Quando Lombroso inventò i geniì incompresi

Quando Lombroso inventò i geniì incompresi Quando Lombroso inventò i geniì incompresi Sta per uscire da Einaudi, con II titolo «Segni, cifre, lettere» una raccolta di saggi di Raymond Queneau. Il volume (37B pagine, 15.000 lire), curato e Introdotto da Italo Calvino,, tradotto da Giovanni Bogliolo, contiene testi sulla letteratura (Il «Bouvard e Pécuchet» di Flaubert, Fantomas e il romanzo poliziesco, le canzoni di Prévert, ecc.), sulla matematica, la scienza e la filosofia. Per concessione dell'Editore Einaudi, anticipiamo due brani tratti dai saggi «Genil incompresi», del 1939e «Distruzione e poesia, del 1945. DI tutti gli scandali scientifici scoppiati durante la seconda metà del XIX secolo, il più mostruoso è certamente la tesi, ancora famigerata, di Lombroso che identificava 11 genio con la follia: di tutti gli scandali letterari strombazzati sulla pubblica piazza durante la prima metà del XX secolo, il più vergognoso è certamente l'adozione più o meno generale di questa pseudoscientifica asineria. Lombroso, che aveva la sua ideuzza in testa, diceva: «Voi genli. peuh... siete soltanto dei pazzi >. Dei ciarlatani che si credevano coinvolti nell'accusa (come si fa a essere più modesti di cosi) risposero: «Giusto, siamo dei pazzi; e ne siamo fieri». Non era vero, ma in questo modo si fini per'pensare che se i « genil > erano dei pazzi, anche i pazzi erano dei genii. E qui come altrove una piatta concezione dell'identità dei contrari generò la confusione tra eminenza e deficienza. Ho definito più sopra «asineria» la tesi di Lombroso; per la verità, da parte sua non era che uno scatto d'umore, oppure un rifiuto per assurdo della concezione romantica del «genio». Perché il «genio» è una scoperta recente. Non soltanto il pubblico non sapeva al loro tempo che Shakespeare, Cervantes, Compiile o Molière erano dei «genii», ma non lo sapevano neppure loro. Adesso che ciascuno sa di essere un genio, è evidentemente indignante che il pubblico lo ignori. D'altronde il tema del grand'uomo perseguitato e la cui gloria s'afferma soltanto dopo la morte è un tema classico. Appare già nella leggenda di Omero. Su es¬ so si basa tutta l'Epistola di Bolleau a Racine; e anche la grande ode di Lefranc de Pompignan sulla morte di Jean-Baptist* .Rousseau. Ma' con Rousseau (JeanJacques), vediamo una persecuzione diventare patologica... Questo tema è puramente morale. Si tratta della gelosia ispirata dalla grandezza; e Boileau conclude la sua epistola con delle considerazioni sulla utilità dei nemici. Col romanticismo, della misconoscenza si fa una qualità essenziale del «genio». Un genio non sconosciuto non è più un genio. Infine, al termine di questo sorite sofistico, si trova la strana suggestione che basta essere sconosciuti per aver genio. Cosi fu promosso il genio di Ducasse. E ritroviamo, in fin dei conti, i pazzi che essendo sempre incompresi avranno sempre del genio. Un «genio» non è soltanto un incompreso; è anche un •ispirato», se si crede a que¬ sta ideologia o piuttosto un «passivo» che aspetta l'ispirazione, è anche un personaggio che disprezza le leggi divine e umane; tutte cose che non sono altro che la trasposizione di caratteri mistici su un piano laico. Anche il mistico è passivo; anche il mistico è al di sopra delle leggi, anche quando le ' osserva; ed è anche sconosciuto, ma perché è umile. Ma se si spinge all'estremo questa immagine del genio, mistico laicizzato, misconosciuto, sconosciuto, perseguitato, incompreso perché incomprensibile, impermeabile alle leggi, perfettamente egoista, estraneo alla sua epoca, in preda a idee o sentimenti più o meno strani, si ottiene un personaggio che è un alienato, e di quelli veri; e adesso si capisce come Lombroso avendo preso sul serio la leggenda del genio incompreso sia giunto alla sua identificazione del genio con