vedere com'è Indiana Jones quando, come dice Campbell Black e il suo traduttore italiano, «fu come uria nave fantasma nel mare.del,bour-1 bon», o come è che fa Marion a dare un bacio che «era il bacio di una donna, a parte degli intimi segreti dell'amore fisico». Senza dubbio, prima il libro poi il film. Solo il film sarebbe un piacere dimezzato. Solo il libro un piacere masochista. Nico Orengo

Luoghi citati: America, Cannes, Connecticut, Indiana, Nepal, Venezia