la follia. Quando si parla di geni incompresi, e più particolar¬ mente di poeti, bisognerebbe intendersi. Se un poeta aspetta la gloria per venti o trent'annl, o cinquanta, non c'è niente di grave. Soltanto gli Impazienti o i fiacchi possono protestare. Per i vanesi, è un brutto momento da passare quello che separa la pubblicazione del loro primo volumetto dalla loro prima apparizione in un'antologia scolastica. Dico questo soprattutto per coloro che odiano il volgo profano e lo respingono, comportamento d'altronde già noto agli autori antichi. Inoltre, scrivete delle poesie perché siete ispirati, o pseudo-mistici poeti, oppure cercate i suffragi del popolo? Se invece di usare la parola genio non come semplice sinonimo di genialità, ma per designare gli individui che non si sono accontentati dello sfruttamento delle loro dòti naturali, per sottili che fossero, e hanno Invece lavorato e lottato per esprimere la loro personalità. 11 loro tempo, il loro mondo, allora diventa evidente che l'e¬ spressione «genio incompreso» è semplicemente il fatto che gli spiriti medi non possono mal percepire né comprendere interamente l'estensione di una grand'opera; cosa di cui nessuno può meravigliarsi. «Oli scrittori completi, — ha scritto un avversario classicheggiante dei romantici (non è un genio incompreso), — cioè coloro che a una grande base di ragione e di buon senso aggiungono una fantasia diretta e contenuta, hanno sempre un'azione decisa e sicura sul loro tempo e sul loro paese. Essi hanno un carattere determinato, una fisionomia distinta che li innalza al di sopra di tutti: si sa che cosa sono venuti a fare; si sa che cosa rappresentano. Si sa che cosa vogliono o che cosa non vogliono; si ha fiducia in loro, in loro si personifica questa o quella opinione, questa o quella credenza. O sono in anticipo sulla loro epoca, profetizzano il futuro, riscaldano le anime con sublimi speranze, o si tengo¬ no in disparte e al di osservando con prof oi deridendo con ironia tendenze ; padroni del me, per dirla esplicita sia che amino sia che sia che trascinino 1 epoca verso l'ignoto, t la trattengano e l'i sterilmente nel dubb che piangano, sia eh' no; sempre davanti, seguito; sempre nelle re della società, mai perfide; sempre dom mal dominati; sempn riori alla loro gloria e ro sconfitte; poiché, i pensino come la loro sia che vedano ai di q di là, sono sempre tre anticipo su essa per misura del loro trioni le loro disfatte sia la esatta di quello eh gono». L'eminenza artisti! plica la padronanze non soltanto la padre in rapporto a se sfessi dronanza dell'isp'iraz del mestiere, una visi< periore di ciò che si \ deve fare) ma anche : porto agli altri: cosi ci fine, il genio è esempi più che naturale che società che pretende i noscere come fondati un'ideologia di progrt lotta e di concorrènza sta che apporta quali nuovo sia obbligato i battere per imporsi e tendere per essere i soluto. E' evidente chi sta che pretende di ai re del «nuovo» può soltanto in una societ quella sopra definiti conseguenza deve a terne le leggi come i esemplo, l'industriale. Che nelle storie" del teratura un grande piccolo — scrittore giudicato stupidame ignorato, è un fatto < pende soltanto dalla concessa a tutti gli in di formulare le loro i ni: è un piccolo in niente, questa libertà giustamente appro: gli innovatori; e allora cosa si lamentano? Ma come mai l'Idea nlo misconosciuto — preso più che mlsconi — è potuta nascere si nel tempi moderni? In altre parole, qui che l'incomprensione ta possibile? Con là pc tà di tutti di esprimi qualunque argoment con la stampa, e la Ri Dal momento in cui no può — e deve — coi dere la Bibbia, che è o Dio, è evidente che og ra umana diventa mente comprensibili momento in cui chiù in grado di interpn brani più difficili dell, tura non si riesce a come potrebbero rest compresi al primo del concetti umani.